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    IL SOSPETTO CHE IL RUSSIAGATE FOSSE UNA POLPETTA AVVELENATA CONFEZIONATA NEL 2016 IN AMBIENTI CLINTONIANI È BEN LONTANO DALL'AFFIEVOLIRSI! ARRESTATO IGOR DANCHENKO PER LE BUGIE ALL’FBI: AL VAGLIO I SUOI LEGAMI CON HILLARY CLINTON – L’ANALISTA E’ UNA DELLE PRINCIPALI FONTI SU CUI SI BASAVA IL DOSSIER ANTI TRUMP DELL'EX SPIA BRITANNICA CHRISTOPHER STEELE - IL RUOLO DELL'ATTUALE CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE DELLA CASA BIANCA, JAKE SULLIVAN


     
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    Stefano Graziosi per La Verità

     

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    Nuovo colpo di scena sul Russiagate. Il procuratore speciale, John Durham, ha incriminato Igor Danchenko: una delle principali fonti su cui si basava il dossier dell'ex spia britannica Christopher Steele. In particolare, Danchenko - che è stato nel frattempo arrestato l'altro ieri - avrebbe fornito una serie di informazioni false in alcuni interrogatori condotti dall'Fbi a marzo, maggio, ottobre e novembre del 2017: tra le dichiarazioni mendaci, secondo quanto riferito da Politico, «l'accusa sostiene anche che stava lavorando a stretto contatto con almeno un individuo vicino alla campagna presidenziale di Hillary Clinton e che Danchenko ha falsamente negato di avere contatti con quella persona».

     

    HILLARY DANCHENKO HILLARY DANCHENKO

    Ricordiamo che il dossier di Steele è un documento che fu a lungo usato per sostenere che Donald Trump intrattenesse degli indebiti legami politici con il Cremlino: legami che lo avrebbero portato alla vittoria elettorale del 2016. In particolare, come sottolineò il rapporto dell'ispettore generale del Dipartimento di giustizia Michael Horowitz nel dicembre 2019, il Bureau fece leva principalmente su questo documento per richiedere dei mandati di sorveglianza ai danni dell'allora consigliere di Trump, Carter Page.

     

     

    igor danchenko igor danchenko

    Con il tempo, il dossier di Steele è tuttavia stato fortemente screditato: non solo si scoprì che era stato infatti finanziato dalla campagna elettorale della Clinton, ma lo stesso Danchenko ammise di fatto - durante un interrogatorio condotto dall'Fbi nel gennaio 2017 - che ampie parti dell'incartamento contenessero informazioni non verificate. Non solo: a settembre 2020, Durham scoprì che, tra il 2009 e il 2011, Danchenko fosse stato posto sotto indagine dallo stesso Bureau come sospetto agente russo e quindi come una possibile «minaccia alla sicurezza nazionale».

     

    hillary clinton hillary clinton

    Quello che non è quindi ben chiaro è per quale ragione l'Fbi si sia fidato di una simile fonte nell'ambito della vicenda Russiagate: una «stranezza» contro cui ha puntato il dito un anno fa il senatore repubblicano, Lindsey Graham. L'incriminazione di Danchenko da parte di Durham è arrivata dopo quella - avvenuta lo scorso settembre - di Michael Sussmann: avvocato che, secondo il procuratore speciale, nascose fraudolentemente all'Fbi i suoi legami con la campagna della Clinton, mentre forniva nel 2016 al Bureau «prove» di connessioni tra la Trump organzation e la banca russa Alfa bank: prove che lo stesso Fbi ritenne successivamente insufficienti. Insomma, l'impianto del Russiagate (già da tempo screditato) continua a franare. Tutto questo, mentre, nell'inchiesta di Durham, non smette di affiorare (più o meno direttamente) la figura della Clinton. E attenzione perché la questione rischia di rivelarsi spinosa anche per l'amministrazione Biden.

     

    hillary clinton 2016 hillary clinton 2016

    L'attuale consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, è infatti stato uno dei principali propalatori del dossier di Steele e delle accuse relative ad Alfa bank. Era novembre 2016 quando, proprio su Alfa bank, dichiarò: «Questo potrebbe essere il collegamento più diretto tra Trump e Mosca. Possiamo solo supporre che le autorità federali ora esploreranno questa connessione tra Trump e la Russia». Ricordiamo, per inciso, che all'epoca Sullivan fosse uno stretto consigliere di Hillary, con cui aveva già collaborato ai tempi del suo servizio come segretario di Stato. Il sospetto che il Russiagate fosse una polpetta avvelenata confezionata nel 2016 in ambienti clintoniani è quindi ben lungi dall'affievolirsi. Anzi, tutt' altro.

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