Estratto dell'articolo di Antonello Guerrera per www.repubblica.it
TONY BLAIR
Perché Sir Tony Blair ha continuato a fare consulenze al principe ereditario e leader de facto dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman, anche dopo l’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi? E perché il suo think tank Institute for Global Change continua ancora a essere retribuito da Riad?
Sono domande che ha lanciato il Sunday Times, al quale l’ex primo ministro, nonché ultimo leader laburista a Downing Street, ha risposto. […]
mohammad bin salman
Sin dal 2017, l'Institute for Global Change fornisce al regno saudita consulenze nell’ambito di Vision 2030, un programma di modernizzazione e riforme strutturali di Riad. Poi, però, il 2 ottobre 2018, Khashoggi viene ucciso nel consolato saudita a Istanbul, in Turchia. Secondo la Cia, il mandante è proprio “Mbs”, ma il principe ereditario saudita smentisce, incolpando agenti dei servizi deviati.
In ogni caso, si pone presto il problema per Blair e il suo staff sull'eventualità di continuare o meno la collaborazione con i sauditi. Alla fine, decidono di non rinunciarvi. Perché, come afferma oggi un portavoce di Blair, nonostante “il tremendo crimine in questione, è stato deciso di non rompere i canali con Riad, vista l’immensa e positiva importanza delle riforme del principe ereditario e l’importanza strategica del Regno per l’Occidente. I recenti sforzi diplomatici degli Stati Uniti e altri Paesi occidentali con l’Arabia Saudita dimostrano che avevamo ragione”.
MOHAMMED BIN SALMAN KHASHOGGI
Questo aspetto non era ufficiale all’epoca degli eventi e oggi non si sa ancora quanto siano state retribuite quelle consulenze che continuano in altri settori, perché la policy dell’istituto è quella di non divulgare compensi e contratti.
Il Sunday Times ricorda che non è la prima volta che Blair, dopo aver abbandonato Downing Street nel 2007, viene criticato per consulenze controverse, anche mentre era ancora inviato per la pace in Medio Oriente.
Per esempio, con la sua allora creatura Tony Blair Associates, collaborò con le autocrazie di Egitto e Kazakhstan. Ma anche quando era ancora al potere, nel 2006, Blair venne accusato di bloccare un’inchiesta interna per presunta corruzione riguardo a un contratto multimiliardario tra Arabia Saudita e la BAE Systems, il cuore tecnologico britannico del nuovo progetto di caccia di nuova generazione Tempest di Italia, Regno Unito e Giappone.
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[…] Come ha spiegato una recente inchiesta di Unherd, l'Institute for Global Change di Blair, che si definisce una “public benefit entity che fornisce prodotti e servizi per la collettività”, ha oggi uffici a New York, San Francisco, Abu Dhabi, Singapore e Accra, impiega 800 persone nel mondo con salari fino a 500mila euro all’anno e l’anno scorso ha fatto registrare un fatturato di circa 80 milioni di euro.
Non c’è una lista pubblica dei suoi finanziatori e dei suoi clienti, e Blair, anche se gira il mondo la maggior parte dell’anno per la causa, dice di non ricavarne nulla (a parte l’enorme esposizione e influenza globale). Di certo, tra i grandi finanziatori dell'Institute for Global Change, ci sarebbe Larry Ellison, il multimiliardario americano padrone di Oracle, gigante tecnologico che avrebbe versato nelle casse del think tank circa 300 milioni, secondo il Sunday Times.
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Di certo, a differenza di altri ex primi ministri britannici, Tony Blair resta una figura centrale nella politica estera mondiale e per il ponte tra Occidente e Medio Oriente. Non a caso è uno degli architetti dei cosiddetti Accordi di Abramo, per la normalizzazione dei rapporti tra Israele e i Paesi del Golfo.
Ma anche nel Regno Unito, Blair incarna oggi una grande aura e influenza politica. Qualche settimana fa, nel festival del suo Institute for Global Change a Londra, ha pubblicamente incensato il leader del Labour, Sir Keir Starmer, a suo potenziale erede in vista delle elezioni 2024, dopo qualche riluttanza nei mesi scorsi. […]
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