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    "DA QUESTA CRISI VEDO EMERGERE UNA SORTA DI NUOVO PENSIERO COMUNISTA" - IL SOCIOLOGO SLAVOJ ZIZEK: “VEDIAMO GOVERNI CONSERVATORI METTERE IN ATTO MISURE CHE IN ALTRI TEMPI AVREMMO CHIAMATO SOCIALISTE: TRUMP ORDINA A INDUSTRIE PRIVATE COSA PRODURRE. BORIS JOHNSON NAZIONALIZZA TEMPORANEAMENTE LE FERROVIE. PER SOPRAVVIVERE, I GOVERNI DOVRANNO CREARE SISTEMI DI SANITÀ PUBBLICA PIÙ EFFICIENTI INSIEME A FORME DI STIPENDIO MINIMO GARANTITO”


     
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    Anna Lombardi per “la Repubblica”

     

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    «Un nuovo senso di comunità: ecco cosa vedo emergere da questa crisi. Una sorta di nuovo pensiero comunista, diverso però dal comunismo storico. Stiamo scoprendo che per battere il virus servono coordinamento e cooperazione globale. Ci accorgiamo di aver bisogno gli uni degli altri come non era mai accaduto prima. Persone e nazioni».

     

    Al telefono dalla sua casa di Lubiana, il filosofo e sociologo sloveno Slavoj Zizek, 71 anni, l'autore di celebri saggi come In difesa delle cause perse e L' incontinenza del vuoto, tossisce ripetutamente: «Ho tutti i sintomi del Covid-19, ma non sono positivo. Mi sento male da anni». Forse anche per questo ha deciso di interrogarsi su come la pandemia sta mutando le nostre vite, con una serie di saggi raccolti in Italia da Ponte alle Grazie in un ebook intitolato, appunto, Virus.

     

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    Scrive: «temo il sonno perché mi assalgono incubi sulla realtà che ci attende». Quella paura ci accomuna tutti: lei cosa prevede?

    «La realtà è già cambiata. Vediamo governi conservatori mettere in atto misure che in altri tempi avremmo chiamato socialiste: Donald Trump ordina a industrie private cosa produrre. Boris Johnson nazionalizza temporaneamente le ferrovie. Stiamo vivendo in un modo che pochi mesi fa sarebbe stato impensabile. C' è chi teme che i governi approfitteranno del virus per controllarci tutti. Ma io non credo a nuovi totalitarismi. Ho paura, semmai, che aumenti la sfiducia verso le istituzioni: perfino in Cina abbiamo assistito a proteste. Dovremmo trovare un modo per ricostruire la fiducia. Magari con nuovi Assange capaci di smascherare gli abusi. Il virus dimostra che sta a noi, ai cittadini, sottoporre a maggior controllo chi ci governa».

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    Vuol dire che la gente dovrebbe occuparsi di più di politica?

    «Non c' è momento più politico di questo. Ora che siamo costretti ad affrontare il peggio è chiaro: non c' è più spazio per slogan come "America First". Per sopravvivere, i governi dovranno occuparsi di creare nuovi sistemi di sanità pubblica più efficienti. E agenzie internazionali capaci di azioni concordate. Insieme a forme di stipendio minimo garantito: una cosa che perfino Trump ha capito. La mia idea di comunismo non è il sogno di un intellettuale. Stiamo scoprendo sulla nostra pelle quanto certe misure vadano prese nell' interesse generale. Costruire un nuovo modo di vivere sarà il nostro test. Ma dobbiamo riprendere le cose in mano adesso».

     

    E come si fa? Siamo tutti rinchiusi in casa.

    «Non stiamo passando il tempo solo a guardare stupidi film: ci poniamo domande basilari. È vero, siamo più isolati, ma anche più dipendenti. Viviamo un imperativo paradossale: ci mostriamo solidarietà non avvicinandoci gli uni agli altri. Non sono un ottimista, ma questo rispetto presuppone un cambiamento in atto che sopravviverà alla crisi».

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    Il costo psicologico è tremendo...

    «È vero, l' isolamento crea nuove forme di paranoia, lo dimostrano le tante teorie del complotto in Rete. Ma ripeto, vedo emergere una nuova consapevolezza di cosa significa stare con gli altri. Incontrarsi di nuovo sarà una gioia. Ma staremo anche più attenti ai nostri comportamenti. E poi questa situazione ha messo in luce differenze sociali enormi che non so se saranno ancora accettate».

     

    Per impedire la diffusione del virus abbiamo chiuso i confini. Assistiamo a nuove forme di nazionalismo. Non teme un rigurgito di populismo?

    «Mi sembra, semmai, che il messaggio populista stia soccombendo. Non è piaciuto il modo in cui Donald Trump e Jair Bolsonaro erano pronti a sacrificare i deboli. E in Europa non ha funzionato prendersela con cinesi o rifugiati visto che a trasportare il virus sono stati turisti e uomini d' affari. Gli sforzi delle singole nazioni non bastano. Solidarietà globale e cooperazione sono l' unica via. Dovremo però affrontare il futuro dell' Unione europea: è stata ridicolmente passiva».

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