Marco Palombi per il “Fatto Quotidiano”
Niente. Siamo ancora al movimento apparente e alla moral suasion. Nonostante l' Italia - e in particolare le sue banche - sia nel mirino dei mercati, il governo è fermo: nessun intervento urgente, nessuna dichiarazione forte, nessuno strappo rispetto all' ortodossia Ue che vieta gli "aiuti di Stato".
mattarella renzi
A più di un banchiere italiano stanno saltando i nervi: si continua senza molta speranza la trattativa con Bruxelles sulla bad bank "leggera" proposta da Roma e intanto si chiede ai vertici delle banche più grandi (Intesa, Unicredit, Ubi) di comprare obbligazioni subordinate delle banche in difficoltà (le due venete su tutte, di Mps nessuno vuol sentir parlare) per non far crollare i prezzi: i manager, però, in questi giorni, hanno cominciato a dire no.
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Ieri, come atto di omaggio scenografico alle tensioni del momento, c'è stata una riunione sul tema tra Matteo Renzi, il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Ne è uscito questo: "Le recenti turbolenze finanziarie sono seguite dalle autorità competenti con grande collaborazione, sintonia e attenzione, nella consapevolezza della complessità della situazione, ma nella convinzione che le misure passate e future del legislatore aiuteranno alcune banche nel processo di aggregazione quanto mai necessario e aiuteranno gli intermediari finanziari nella gestione più rapida e adeguata dei crediti in sofferenza". Tradotto: un po' di recupero crediti, misure per lo smobilizzo delle sofferenze e forse una forma di garanzia pubblica. Acqua fresca.
matteo renzi pier carlo padoan
E dire che le grida d'allarme sono sempre più chiare. Il presidente dell' Abi (l'associazione delle banche), Antonio Patuelli: "Alla base dell' attacco dei mercati c' è, tra altri motivi, la lunga trattativa sulla bad bank. Ne auspichiamo una conclusione al più presto". Luigi Zingales, economista dell' Università di Chicago, ha parlato di "rischio di corsa agli sportelli" al Giorno e scritto sul Sole 24 Ore che il modello di intervento proposto dal governo "non è il migliore, né il più economico".
Persino il renzianissimo finanziere Davide Serra, dal Forum di Davos, ha buttato lì un "le autorità stanno dormendo": Bankitalia, Consob e Tesoro "devono capire che non si può correre il rischio che le famiglie siano prese dal panico quando non c' è motivo. Devono intervenire per ricreare fiducia".
davide serra nozze carrai
Pure il Quirinale, ieri, s' è fatto sentire col Tesoro per sollecitare una rapida chiusura delle trattative con la Ue sulla bad bank: uno strumento che, con qualche forma di garanzia pubblica, dovrebbe ripulire i bilanci degli istituti che ne hanno bisogno dalle sofferenze, cioè dai crediti che difficilmente verranno riscossi. Senza questo, non parte neanche il risiko bancario - a partire dalla fusione delle grandi Popolari - che tutti aspettano.
bad bank l banche medium
Il governo, però, sembra bloccato, forse persino inconsapevole della gravità della situazione: il decreto "salva-banche" del 22 novembre ha spiegato a tutti che ora le crisi bancarie le pagherà il risparmio e messo in dubbio il fondamento stesso del sistema, la fiducia che i soldi torneranno indietro. Eppure "sulla bad bank stiamo trattando", dice il governo, che aspetta una risposta da Bruxelles a giorni: la previsione, però, è che la portata dell' intervento pubblico sarà tale da non essere significativa.
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A Palazzo Chigi non paiono preoccupati: ribadiscono che i fondamentali del sistema bancario sono buoni, che i crediti deteriorati sono già coperti nei bilanci, che il mercato valuta le sofferenze troppo poco. Il prezzo, però, l' ha fatto proprio l' esecutivo col suo decreto: il 17,6% del valore invece del 40% medio scritto nei bilanci. Renzi rischia seriamente di fare la fine di Berlusconi nel 2011: "La storia parlerà di questa giornata", ha detto ieri. Parlava della Riforma Boschi, ma il tempo ha un modo tutto suo di irridere gli umani.