Fabrizio Roncone per il Corriere della Sera
Tanto per inquadrare la conferenza stampa: è la più attesa da quando il virus ha iniziato a prendersi anime, abitudini, futuro.
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Prima impressione, osservando Giuseppe Conte mentre parla al Paese: sembra voler cancellare subito le incertezze delle ultime apparizioni pubbliche. Piglio sicuro, la voce meno vellutata del solito; certo, poi restano i capelli bianchi sulle tempie, le borse sotto gli occhi, che spiegano qualcosa, non tutto. Del resto anche molti di noi escono da questa quarantena più vecchi fuori, ma soprattutto dentro.
Poco fa, scendendo nel cortile di Palazzo Chigi, ha ripetuto a un suo collaboratore: so bene che parlare, stavolta, sarà difficilissimo. Perché riaprire è più complicato che chiudere. Perché gli italiani, che pure in un miscuglio di paura e alto senso dello Stato hanno obbedito ad ordini talvolta confusi, arrivati di notte e modificati all' alba, ora vogliono sapere come, e se, si potrà convivere con il killer invisibile.
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Il discorso di Conte dura poco più di venti minuti.
Il succo era stato annunciato da molte indiscrezioni: da domani potremo uscire tutti. Riaprono negozi, bar, pizzerie, parrucchieri.
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Dal 25 maggio, anche le palestre. Dal 15 giugno, i cinema e i teatri. Dal 3 giugno ci si potrà spostare tra le regioni. «Abbiamo dati incoraggianti, è un rischio calcolato, e comunque non possiamo aspettare il vaccino».
Dice che, nei prossimi giorni, entrerà in azione la App Immuni. Difende con forza il lavoro del commissario Domenico Arcuri. Annuncia un piano nazionale di monitoraggio «per tenere sotto controllo la curva epidemiologica». Ma tace, a sorpresa, sull' applicazione del teorema delle tre T - tracciamento, tamponi, test - che i virologi ritengono assolutamente fondamentale per avviare la fase 2. Sollecitato (stavolta, giornalisti presenti e distanziati), glissa, molto vago. Più netto sulla ripresa del campionato di calcio (a pressarlo, non casualmente, un collega di Sky): «Servono maggiori garanzie».
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Rocco Casalino, senza cravatta, è in piedi, a una decina di metri da Conte. Tira un vento caldo, è una dolcissima sera di primavera. Ed è molto umano, molto comprensibile pensare cose belle, e fare progetti, nonostante tutto.
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