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    IL RAPPORTO TRA RAP E CRIMINE È ANTICO MA NEGLI ULTIMI TEMPI IL LEGAME È DIVENTATO QUASI UN "REQUISITO" PER AVERE SUCCESSO - IL GENERE È NATO PER RACCONTARE IL DISAGIO SOCIALE E GLI INTERPRETI SI LIMITAVANO A DESCRIVERE EPISODI DI VITA DI STRADA MENTRE OGGI LE CASE DISCOGRAFICHE CERCANO GLI INTERPRETI PIÙ "CREDIBILI" NEI QUARTIERI DOMINATI DALLA VIOLENZA E CRIMINI DI OGNI GENERE…


     
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    mirko er gitano mirko er gitano

    Salvatore Dama per “Libero quotidiano”

     

    Nel 2011 Marracash esce con un pezzo che si chiama rapper/criminale. Il senso: cantanti e malandrini non si devono confondere, ognuno deve coltivare il suo "talento". Er Gitano, rapper (e non solo) di Torbella, sente la canzone, prende la macchina e va a Milano. Cerca Marracash: si è sentito chiamato in causa e vuole spiegazioni.

     

    Fuori a un bar trova Caneda, altro rapper milanese. Che, nonostante le minacce, non sgancia il cellulare del collega della Barona. La missione punitiva finisce negli archivi di Youtube, a scopo pedagogico. Per la cronaca: l'anno dopo Er Gitano si spara un colpo di pistola in testa dopo una lite con la fidanzata.

     

    Erano altri tempi: negli Anni Dieci c'era già la mania per il "gangsta rap" (genere molto americano), ma gli interpreti si limitavano a descrivere episodi di vita di strada, senza doverli necessariamente vivere. Poi è successo qualcosa: è arrivata la trap. Che non è soltanto un sottogenere musicale (diventato dominante), ma uno stile di vita.

    jordan jeffrey baby 1 jordan jeffrey baby 1

     

    C'entra sempre il modello americano. La definizione "trap" deriva dalle "trap house" di Atlanta, topaie dove si smerciava roba e ci si faceva. Un narcos più illuminato di altri decise di ripulire i soldi della droga fondando un'etichetta discografica. Il resto è venuto da sé.

     

    La cifra stilistica della trap? L'utilizzo di una vecchia batteria programmabile della Roland, la 808, l'autotune per correggere le stonature e, ovviamente, i testi. Ripetitivi fino alla noia. Tipo la biografia del boss di quartiere. Che "smazza" la roba e comanda lo spaccio; che gira armato; che scopa le "pussy" dei rivali per umiliarli; che ama la mamma, in una imbarazzante riedizione del complesso di Edipo.

     

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    Dopo la trap è arrivata la "drill". La differenza sta nei contenuti: niente più episodi "happy" o intimisti, ma solo violenza e nichilismo. Negli anni sono cambiati anche gli interpreti. L'hip hop italiano è giunto alla terza (o alla quarta) generazione. Adesso è il momento dei figli degli immigrati. E non è un fatto inedito.

     

    In Francia questa evoluzione è successa già vent' anni fa. Il rap come voce delle banlieue.

    Non tanto come forma di riscatto sociale. Ma una strada (veloce) per fare soldi. Tanti soldi.

    In questo c'entrano le etichette discografiche.

     

    il trapper shiva 3 il trapper shiva 3

    Che, oltre alla musica, devono vendere il personaggio. La Generazione Z ama la drill come i loro genitori impazzivano per Vasco e le loro nonne tiravano reggiseni ai Beatles. La fascinazione per il crimine è una forma di ribellismo. Non c'è pischello a Roma o sbarbato a Milano che non si pompi nella sua macchinina un pezzo trap che parli di grammi di coca tagliati o "bitchis" prese per i capelli e messe a novanta.

     

    Dunque le Major che hanno fatto: hanno cercato gli interpreti più credibili per questo genere e li hanno trovati nelle case di ringhiera dove vivono ammassati gli immigrati. Tunisini, egiziani, marocchini, latinos. Milano in questo è avanguardia. E a Milano c'è il quartiere San Siro.

