Alessandro Grandesso per gazzetta.it
antonio conte
Uno spirito libero, non un “leccaculo”. Si definisce così Antonio Conte, allenatore dell’Inter che quest’anno sfida la Juventus per lo scudetto. Una battaglia, come spiega il tecnico nell’intervista al magazine dell’Equipe, dove alla fine solo uno rimarrà in piedi: “E faccio di tutto perché sia la mia squadra”. Ma Conte sa anche che il suo modo totalizzante di interpretare il mestiere, spingendolo a dare consigli ai giocatori persino per i rapporti sessuali, lo porterà a chiudere prima la carriera, anche per restare più vicino ai suoi familiari.
GUERRA E SESSO
antonio conte zhang
“La competizione – spiega Conte - è una battaglia e quando vai a combattere non c’è nessuna ragione per ridere o essere contento. Sono molto concentrato sul fatto che alla fine ne debba restare solo uno in piedi e faccio di tutto perché sia la mia squadra. E’ il mio modo di essere e mi porterà a chiudere presto la carriera, perché vivo il mestiere in modo troppo totale”.
antonio conte
Fin dagli inizi in panchina: “Mi ero imposto un grande obiettivo, fin da subito: allenare un gran club entro tre o quattro anni, altrimenti mi sarei fermato. Comunque deve valerne la pena. Mi chiedo spesso se sia giusto passare tanto tempo senza la mia famiglia. Puoi fare molte cose nel calcio, ma l’unica per non sacrificare la famiglia, è proprio l’allenatore”. Un allenatore padre padrone, verrebbe da dire, visto che Conte si spinge fino a condizionare la vita sessuale dei suoi giocatori: “In periodo di competizione, il rapporto non deve durare a lungo, bisogna fare il minor sforzo possibile, quindi restando sotto la partner”.
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