Giuseppe Corsentino per “Italia Oggi”
femu corsica
Come nel caso dell' Eta nei Paesi Baschi, che però aveva ben altra storia e consistenza politica, anche nella piccola Corsica, l' Ile de la Beauté, l' Isola della Bellezza, come la chiamano i francesi (e lo slogan è tornato in questi giorni nella consueta campagna di promozione turistica estiva finanziata da Maison de France), sembrava che la stagione delle violenze e degli attentati di matrice indipendentista fosse finita.
Prima con la «resa», a dicembre 2014, del Flnc, il Fronte di liberazione nazionale corso (nato nel lontano 1976, poi scioltosi e ricostituito negli anni '90 con le due sigle Brc, Brigate rivoluzionarie corse, e Alnc, Armata di liberazione nazionale corsa), poi con la conquista del potere alle elezioni regionali del 2015, la grande vittoria storica dei vari movimenti autonomisti che hanno espresso il presidente della regione, Gilles Simeoni, e il presidente del parlamentino regionale, Jean-Guy Talamoni.
corsica2
Solo che un conto è strillare nei comizi in lingua corsa, come facevano, prima di entrare nelle stanze del potere, i leader di «Famu a Corsica» e di tante altre sigle e movimenti (quasi tutti di tipo familistico e clanistico, insomma piccole cosche e tribù familiar-politiche), un altro amministrare un' isola che non ha altro che il turismo estivo, una base aerea della Nato a Solenzara e, quindi, deve vivere di trasferimenti finanziari dal governo di Parigi, cioè di spesa pubblica (alla faccia delle accuse di neo-colonialismo).
La conseguenza è stata automatica e immediata: il ritorno della violenza, attentati, bombe molotov contro i commissariati di polizia, incendi, sassaiole contro gli uffici pubblici. Il 2 maggio, per esempio, un' agenzia del Crédit Agricole di Biguglia, nel nord dell' isola, è stata fatta saltare in aria con una bombola di gas; due settimane prima, il 21 aprile, un' altra bomba era esplosa negli uffici del Rsi, Régime social des indipendents, la cassa previdenziale dei lavoratori autonomi a Bastia; ancora una settimana prima l' agenzia della Societé Générale di Corte è stata devastata e il 4 aprile l' ufficio dell' Edf, l' Enel francese, a Bastia è stato dato alle fiamme.
manifestazioni corsica
Che cosa sta succedendo? La risposta non è poi così difficile: crisi economica, disperazione sociale soprattutto tra i giovani (il cui tasso di disoccupazione è altissimo, il doppio dei loro coetanei francesi) che si sentono traditi dai «cattivi maestri» dell' indipendentismo, quegli stessi che, negli anni delle lotte e delle manifestazioni contro il colonialismo parigino, hanno sparso illusioni e sogni pret-à-porter. E che, quindi, non esitano, ora, a schierarsi con le nuove (e non meno oniriche, ma questo lo si scoprirà dopo, come sempre) organizzazioni dell' indipendentismo dissidente, come «Rinnovu naziunali» o «Ghjuventù indipendentista», con annesso ritorno alla politica delle bombe e degli attentati.
Un ritorno all' antico, con il presidente della regione, Simeoni, leader del partito moderato «Corsica libera» (che ha invitato i corsi a votare per Macron in un' isola dove, per paradosso, ha sempre vinto il Front National), che si prende gli insulti in pubblico degli studenti che gli gridano in faccia un oltraggioso «Ta cravate de Français», sei diventato il servo dei francesi.
scontri tifosi bastia nizza
«In effetti» ammette un altro boss politico dell' indipendentismo moderato Jean-Christophe Angelini, che oggi guida l' Agenzia regionale per lo sviluppo economico (con i quattrini di Parigi), «c' è molta esasperazione tra i giovani e molta frustrazione, perché dopo quasi due anni di amministrazione autonomista, non è cambiato niente. La disoccupazione è cresciuta e non c' è un progetto, un' idea su che cosa fare per il prossimo futuro. Macron è venuto qui durante la campagna elettorale, noi abbiamo invitato i corsi a votare per lui (Macron ha vinto di misura, 52 a 48, sulla Le Pen: ndr), ora vediamo che succede».
corsica calvi
Troppo poco per i giovani che ormai trasformano qualsiasi partita di calcio del Bastia in un' occasione per menare le mani e lanciare molotov, com' è accaduto qualche settimana da durante la partita con il Lione. «Le stade de Furiani est devenu le lieu de la radicalisation et d' entraînement à la guérilla d' une partie de la jeunesse corse», lo stadio di Furiani è diventato il santuario della radicalizzazione e una palestra di guerriglia urbana per molti giovani corsi, si legge in un rapporto, allarmatissimo, inviato a Parigi dal Sirasco, l' intelligence dei servizi segreti del Ministero degli Interni.
I servizi francesi sono preoccupati non tanto per l' accentuarsi delle violenze di piazza (in fondo i corsi mettono le bombe da sempre) quanto per la saldatura che, secondo loro, si sta creando tra frazioni indipendentiste radicali e settori della criminalità organizzata in un' isola in cui il «milieu criminale», diciamolo con franchezza, è parte della sua storia sociale.
corsica bonifacio
Con un corollario ancor più inquietante, come suggerisce il rapporto del Sirasco che, prima o poi, finirà sul tavolo del presidente Macron: «L' implication du banditsime corse dans l' activité économique de l' île repose notamment sur la commande publique», la criminalità organizzata prospera sugli appalti pubblici, come fanno tutte le mafie, del resto. Che hanno, com' è noto, un' abilità strategica straordinaria a gestire le relazioni con la politica. Al centro come in periferia. Ecco perché questo «regain de violence nationaliste», il ritorno dell' indipendentismo armato e per di più senza una «guida militare» (al momento) fa paura.