1. REFERENDUM AUTONOMIA, TRIONFA IL SÌ - ZAIA: «VOGLIAMO I 9/10 DELLE TASSE»
Alessandro Sala e Cesare Zapperi per www.corriere.it
ZAIA MARONI
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, la sua battaglia l'ha vinta con quattro ore di anticipo: la rilevazione dell'affluenza alle 19 confermava già il superamento del quorum del 50% necessario per considerare valido il referendum sull'autonomia (alla fine il dato si attesterà sul 57,3%).
Il suo omologo lombardo, Roberto Maroni, ha festeggiato un po' al traino, stimando attorno al 40% la partecipazione dei propri elettori ( in Lombardia non era comunque previsto il quorum e lo stesso leader leghista aveva detto di considerare soddisfacente una quota superiore al 34%), pur non potendo mostrare fino a notte fonda alcun dato ufficiale: la raccolta dei dati attraverso le voting machine, alla prima prova, non ha dato i risultati sperati e gli stessi scrutatori hanno lamentato le inefficienze del sistema. Alle 3 del mattino di lunedì un tweet della Regione Lombardia spiegava che: «Si sono registrate alcune criticità tecniche nella fase di riversamento dei dati», e che quindi: «I risultati completi saranno resi noti ad operazioni concluse, lunedì 23 ottobre».
MARONI ZAIA REFERENDUM
Il governo pronto a trattare
In entrambi i casi, il risultato è stato come da previsione, con i sì attestati ovunque tra il 95 e il 98%. Il segnale politico, da qualunque parte la si guardi, c'è stato: l'affluenza è stata superiore rispetto a quanto i detrattori della consultazione si immaginavano fino alla vigilia. E lo stesso governo ne ha preso atto: il sottosegretario per gli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, a meno di un'ora dalla chiusura dei seggi ha fatto sapere che l'esecutivo è pronto ad una trattativa. Il modello sarà probabilmente quello sperimentato nel rapporto con l'Emilia Romagna, che ha già avviato un confronto con Roma senza passare dalla tappa referendaria.
Il «big bang» delle riforme
maroni zaia martina
Zaia ha già fatto sapere di non voler perdere tempo e di essere pronto ad andare all'incasso con il governo: «Vogliamo che i nove decimi delle tasse restino nella nostra regione - ha detto il presidente della giunta regionale del Veneto - Questo è il big bang delle riforme, è una vittoria dei veneti e dei nuovi veneti». Sulla stessa linea Roberto Maroni, che conta di presentare una proposta al governo entro due settimane e annuncia di voler coinvolgere una squadra aperta anche a esponenti di altre forze politiche, facendo espressamente il nome del sindaco pd di Bergamo, Giorgio Gori.
Chi ha votato di più
SALVINI MARONI
Se davvero sarà stata una «giornata storica» lo si capirà solo alla fine dell’iter, quando, dopo la trattativa con il governo, sarà chiaro quante e quali materie di competenza statale passeranno di mano. Ma la prima prova, quella referendaria, è stata superata. In Veneto, dove l’iniziativa referendaria era stata varata dal Consiglio regionale all’unanimità, la provincia che ha fatto registrare il maggior numero di votanti è stata quella di Vicenza (con punte vicino al 70 per cento), seguita da Padova e Treviso. In Lombardia, invece, la palma dei più sensibili al richiamo referendario è toccata ai bergamaschi (il sindaco del capoluogo, il pd Giorgio Gori, aveva invitato a votare Sì), seguiti da lecchesi e bresciani. In fondo alle rispettive classifiche, si trovano Venezia e Milano, come se il tema dell’autonomia faticasse a sfondare nelle città metropolitane.
L'altolà di Meloni
SALVINI E MARONI
Al di là della Lega, che si intesta il successo avendo la primogenitura della battaglia, nel coro di politici che si dicono soddisfatti per l’affluenza ci sono Debora Serracchiani (Pd), Renato Brunetta (Forza Italia), Gaetano Quagliariello (Idea), Stefano Parisi (Energie per l’Italia), Giovanni Endrizzi (M5S). L’unica stecca nel coro è quella di Giorgia Meloni. Per la presidente di Fratelli d’Italia «i referendum non sono stati un plebiscito, le riforme si fanno tutti insieme e non a pezzi».
La partita ora si sposta sul piano istituzionale. I referendum erano consultivi, servivano a Maroni e Zaia per avere maggiore forza nella trattativa che la Costituzione prevede con il governo. Nei prossimi giorni i rispettivi consigli regionali daranno mandato ai presidenti di procedere. I tempi sono stretti. Al più tardi tra fine gennaio e metà febbraio il confronto con Roma entrerà nel vivo.
BERLUSCONI MELONI SALVINI
2. BENVENUTI AL NORD
Alessandro Sallusti per ‘il Giornale’
Benvenuti al Nord, verrebbe da dire ricordando il titolo di un film di successo. Il Nord c' è ed è capace di mobilitarsi per difendere la sua identità e i suoi diritti.
Questo è il senso del risultato del referendum che ieri ha chiamato alle urne i cittadini della Lombardia e del Veneto per chiedere più autonomia, soprattutto in campo fiscale.
