Estratto dell’articolo di Leonardo Iannacci per “Libero quotidiano”
paolo bertolucci
Jannik Sinner ha finalmente scollinato, per utilizzare una metafora ciclistica. A Toronto ha vinto il primo Masters 1000 della sua ancor verde storia tennistica. In finale, nella notte fra domenica e ieri, ha triturato il malcapitato australiano De Minaur in due set (6-4, 6-1) scalando il numero 6 del ranking mondiale come Berrettini due anni fa.
Una liberazione per il ragazzo di San Candido che compie 22 anni oggi e che si è liberato di una maledizione: sinora aveva mancato sempre l’obiettivo top, lui considerato un predestinato. Ora ce l’ha finalmente fatta. Con Paolo Bertolucci cerchiamo di analizzare il futuro di questo talento, troppe volte criticato. Spesso a torto, talvolta a ragione.
JANNIK SINNER AL MASTER DI TORONTO
Bertolucci, Sinner è finalmente arrivato alla conquista di un 1000. Che significato ha questa vittoria?
«È sinonimo di serietà e di lavoro duro. Il ragazzo ha talento per il tennis moderno. A 22 anni ci si chiedeva perché mai Jannik non fosse ancora arrivato al top».
È nella top-ten del mondo da mesi...
«Vero. Ma, senza scomodare Alcaraz, mi chiedevo perché mai un Rune che ha due anni in meno fosse già riuscito a conquistare un torneo 1000 e Jannik no. Ora ha colmato questa lacuna».
paolo bertolucci
Sinora si era preteso troppo da Sinner?
«Forse. Ma la classifica Atp parla chiaro. Un conto è essere numero 6 e un altro numero 1, 2 o 3. Jannik deve ancora migliorare anche se vittorie come questa sono beneauguranti».
[…]
Negli ultimi mesi Jannik è migliorato tecnicamente: in quali colpi?
«Nel servizio, innanzitutto: ha perfezionato la posizione dei piedi, il lancio della palla. E poi nel gioco a rete, ora più fluido. La qualità della risposta è sempre di livello, simile a quella di Djokovic, ma deve ancora perfezionare il back per cambiare la velocità degli scambi».
JANNIK SINNER AL MASTER DI TORONTO
Il suo allenatore australiano Cahill ha grandi meriti in ciò?
«Indubbiamente. Penso che a un tennista faccia bene cambiare ogni 3-4 anni, perché ascoltare lo stesso coach ogni giorno alla fine stanca»”.
Jannik ha vissuto una primavera difficile, deludendo a Roma e Parigi. Come mai?
«È stato frenato dalla tensione e dalla terra rossa, non la sua superficie preferita. Jannik ha trovato la propria dimensione tecnico-tattica sul cemento e sull’erba».
Può vincere uno Slam, a questo punto?
«Sì, migliorando alcuni dettagli del suo tennis può vincere gli US Open o in Australia».
[…]
Jannik ha già battuto in passato Alcaraz ma, nel 2024, può arrivare al livello tennistico dello spagnolo?
CARLOS ALCARAZ
«Oggi Carlitos è di un altro pianeta. Pensate, ha il doppio dei punti nel ranking rispetto a Jannik e dimostra una completezza tennistica incredibile. Non paragonatelo a Nadal, non c’entra nulla: Rafa è sempre stato un campione che faceva della sofferenza la sua arma migliore, Alcaraz è divertimento in campo, invenzione».
[…]
Berrettini sta dando segnali di risveglio: sono reali o fuochi di paglia?
«A Wimbledon, dove tutto è più facile per un giocatore con le sue caratteristiche, si è ritrovato. Ma aspettiamo Cincinnati e gli US Open per giudicarne il recupero».
Musetti resterà l’eterna promessa mancata?
sinner
«Lorenzo deve decidere cosa fare da grande. L’età è dalla sua parte ma l’estetica nel tennis conta sino a un certo punto se non sei Federer. Musetti deve programmare meglio la stagione, non saltare qua e là da un torneo all’altro, passando dall’erba alla terra rossa, poi al cemento. Deve essere più regolare e prepararsi meglio e con concretezza. Come Sinner».
CARLOS ALCARAZ CARLOS ALCARAZ DA BAMBINO
jannik sinner abbraccio tra sinner e matteo berrettini - master toronto sinner vince a toronto sinner vince a toronto jannik sinner - roland garros jannik sinner - roland garros jannik sinner - roland garros jannik sinner