1. NATO NEL REGNO DEL BENE
Mattia Feltri per la Stampa
DAVIGO - COLOMBO - DI PIETRO
È sempre con apprensione che ci si accosta alla figura inflessibile di Piercamillo Davigo. L' apprensione si acuisce se tocca farlo al termine di un convegno sulla giustizia, di cui Davigo è stato pietra angolare, organizzato a Montecitorio dal Movimento cinque stelle. Sarà che quell' urlo di quattro anni fa («siete circondati, arrendetevi») continua a rimbombare, e sembra avvicinarsi.
E però, col dovuto rispetto e il giusto timore reverenziale, fra i tanti assiomi pronunciati ieri da Davigo, uno colpisce in particolare: «Io non mi occupo di politica, mi occupo di politici quando rubano». Che poi è una frase persino ovvia. Un magistrato fa il magistrato, non fa il politico, e si occupa di chi ruba. Il problema è che ha richiamato alla memoria un passaggio di Massa e potere , possente saggio di Elias Canetti.
DAVIGO
Ora, è chiaro che citare Elias Canetti in una rubrica di prima pagina è contro ogni regola dell' intrattenimento, ma Massa e potere è un libro del 1960 che, come ogni capolavoro, parla di oggi. Ai cinque stelle farebbe bene conoscerlo, anche in una versione riassunta (magari si offre il professore Giovanni Orsina, canettiano ed editorialista della Stampa).
In un passaggio, Canetti scrive: «Solo apparentemente il giudice sta sul confine che separa il bene dal male. In ogni caso egli si annovera fra i buoni. La legittimazione del suo ufficio si fonda sul fatto che egli appartiene inalterabilmente al regno del bene, come se vi fosse nato. Egli sentenzia in continuazione». Ma questo è Canetti, eh. In caso di querela, rivolgersi a lui.
2. I GRILLINI SI INNAMORANO DEL DAVIGO ANTI-CASTA
Filippo Facci per Libero Quotidiano
DAVIGO DI PIETRO COLOMBO
E bravo Piercamillo Davigo, alla fine ce l' hai fatta anche tu a diventare uno degli arcitaliani di cui parli sempre, di quelli che «solo in Italia» e che «nei paesi seri» mai, di quelli che sono magistrati e fanno i magistrati e faranno sempre i magistrati: ma passano la vita a parlare di politica, a sollevare polemiche politiche, casini politici, a puntare il dito naturalmente contro la politica, e tutto questo - trent' anni di dissertazioni - per continuare e dividere i politici tra «quelli che rubano» e quelli che non lo fanno, stop, fine della dotta analisi. E tutti gli altri - divagazione massima - a reggere il sacco.
piercamillo davigo
Il problema di Davigo, oltre a una quasi genetica mancanza di pietas, è una smisurata vanità, qualcosa che non ha nulla a che vedere col narcisismo. Per chi lo conosce o segue da trent' anni, tuttavia, è una vanità che ormai sconfina nel patetismo macchiettistico: sempre quell' asseverativa pienezza di sè, la spocchia del «giudice» di De Andrè, l' immodestia di chi va sempre a cercarsi gli applausi in giro, sempre le stesse battute apodittiche da decenni.
Ieri è andato a un convegno sulla giustizia organizzato a Montecitorio dai grillini (ma che bell' idea, l' ideale per passare inosservati) e ha riciucciato la battuta 823 del repertorio generico-qualunquista: «Centrodestra e centrosinistra si sono sempre dati da fare non per contrastare la corruzione, ma per contrastare le indagini sulla corruzione. Con una fondamentale differenza: il centrodestra le ha fatte così grosse e così male che di solito non han funzionato. Invece il centrosinistra le ha fatte mirate e ci ha messo se non in ginocchio almeno genuflessi».
