1 - COVID AMBIENTE, ECONOMIA COSÌ BIDEN RIDISEGNERÀ GLI USA
Anna Guaita per “il Messaggero”
È da giugno che la campagna di Joe Biden lavora a preparare una squadra di transizione. Ma in quest' anno di pandemia il tradizionale gruppone di esperti di economia, legge, politica estera che dovrebbe fare da ponte fra l' Amministrazione uscente e quella entrante si arricchisce di una équipe di scienziati e medici specialisti del coronavirus. In politica interna infatti le priorità di una eventuale presidenza Biden sarebbero la lotta alla pandemia e un programma di ripresa economica.
biden jill
Nella squadra di transizione ci sono circa 350 individui, molti veterani dell' Amministrazione Obama, ma anche ex rivali della campagna elettorale, e anche un pugno di repubblicani, tra i quali spiccano la vedova di John McCain, Cindy, e l' ex ministro degli affari dei veterani Bob McDonald. Nella squadra anti Covid sono tutti scienziati, secondo la promessa fatta da Biden di «affrontare la pandemia dando ascolto alla scienza». Gli esperti pensano però che se Biden sarà confermato presidente solo una parte ridotta del suo programma potrà vedere la luce del sole.
Il mancato passaggio del Senato da una maggioranza repubblicana a una maggioranza democratica significa che anche Biden dovrebbe fare i conti con l' ostruzionismo che dovette patire il suo boss, Barack Obama, dal 2010 al 2016.
LA STRATEGIA
biden cover
Il piano economico dell' ex vicepresidente prevede un grosso intervento di stimolo come primo passo economico, seguito da un aumento delle tasse per le aziende così come per i cittadini che guadagnino più di 400 mila dollari all' anno (pari a circa 340 mila euro), massicci investimenti nelle infrastrutture, lancio di un piano ambientale con una forte disincentivazione dell' uso degli idrocarburi e la creazione di strutture per il settore automobilistico elettrico. I mercati, in rialzo continuo, sembrano aver capito che poco di questo ambizioso programma potrebbe comunque essere realizzato, e che il Senato non gli farebbe aumentare le tasse e tanto meno abbandonare il petrolio. Le previsioni sono che un presidente Biden potrebbe riuscire a ottenere un piano di stimolo, ma fortemente condizionato dalle richieste dei senatori repubblicani.
Migliori sarebbero le previsioni per la creazione di un progetto federale di lotta contro il coronavirus, quello che Trump si è rifiutato di fare, lasciando quasi tutto sulle spalle degli Stati. Un altro settore in cui Biden potrebbe riuscire è la politica estera, sulla quale aveva promesso che nel suo primo giorno allo Studio Ovale avrebbe «preso il telefono e chiamato gli alleati principali, per dir loro che l' America che conoscevano è tornata ed è al loro fianco». Rientro nell' Organizzazione Mondiale della Sanità e nell' Accordo di Parigi, chiusura veloce delle guerre commerciali, e forse marcia indietro sul trattato sul nucleare iraniano, sono tutti progetti della campagna, in cui gli alleati speravano, ma su cui ora hanno dei dubbi.
E come dar loro torto? Se Biden sarà confermato alla Casa Bianca, il voto americano dimostra comunque che Trump non è stato un fenomeno passeggero, e ha dato forza a una pancia del Paese che vuole essere isolazionista, che non ha fiducia negli alleati e vuole combattere la Cina fino all' ultimo. Una pancia fortemente rappresentata al Senato.
barack obama joe biden
FIDUCIA DA GUADAGNARE
Formalmente quindi i rapporti fra l' Amministrazione entrante e il resto del mondo potrebbero essere molto cordiali, ma una ripresa di fiducia profonda, com' era quella di cui gli Usa godevano prima, appare improbabile. Nelle ultime settimane prima del voto molti avevano anche tentato di immaginare come potrebbe essere formato un Gabinetto Biden. Si era suggerita la possibilità di Elizabeth Warren al ministero del Tesoro e Bernie Sanders a quello del Lavoro.
E l' ipotesi di qualche esponente repubblicano, come l' ex governatore dell' Ohio John Kasich, uno dei repubblicani anti-Trump, che fu addirittura invitato alla Convention del partito ad agosto. L' ipotesi di Warren e Sanders si è però affievolita davanti all' evidente bocciatura che gli elettori hanno fatto delle posizioni più di sinistra e socialiste espresse soprattutto da Sanders. Biden si potrebbe trovare a dover scegliere semmai un gabinetto moderato, irritando l' ala sinistra del partito, ma cercando di recuperare quella moderata, già con l' occhio alle elezioni di metà mandato del 2022.
