Roberta Zunini per http://www.ilfattoquotidiano.it
Yigit Bulut
Gli occhi del potere in Turchia si infilano ovunque. Questa volta sono entrati anche negli studi televisivi dei programmi di cucina e hanno osservato sospettosi, tanto da sembrare paranoici, “le prove dei cuochi” stranieri, i loro spostamenti nelle varie regioni del paese per conoscere le numerose pietanze frutto delle tradizioni culinarie delle culture che hanno convissuto sotto l’Impero ottomano.
Secondo Yigit Bulut, capo consigliere del presidente Recep Tayyip Erdogan, invece gli ospiti, tra i quali pare ci sia anche un italiano, oltre a stare ai fornelli, spiano. Non per scoprire i segreti dei colleghi turchi, bensì quelli delle autorità dello Stato. Per intercettare cioè basi militari e strutture industriali.
Yigit Bulut
Bulut, come se si rivolgesse a primitivi che non sanno come la tecnologia satellitare sia in grado di ottenere queste informazioni attraverso i computer senza dover inviare spie armate di mestoli e frullatori, ha spiegato ai telespettatori del canale filo-governativo A Haber: “Approfittando della purezza e semplicità degli agricoltori, pastori, commercianti, della ospitalità dei turchi, alcuni chef stranieri, come recentemente un inglese e un italiano invitati dalle tv turche, sono impegnati in attività di spionaggio mentre viaggiano in tutto il Paese”.
FOLLA IN DELIRIO PER ERDOGAN
Impossibile che il consigliere, ex giornalista televisivo, sia uscito di senno o, perlomeno, non è accaduto in questa occasione visto che era stato proprio lui ad affermare nel 2013 che la rivolta di Gezi park a Istanbul era stata organizzata da “centri internazionali intenzionati a uccidere il presidente Erdogan tramite la telecinesi”, per poi aggiungere che il burattinaio si trovava all’interno della compagnia aerea tedesca Lufthansa.
Di più, Bulut lo scorso anno aveva anche giurato davanti alle telecamere che “si farebbe uccidere per difendere il presidente Erdogan”. Il quale è sempre più vicino a coronare il suo sogno di trasformare la Turchia da repubblica parlamentare a presidenziale.
PUTIN ERDOGAN
Dopo aver concluso l’accordo con il partito dei nazionalisti, Mhp, il premier Yildirim, fedelissimo del sultano, ha annunciato che oggi verrà sottoposto al Parlamento il dirimente e corposo emendamento della Costituzione che potrebbe consentire a Erdogan di rimanere in carica almeno fino al 2023, quando verrà celebrato il centenario della fondazione della Repubblica turca.
L’emendamento, che darà ufficialmente un potere quasi assoluto a quello che vuole diventare il nuovo padre della Turchia postmoderna – tanto quanto lo fu Atatürk di quella laica defunta 13 anni fa con l’ascesa al potere di Tayyip – dovrà essere sottoposto a referendum popolare a partire da marzo, ma più probabilmente a maggio. Sempre ieri è stato annunciato che a febbraio 136 soldati appariranno davanti al Tribunale penale Silivri di Istanbul con l’accusa di aver avuto un ruolo nel tentato colpo di Stato del 15 luglio.
ERDOGAN
A rovinare la festa al sultano però ci si è messa di nuovo la magistratura bolognese che ha ordinato ulteriori indagini sul figlio, Bilal Erdogan, indagato a Bologna per riciclaggio. Le ha disposte il gip, rigettando la richiesta di archiviazione e ordinando alla Procura di sentire Murat Hakan Uzan, l’imprenditore turco rifugiato in Francia dopo aver fondato un partito di opposizione all’Akp di Erdogan. L’inchiesta era nata dall’esposto di Uzan dove si chiedeva di indagare su eventuali somme di denaro portate in Italia da Erdogan Jr, a Bologna dall’autunno 2015 fino a marzo 2016, per un master alla John Hopkins University.