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    QUANTI SONO GLI ASINTOMATICI? INTERVISTATO DAL "CORRIERE", IL VIROLOGO GIORGIO PALÙ LA SPARA: "IL 95% DEI POSITIVI È ASINTOMATICO. CHIUDERE TUTTO? NO, BASTA CON L'ISTERIA” - MA LE SUE AFFERMAZIONI SONO SMENTITE DAL BOLLETTINO DELL'ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA': GLI ASINTOMATICI SONO IL 55% - I PAUCISINTOMATICI IL 17%, QUELLI CON SINTOMI LIEVI IL 24% E QUELLI CON SINTOMI SEVERI O GRAVI SONO IL 4% - LORENZO PREGLIASCO: "OLTRE UN CERTO LIVELLO, LA COLPA E' DI CHI FA INFORMAZIONE"


     
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    Dall’account twitter di Roberto Burioni

    BASTA BUGIE! Gli asintomatici sono il 56%, i paucisintomatici il 16%, i lievi il 21%e i severi/critici il 7%.

    LORENZO PREGLIASCO LORENZO PREGLIASCO

     

    Dall’account twitter di Lorenzo Pregliasco

    Oltre un certo livello, la colpa è di chi fa informazione.

    Informazione non è mettere il microfono davanti agli esperti e trascrivere quello che dicono acriticamente. È andare a controllare i dati e verificare le cose che dicono. Basta, davvero.

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    Dall’account twitter di Lorenzo Ruffino

    Ma perché il Corriere intervista questo tizio permettendogli di dire cose palesemente false? Basta andare a pagina 20 del bollettino dell'ISS. Gli asintomatici sono il 55%, i paucisintomatici il 17%, i lievi il 24% e i severi/critici il 4%.

    Link ISS: https://buff.ly/3on8H88

     

    Adriana Bazzi per il “Corriere della Sera”

     

    GIORGIO PALÙ GIORGIO PALÙ

    «Confusione»: se si dovesse riassumere, in una parola, la situazione Covid-19 in Italia oggi, questa sarebbe la più indicata, almeno nella testa della gente. Come uscirne? Intanto partiamo dalle impressionanti cifre dei bollettini giornalieri: ieri si parlava di 19.143 «contagi» o, in alternativa, di «casi» oppure di «positivi», tutti intercettati con i famosi tamponi. In crescita esponenziale. Ma che cosa questi termini nascondono in realtà? Lo chiediamo al professor Giorgio Palù, un' autorità indiscussa nel campo della virologia, professore emerito dell' Università di Padova e past-president della Società italiana ed europea di Virologia.

     

    TAMPONE COVID CORONAVIRUS DRIVE IN TAMPONE COVID CORONAVIRUS DRIVE IN

    Professor Palù, la gente è sconfortata e non sa più a chi credere. Come rispondere?

    «C' è tanto allarmismo. È indubbio che siamo di fronte a una seconda ondata della pandemia, ma la circolazione del virus non si è mai arrestata, anche se, a luglio, i casi sembravano azzerati, complice la bella stagione, l' aria aperta, i raggi ultravioletti che uccidono il virus. Poi c' è stato il ritorno dalle vacanze, la riapertura di tante attività e, soprattutto, il rientro a scuola».

     

    Risultato: i numeri dei «casi» sono in aumento. Come interpretarli correttamente?

    «Ecco, parliamo di "casi", intendendo le persone positive al tampone. Fra questi, il 95 per cento non ha sintomi e quindi non si può definire malato, punto primo. Punto secondo: è certo che queste persone sono state "contagiate", cioè sono venuti a contatto con il virus, ma non è detto che siano "contagiose", cioè che possano trasmettere il virus ad altri. Potrebbero farlo se avessero una carica virale alta, ma al momento, con i test a disposizione, non è possibile stabilirlo in tempi utili per evitare i contagi».

    GIORGIO PALU OSPITE DI TV7 1 GIORGIO PALU OSPITE DI TV7 1

     

    Altri motivi per cui certe persone «positive» non sono «contagiose»?

    «Perché potrebbero avere una carica virale bassa, perché potrebbero essere portatrici di un ceppo di virus meno virulento oppure perché presentano solo frammenti genetici del virus, rilevabili con il test, ma incapaci di infettare altre persone».

     

    Allora, riassumendo: so che certe persone sono positive al tampone, so che sono asintomatiche, quindi non malate, so, però, che in una certa percentuale di casi (non è possibile stabilire quanto grande) possono contagiare altri. E, quindi, come comportarsi, visto che a Milano, per esempio, si è dichiarato il fallimento della possibilità di tracciare i contatti?

    «Ci si dovrebbe attivare nel caso si individuino dei "cluster" (traduzione: raggruppamenti, ndr) : quando, cioè, il positivo è venuto a stretto contatto con altre persone in un ambiente di lavoro, a scuola o in famiglia. Allora si dovrebbero fare i tamponi a tutti».

    CORONAVIRUS - OSPEDALE CORONAVIRUS - OSPEDALE

     

    Quindi, conoscere i dati giornalieri, come da bollettini, sui contagi/casi/positivi non è, in definitiva, utile?

    «Quello che veramente conta è sapere quante persone arrivano in terapia intensiva: è questo numero che dà la reale dimensione della gravità della situazione. In ogni caso questo virus ha una letalità relativamente bassa, può uccidere, ma non è la peste».

     

    A che cosa attribuisce l' attuale impennata di casi?

    «Certamente alla riapertura delle scuole. Il problema non è la scuola in sé, ma sono i trasporti pubblici su cui otto milioni di studenti hanno cominciato a circolare. Tenere aperte le scuole è, però, indispensabile».

     

    coronavirus tampone bambina coronavirus tampone bambina

    Lei è contrario o favorevole a nuovi lockdown?

    «Sono contrario come cittadino perché sarebbe un suicidio per la nostra economia; come scienziato perché penalizzerebbe l'educazione dei giovani, che sono il nostro futuro, e come medico perché vorrebbe dire che malati, affetti da altre patologie, specialmente tumori, non avrebbero accesso alle cure. Tutto questo a fronte di una malattia, la Covid-19, che, tutto sommato ha una bassa letalità. Cioè non è così mortale. Dobbiamo porre un freno a questa isteria».

     

    Parliamo adesso di quel 5 per cento di persone positive al tampone e con sintomi.

    Che fine fanno?

    «Chi ha sintomi gravi (polmonite, ndr) viene ricoverato. Ma ci sono anche i "ricoveri sociali", mi informano i clinici. Persone che hanno disturbi lievi, ma non possono stare a casa perché sono soli o perché possono infettare altre persone in famiglia o perché sono poveri e non sanno dove andare».

     

    CORONAVIRUS - TERAPIA INTENSIVA CORONAVIRUS - TERAPIA INTENSIVA

    Come funziona l'assistenza domiciliare delle persone positive?

    «Se ne dovrebbero occupare i medici di famiglia, ma non esistono regole e protocolli che li orientino nella scelta delle terapie. Sono lasciati soli».

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