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    IL TERZO TEMPO DI MARTIN CASTROGIOVANNI – L’EX CAMPIONE DI RUGBY SI CONFESSA E RICORDA L’EPISODIO CHE GLI COSTÒ LA CARRIERA, QUANDO DISSE CHE ANDAVA A FAR VISITA ALLA NONNA IN ARGENTINA E INVECE SI PRESENTÒ AL FESTONE DI IBRA A LAS VEGAS, NEL 2016: “LA COSA PIÙ STUPIDA DELLA MIA VITA DA GIOCATORE. IL CLUB MISE DI MEZZO GLI AVVOCATI PERCHÉ I FRANCESI SONO FATTI COSÌ. LA VERITÀ È CHE AVEVO UN CONTRATTO IMPORTANTE E FORSE NON ERO PIÙ IL GIOCATORE CHE LORO SI ASPETTAVANO. ME LO HANNO FATTO PAGARE” – LA SPINTA ALL’ARBITRO E LA NUOVA VITA NEL MONDO DELLO SPETTACOLO 


     
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    Estratto dell'articolo di Domenico Calcagno per www.corriere.it

     

    Martin Castrogiovanni Martin Castrogiovanni

    Un cazzotto può cambiarti la vita… «No, io non ho dato nessun cazzotto a quell’arbitro, l’ho solo spinto» e riproduce il gesto, con una certa dolcezza. «Davvero — racconta Martin Castrogiovanni, ex pilone della Nazionale di rugby diventato uomo di spettacolo —. Stella, mia mamma, non voleva che giocassi a rugby e allora giocavo a basket. Vedevo i ragazzi del rugby, sempre insieme, compagni e amici, volevo andare con loro e quella spinta fu provvidenziale: mi squalificarono, addio basket. Mamma dovette rassegnarsi».

     

    Da Paranà, Argentina, a Calvisano, Italia.

    «Avevo 19 anni, il passaporto italiano perché la mia famiglia è di origine siciliana. Primo alloggio una vecchia cascina, rumori, caldo. Scappo a casa di Fabio, un giocatore che arrivava dal mio stesso club di Paranà: vengo da te, sennò me ne torno in Argentina, gli dico. Per fortuna il presidente del Calvisano era Alfredo Gavazzi (che fu anche presidente della federazione, ndr), mi voleva bene come fossi suo figlio, invece di cacciarmi mi dà un appartamento in centro, probabilmente il suo più grande errore».

     

    I sogni di allora?

    MARTIN CASTROGIOVANNI CON IBRAHIMOVIC MARTIN CASTROGIOVANNI CON IBRAHIMOVIC

    «Tutti hanno sogni a quell’età, però non avrei mai pensato che mi sarebbe andata così bene. Dopo cinque anni in Italia arriva il Leicester, uno dei club più famosi d’Inghilterra. Mi chiedono di andare a giocare da loro: contratto di un anno al quale ne aggiungono poi altri tre». […] «A Leicester ho vissuto il periodo migliore da giocatore. Campionato tosto, un sacco di partite. E non era come adesso che i piloni vengono sostituiti dopo 50 minuti, allora te li facevi tutti 80. Là ho lasciato un pezzo di cuore e due ristoranti. Quando ero infortunato servivo ai tavoli. Ha presente Rocky Balboa nel film? Uguale. Venivano i compagni, i tifosi. Sono stato benissimo».

     

    MARTIN CASTROGIOVANNI 2 MARTIN CASTROGIOVANNI 2

    Quando girava voce che sarebbe andato a giocare in Francia, alle partite i tifosi venivano con la maschera di Castro.

    «Mi volevano bene e decisi di rimanere, rinunciando anche a un bel po’ di soldi. Però c’era Dan Cole, inglese, più giovane di me, la competizione con lui era dura. Cominciai a giocare meno e ci rimasi male. Avevo scelto di restare per amore, avremmo potuto parlarci, trovare un accordo. Invece niente e così mi ritrovai in Francia».

     

    Il Tolone, il Racing di Parigi e la festa di compleanno di Zlatan Ibrahimovic a Las Vegas. Era il 2016.

    «La cosa più stupida della mia vita da giocatore. Ero infortunato. Potevo chiedere: posso andare alla festa di Ibra? Però ero convinto che mi avrebbero detto di no, allora raccontai che andavo in Argentina a trovare mia nonna. Ovviamente mi scoprirono subito e quello che accadde dopo mi portò ad allontanarmi dal rugby.

    MARTIN CASTROGIOVANNI A BALLANDO CON LE STELLE MARTIN CASTROGIOVANNI A BALLANDO CON LE STELLE

     

    Avrei voluto chiedere scusa ai miei compagni, non fu possibile, il club mise di mezzo gli avvocati perché i francesi sono fatti così. La verità è che ero tornato dal Mondiale infortunato, avevo un contratto importante e forse non ero più il giocatore che loro si aspettavano. Me lo hanno fatto pagare. […] Chiudere così mi ha ferito».

