Elena Tebano per il “Corriere della sera”
ospedale Santa Corona di Pietra Ligure
Il Tribunale di Savona, ieri, con un' ordinanza storica, ha imposto all' ospedale Santa Corona di Pietra Ligure di pagare 374 mila euro a una donna transessuale di 40 anni come risarcimento per un' operazione fallita di cambio di sesso, riconoscendole anche la violazione del diritto all' identità sessuale.
«È la prima volta che viene risarcito in Italia» spiega l' avvocata Alessandra Gracis, che ha assistito la donna. L' operazione era stata eseguita nell' aprile del 2010 all' ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, in provincia di Savona, e non era andata a buon fine, tanto che la donna ha dovuto sottoporsi ad altri otto interventi chirurgici, senza che però l' insieme delle operazioni ottenesse i risultati sperati.
CAMBIO SESSO
Il giudice di Savona ha accertato che per il danno biologico la donna debba ricevere 214 mila euro. E ha poi calcolato in altri 150 mila euro il danno morale per la lesione all' identità sessuale della donna, spiegando che si deve «tener conto» della sua «centralità nello sviluppo della persona», e che «la lesione patita non coinvolge solo il diritto alla salute, ma anche il diritto all' identità sessuale e alla dignità», un «diritto inviolabile della persona, quale essenziale forma di realizzazione della propria personalità» connessa «alla dignità della persona» e che quindi «gode di tutela costituzionale». È questa la parte più innovativa del pronunciamento.
«Significa che il diritto fondamentale all' identità di genere deve passare, per chi la desidera, da una giusta chirurgia che non mortifichi le persone» spiega l' avvocata Gracis.
Una novità importante, se si considera che fino a pochi anni fa le operazione fallite per il cambio di sesso non venivano neppure risarcite.