MELONI SALVINI
L' affluenza alle urne è stata superiore alle attese in entrambe le regioni, addirittura clamorosa in Veneto. Chi ha vinto, quindi, mi sembra chiaro ed è quel centrodestra (Giorgia Meloni a parte) che da anni insegue un federalismo moderno e responsabile. Tanto per cambiare ha perso la sinistra, che non ha avuto il coraggio di schierarsi in modo univoco e convincente.
Basti pensare che sull' argomento Matteo Renzi non ha speso una sola parola, che i bersaniani (ma anche il numero due del partito, il ministro Martina) hanno cercato di screditare la consultazione e che il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha visto bene di mettersi in agenda un impegno a Parigi pur di non votare e lavarsene le mani. Financo il povero sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, dopo essere stato l' unico ad esporsi per il «sì», ha passato la serata di ieri a cercare di minimizzare il successo dei referendari.
SALVINI MELONI 1
Rosiconi a parte, il fatto è che il partito del Nord c' è, è vario ed articolato e si riconosce più in Zaia, Maroni e Berlusconi (l' unico leader entrato pesantemente in campagna referendaria) più che in Matteo Salvini, da tempo propenso a togliere il «Nord» dal simbolo della Lega per provare a raccattare qualche voto anche al Centro-Sud.
Al di là degli effetti benefici che il risultato potrà portare ai cittadini lombardi e veneti (anche a quelli che ieri hanno snobbato la consultazione), il dato politico è che il centrodestra unito è in grado di raggiungere gli obiettivi che si prefigge.
Il cinquanta per cento (facendo la media tra le due regioni) dei votanti del Nord-Est ha risposto positivamente a una proposta seria e concreta.
Non è cosa da poco nell' era dell' astensionismo, dell' indifferenza, del voto di protesta contro una politica percepita casta e lontana, del grillismo ipocrita e opportunista.
Se ti impegni sui problemi concreti delle persone, le persone ti seguono. Chi di dovere ne tenga conto per i prossimi impegni elettorali.
RENZI SALA
3. REFERENDUM SULLE AUTONOMIE: TUTTI I DATI DI LOMBARDIA E VENETO
Chiara Sarra per ‘’il Giornale’’
Il 60% dei veneti e il 40% dei lombardi vuole l'autonomia. I sì sono quasi unanimi: il 98% in Veneto e il 95% in Lombardia, dove 12 milioni di italiani sono stati chiamati a votare per il referendum sulle Autonomie che autorizza i governatori a instaurare con il governo una trattativa che dia alle Regioni maggiori autonomie - sia sul piano delle risorse che delle competenze - nelle 23 materie di competenza in concorrenza (cosa succede ora).
Grande successo in Veneto: il quorum è stato raggiunto già prima delle 19 - quando l'affluenza ha superato il 50% -, arrivando alla fine a sfiorare il 60%. "Non è una buffonata, ma un'indicazione importante", ha detto Luca Zaia alla chiusura delle urne.
Esulta anche la Regione Lombardia, che non aveva previsto un quorum obbligatorio, ma dove - seppur con numeri minori - si è recato alle urne circa il 40% degli aventi diritto. Superata quindi la "soglia psicologica" raggiunta per il referendum sulle trivelle (30,6%) e pure l'obiettivo prefissato da Maroni (35%). "Sono personalmente molto soddisfatto", ha detto Giovanni Fava, assessore all'Agricoltura e coordinatore del comitato per il referendum, "Stiamo raggiungendo un risultato epocale. Credo supereremo i 3 milioni di elettori, 3 milioni di elettori che si esprimono sono tutto tranne che un dato marginale".
matteo renzi beppe sala
"Non faccio la competizione con Luca Zaia", dice soddisfatto Roberto Maroni, "Sono felice, perché adesso possiamo unire le forze per fare la battaglia del secolo. Nelle proiezioni che abbiamo il 95% sono i sì, 3% i no".
Una "valanga" di voti che costringe Palazzo Chigi ad ascoltare le richieste del Nord. Al punto che - pur nel silenzio dei "big" - qualcuno nell'esecutivo si esprime: "L'esito del referendum in Lombardia e Veneto conferma l'importante richiesta di maggiore autonomia per le rispettive regioni", dice laconico Gianclaudio Bressa, sottosegretario per gli Affari regionali, "Il governo è pronto ad avviare una trattativa".
In Lombardia debuttava anche per la prima volta in Italia il voto elettronico: invece di matita e scheda elettorale (come in Veneto), i cittadini si sono trovati davanti a un tablet. "L'esperimento è riuscito", ha spiegato Fava, "Abbiamo dovuto settare tutti i sistemi, non è stato semplice, i tecnici avevano a che fare con sistemi nuovi".
giorgio gori berlusconi parodi
Il pericolo hacker ha messo invece alla prova il Veneto, dove lo spoglio è andato a rilento: "Abbiamo 3 livelli di sicurezza, gli hacker ne hanno superati due", ha ammesso Zaia parlando dei ritardi, "In questo momento siamo un po' bloccati, telefoniamo ad ogni Comune. I dati definitivi immagino li avremmo nel giro di qualche ora".