2 - LA NUOVA CASA BIANCA RESTA DURA CON LA CINA. MANO TESA ALL’EUROPA
Alessandro Orsini per “il Messaggero”
La vittoria di Biden favorisce alcuni leader mondiali e ne danneggia altri. Tra i più danneggiati figurano Orban, primo ministro dell' Ungheria, e Bolsonaro, presidente del Brasile, il quale aveva imitato lo slogan di Trump nella sua campagna elettorale del 2018: Il Brasile soprattutto.
elizabeth warren
Le simpatie di Orban per Trump sono comprensibili: Obama e Biden lo avevano attaccato per i suoi modi illiberali, lodati da Trump, che ha addirittura ritirato un programma di aiuti per 700mila dollari in favore dei media indipendenti ungheresi. Trump non ha fatto niente per proteggere la sede di Budapest della liberale Central European University, fondata da George Soros, che Orban ha costretto a lasciare il Paese: è stato Michael Ignatieff, il rettore canadese, a puntare il dito contro Trump.
L' Unione Europea, di cui l' Ungheria è parte, gioisce: Trump aveva operato per smembrarla, favorendo la Brexit e qualunque altra exit da Bruxelles. Ne sa qualcosa Macron, a cui Trump aveva suggerito di seguire la strada di Londra: meglio trattare gli affari con tanti governi deboli, pensava Trump, piuttosto che con un' unione forte. Gioisce anche Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato. Trump aveva messo in discussione la sua fedeltà all' articolo 5 del trattato, relativo alla mutua difesa in caso di aggressione esterna: con Putin alle porte dell' Ucraina, non è stata una buona notizia per l' Europa, invitata dalla Merkel a non fare più affidamento sugli Stati Uniti per la difesa dai nemici.
bernie sanders convention dem milwuakee
La vittoria di Biden svantaggia anche Matteo Salvini, avvolto in una mascherina pro-Trump: chiunque aspiri a diventare presidente del Consiglio in Italia aspira a ritrovarsi con un presidente americano affine. Il governo Conte non perde e non guadagna. Che alla Casa Bianca ci siano Trump o Biden, la richiesta degli Stati Uniti non cambia ed è gravosa: Conte deve smettere di fare affari con la Cina. Anzi, Biden ha dichiarato che sarà più duro di Trump con Pechino, il che lascia presumere che sarà ancora più pervicace con l' Italia. Anche Kim Jong-un si trova in una posizione di indifferenza: ormai ha la bomba atomica e gli Stati Uniti possono fare soltanto accordi con la Corea del Nord. La posizione strategica di Kim Jong-un è troppo forte e, fatta eccezione per la guerra nucleare, Biden non ha più armi di Trump per progredire in quel versante.
livestream di joe biden con bernie sanders
Maduro, in Venezuela, si rallegra: non è detto che con Biden le cose migliorino per lui, ma di certo si è liberato di un nemico acerrimo. Oltre a imporre le sanzioni, Trump aveva addirittura pensato di inviare i soldati americani per rovesciare Maduro in favore di Guaidò: un' ipotesi tramontata non appena Russia, Cina e Turchia, non proprio pesi piuma, si sono schierati con il presidente venezuelano. Erdogan è in visibilio. La sua convivenza con Trump è stata penosa, sgradita e afflittiva.
Per piegare Erdogan e ottenere il rilascio di un cittadino americano, Trump aveva imposto sanzioni contro la Turchia, causando il crollo della sua moneta, di cui si era rallegrato: in una lettera al New York Times del 10 agosto 2018, Erdogan aveva minacciato di uscire dalla Nato. Per non parlare del tentativo iniziale di Trump di creare un' entità curda in Siria sul confine turco. È vero che Erdogan ha prevalso, ma al prezzo amaro di una guerra. Piangono Netanyahu e il re dell' Arabia Saudita: è difficile immaginare due leader mondiali più danneggiati di loro dalla caduta di Trump.
XI JINPING BIDEN
Per Netanyahu, il danno è minore, avendo già incassato tutto il bottino, vale a dire il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale d' Israele e la normalizzazione dei rapporti con i Paesi del Golfo. Il re saudita soffre di più: Biden si oppone ai bombardamenti sauditi in Yemen e, se riesumasse gli accordi con l' Iran, l' Arabia Saudita arretrerebbe a vantaggio dell' Iran, il suo più grande rivale. Liberata dalle sanzioni, Teheran tornerebbe ad arricchirsi e a investire nella difesa, spaventando così anche Netanyahu: Hamas e Hezbollah, in guerra perenne con Israele, sono armati proprio dall' Iran.
Recep Tayyip Erdogan
Putin è tra i principali danneggiati: quando Trump era in vantaggio nella conta, i suoi vertici hanno dichiarato che gli americani erano con Trump e che le accuse contro Putin di avere interferito nelle elezioni del 2016 cadevano da sole. Strano ragionamento, che non ha portato fortuna.
trump con netanyahu con i ministri degli esteri di bahrein e emirati arabi uniti