    Torniamo un attimo indietro a Marracash.

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    Per dire che, undici anni dopo, non c'è più distinzione tra rapper e criminale. Oggi il rapper deve essere criminale. Per vendere. Avere un fascicolo giudiziario e un tot di precedenti fa curriculum. Esibire una pistola nelle storie di Instagram: dieci crediti. Respirare gli effluvi della coca che brucia sulla stagnola: venti crediti. Smerciare una panetta di fumo: trenta crediti. Commettere almeno un paio di reati mentre si gira il videoclip di una canzone: quaranta crediti.

    baby gang e neima ezza baby gang e neima ezza

     

    Zaccaria Mouhib è nato a Lecco da genitori marocchini. Ha ventuno anni. E dal 2012 entra ed esce da carceri minorili e comunità educative. È conosciuto come Baby Gang e ha quasi 900mila follower su Instagram. Proprio sui social si è vantato di aver girato una parte del video della sua ultima canzone a San Vittore. Cioè, aveva un cellulare in carcere. Gli è stato sequestrato. La questura di Milano ha chiesto di sottoporre Baby Gang a «sorveglianza speciale di pubblica sicurezza». Richiesta rigettata dal Tribunale.

     

    Sui social succedono cose. Si chiamano "biff". Partono sfottò tra rapper. Alcuni sfottò diventano minacce. Alcune minacce si trasformano in coltelli e pistole. La notte dell'8 gennaio 2022 a Milano fa stranamente caldo. Islam Abdel Karim, rapper 32enne noto come Kappa 24k, deve sistemare una certa questione con i "trap-ragazzini" di San Siro. Per la supremazia del quartiere e per i soldi delle case discografiche. Si presenta armato in piazza Monte Falterona, ma quegli altri hanno chiamato Carlo Testa, un pregiudicato 51enne per fatti di droga. Segue una sparatoria in cui viene ferito gravemente un 26enne egiziano.

    simba la rue 7 simba la rue 7

     

    Il 15 giugno Mohamed Lamine Saida, 23 anni, origini tunisine, residente nel lecchese, è parcheggiato con la fidanzata in via Aldo Moro a Treviolo. Sono le tre di notte. Dal buio esce un'ombra. Qualcuno lo sta aspettando. Si becca una decina di coltellate e finisce in prognosi riservata all'ospedale di Bergamo. È un regolamento di conti. Saida, noto come Simba La Rue, aveva "scazzato" col collega rapper padovano Amine Amagour, 19 anni, origini marocchine.

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    Baby Touchè (il suo nome d'arte) giorni prima era stato caricato in auto, riempito di botte e filmato. Le immagini del pestaggio sui social. Ovviamente. Infine c'è un altro caso: Napoli. Dove il fenomeno Gomorra ha ispirato un'intera generazione di trapper. Tutti con il video girato nelle Vele, tutti che si dicono originari di Secondigliano, per vantare un pedigree criminale, pure se non lo sono.

     

    Cosa che non fa Niko Pandetta, techno-neomelodico amatissimo dai quindicenni. Lui è di Catania, canta in napoletano, ma non ha bisogno di inventarsi storie. Lo sanno tutti che è il nipote del boss Turi Cappello, detenuto in regime di 41bis dal 1993.

    IL RAPPER BABY GANG IL RAPPER BABY GANG niko pandetta niko pandetta niko pandetta 1 niko pandetta 1 niko pandetta salvatore buongiorno niko pandetta salvatore buongiorno baby gang 8 baby gang 8 niko pandetta 8 niko pandetta 8 niko pandetta niko pandetta niko pandetta niko pandetta niko pandetta 2 niko pandetta 2 simba la rue 3 simba la rue 3 simba la rue simba la rue simba la rue 4 simba la rue 4 simba la rue 6 simba la rue 6 baby touche 3 baby touche 3 baby touche 1 baby touche 1 baby touche 3 baby touche 3 baby touche 2 baby touche 2 ANNUNCIO DEL VIDEO DI BABY GANG GIRATO IN CARCERE ANNUNCIO DEL VIDEO DI BABY GANG GIRATO IN CARCERE

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