di pietro colombo davigo
Bello, bravo, abbiamo anche il titolo: «Il centrosinistra ci ha genuflessi» titolava sinfatti immediatamente Il Fatto Quotidiano (online) che sarebbe il quotidiano dei grillini se i grillini leggessero quotidiani. Ma è una vita che dice questa cosa. Una data a caso, volutamente remota: nel gennaio 2004 Davigo partecipò a un incontro politico dell' Ulivo (perché in Italia i magistrati vanno agli incontri politici: la libertà di opinione, sapete) e disse che il centrosinistra sulla giustizia «ha fatto più danni», mentre il centrodestra «li ha fatti male», posto che «il fine era sempre ignobile, comunque». Destra e sinistra parimenti ignobili: viva le sfumature.
DAVIGO TRAVAGLIO
Del resto «da almeno dieci anni si assiste al tentativo di restaurare uno stato di illegalità diffusa», disse allora come oggi. Ma ecco altre perle dell' epoca che avrebbe potuto tranquillamente dire anche ieri: «Negli altri paesi i diritti civili si tolgono ai delinquenti, non ai giudici... Da noi delinque anche la classe dirigente. Da noi rubano anche i ricchi, anzi, rubano più dei poveri». Il popolo della sinistra, allora, applaudì. Il popolo grillino, invece, ha applaudito ieri.
E il centrodestra? Parte di esso già applaudiva nel 1994, in agosto, quando la neonata Alleanza nazionale - ignazio La Russa in particolare - voleva candidare Davigo come ministro della Giustizia. Anche i grillini, ora, vorrebbero candidare Davigo come ministro, addirittura primo ministro: non è ufficiale, ma ormai si sa. E infatti lo sa anche Davigo, che allora ieri ha risposto: «Ho dato dimostrazione nella vita che non sono interessato alla politica» (e qui, per spiegare quello che pensiamo, servirebbero gli emoticons, le faccine gialle che ridono).
ANTONINO DI MATTEO ANTONIO INGROIA GIANCARLO CASELLI ALLA FESTA DEL FATTO A MARINA DI PIETRASANTA jpeg
Poi: «Mi occupo dei politici quando rubano. Ritengo che i magistrati non siano capaci di fare politica... Non perché io ritenga che nella politica che ci sia qualcosa di inevitabilmente sporco, ritengo che sia una attività nobile ed elevatissima». Perbacco: e ne avrà incontrato almeno uno, in vita sua, di politico nobile ed elevato: ma non gliel' ha chiesto nessuno, peccato.
Poi c' è questa frase di Davigo: «L' attività principale dei vari governi che si sono susseguiti dal 1992 non è stata quella di rendere più difficile la corruzione, ma quella di rendere più difficili le indagini e i processi sulla corruzione. Sono state cambiate le leggi per fare assolvere gli imputati». E questa quando l' ha detta, ieri? Nel 2004? In realtà l' ha detta nel febbraio scorso, ma in fondo non fa differenza. Comunque: la notizia di ieri è che Davigo non si candida per i grillini, ma questo già lo sapevamo. Non si candiderà mai per nessuno, Davigo.
Magari ecco: potrebbe candidarsi Antonino Di Matteo, magistrato che ieri partecipava allo stesso convegno grillino (così come c' era Marco Travaglio: da immaginarsi l' aspro contraddittorio) anche se resta, Di Matteo, un sotto-prodotto mediatico di scarsa popolarità e soprattutto di nessun risultato eclatante in termini giudiziari.
DAVIGO TRAVAGLIO1
Travaglio comunque gli ha chiesto se fosse disponibile a fare il ministro di un futuro governo (immaginando che sia grillino) e Di Matteo è stato più possibilista: «L' eventuale impegno politico di un pm non mi scandalizza ma penso che una scelta di questo tipo debba essere fatta in maniera definitiva e irreversibile... non sono d' accordo con Davigo e Cantone e con chi pensa che l' esperienza di un magistrato non possa essere utile alla politica». Amici grillini, okay, lui eventualmente ci sta. Ma sapevamo anche questo.