     

    […] Ha finito anche Sergio Parisse, col quale ha diviso un bel pezzo di vita e i posti in fondo al pullman della Nazionale. Lei lo avrebbe convocato per il prossimo Mondiale?

    MARTIN CASTROGIOVANNI A TU SI QUE VALES MARTIN CASTROGIOVANNI A TU SI QUE VALES

    «Ogni allenatore fa quello che crede sia giusto. Però per il mio sport Sergio è stato Totti e nemmeno Totti è stato trattato benissimo. Non so cosa sia successo, […] ma sono convinto che avrebbe portato qualcosa di importante a questa Nazionale. Oggi poi domina il marketing, convocare Parisse sarebbe stato un bel colpo. Di cosa si sarebbe parlato per anni? Dell’unico giocatore capace di giocare sei Mondiali. […]».

     

    MARTIN CASTROGIOVANNI 7 MARTIN CASTROGIOVANNI 7

    Dal rugby al mondo dello spettacolo. Sempre in competizione.

    «La vita è competizione, lo spettacolo, la tv, è una competizione diversa. In campo quando vedevo un buco mi ci buttavo con la testa, ora è diverso. Credo di aver pensato sempre troppo alla competizione, sei un atleta e vuoi vincere. Non posso giocare a calcetto, sto imparando a giocare a carte, prima nemmeno potevo giocare a risiko perché volevo sempre vincere. Durante il primo lockdown ho dovuto rivedere un po’ di cose, ora sono molto migliorato».

     

    Soddisfatto di questa nuova vita?

    «Mi diverto, è un modo per mettersi alla prova. […] La verità è che ho sempre avuto fortuna. Tutti mi hanno dato una mano, Belen mi aiutava con il copione, Gerry Scotti, Maria De Filippi mi hanno fatto sentire bene. Teo Mammuccari […] mi ha dato una mano. Mi hanno incoraggiato. […]».

     

    Nessun rimpianto per non aver fatto l’allenatore?

    martin castrogiovanni belen rodriguez tu si que vales martin castrogiovanni belen rodriguez tu si que vales

    «Ho smesso col rugby perché non mi piaceva più e non ho mai pensato che allenare mi avrebbe ridato quello che avevo vissuto da giocatore. Rispetto tutti quelli che allenano, ma non è per me. Vivo un’altra vita. […]».

     

    […]  Lei è sempre presente alle iniziative di Bebe Vio.

    «Bebe è la dimostrazione che troppe volte pensiamo in modo sbagliato, dimostra che è giusto fare le cose e non farsi condizionare da niente. Sono convinto che se da ragazzo avessi vissuto le esperienze che vivo adesso, sarei diventato una persona migliore. Collaboro anche con Amref, sono andato in Africa con Daniela, mia moglie. Ci sono tante cose da fare».

     

    Daniela è sua moglie da quasi tre anni, come vi siete conosciuti?

    martin castrogiovanni e daniela marzulli martin castrogiovanni e daniela marzulli

    «Io ero in Argentina, lei in Italia, a una cena di un amico in comune, alla quale non voleva andare. Per fortuna all’ultimo momento ha cambiato idea. Questo amico decide di fare una videochiamata per salutarmi e, tra le varie persone, parlo anche con lei. Mi sono fatto mandare il numero di Daniela e abbiamo iniziato a scambiarci messaggi. Io sono tornato dopo diverso tempo dall’Argentina, ma in tutto quel periodo ci siamo scritti e, non appena rientrato in Italia, ci siamo incontrati».

     

    Come l’ha conquistata?

    «Sono timido, le prime mosse le ha fatte lei. Ci siamo trovati subito in sintonia, è nato tutto in modo immediato e naturale. Abbiamo iniziato a convivere poco prima del lockdown del 2020, un’esperienza che ha rafforzato il nostro rapporto. […]».

     

    Martin Castrogiovanni 1 Martin Castrogiovanni 1

    […] Si è mai pentito della spinta data a quell’arbitro?

    «Insomma, con gli arbitri è sempre difficile. Nel rugby non puoi aprire bocca che scatta subito la sanzione. Però una piccola rivincita me la sono presa quando mi hanno chiamato a giocare nel torneo degli ex che si fa alle Bermuda. Iniziamo, l’arbitro fischia, io mi avvicino e gli chiedo: stai bene? Certo, risponde. La scena si ripete altre quattro volte e alla fine lui perde la pazienza. Ma perché continui a chiedermi se sto bene? Perché stai arbitrando malissimo».

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