Cristina Porta per “la Stampa”
Il coronavirus ha fatto alzare anche il prezzo della droga, soprattutto nelle piccole zone di spaccio come la Valle d' Aosta. Durante il confinamento, essendo molto più difficile spostarsi liberamente a causa delle restrizioni e dei continui controlli, la vita per gli assuntori di sostanze stupefacenti, soprattutto di eroina e cocaina, è diventata più difficile.
AOSTA - OPERAZIONE ANTI DROGA
La domanda era tanta, l' offerta poca, i rischi più alti, e come da legge di mercato, il prezzo al grammo è lievitato.
A fare emergere il fenomeno è stata l' inchiesta della Guardia di Finanza del Gruppo Aosta che ha smantellato un' organizzazione dedita allo spaccio. L' operazione «FeuDora» si è conclusa con l' arresto di dieci persone, nove delle quali, nonostante i precedenti per spaccio e detenzione di stupefacenti, ricevevano il reddito di cittadinanza.
Spacciare in provincia può avere i suoi vantaggi se si è organizzati e si riesce a fare arrivare la droga direttamente dalla Calabria. Proprio come faceva Giuseppe Nirta, 68 anni, calabrese di San Luca ma residente ad Aosta. Nirta, ritenuto dagli investigatori il capo dell' organizzazione criminale, era riuscito ad avere il monopolio del mercato dello spaccio in Valle d' Aosta. Così durante il lockdown, un grammo di «black catrame nero» (un tipo di eroina di bassissima qualità) costava intorno ai 60 euro, mentre un grammo di cocaina costava 120 euro. Prezzi decisamente al di sopra della media rispetto alle grandi piazze di spaccio come Torino e Milano.
cocaina
Durante la pandemia Nirta, già condannato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aveva capito di poterci guadagnare di più. Parlando con i suoi uomini sottolinea come «adesso essendoci la cosa, il virus, dobbiamo alzare il prezzo».
Giuseppe Zavaglia, un altro degli arrestati, gli risponde: «Sì, sì, infatti già da oggi 70/80, non di meno perché è inutile. Guarda è da stamattina alle 7 e mezza che hanno cominciato a chiamare».
Nelle intercettazioni emerge anche come i consumatori di Aosta siano chiaramente in difficoltà. Zavaglia continua: «Non c' è niente in giro. Sono tutti affamati». Nirta cerca di sfruttare la situazione a suo vantaggio e incoraggia anche Giuseppe Ficara - considerato dagli investigatori il suo collaboratore più stretto e finito pure lui im carcere - ad alzare il prezzo: «Se sono senza e non possono andare a prenderla perché li fermano, alzi il prezzo». Ficara gli risponde: «La sto già facendo a 70».
COCAINA
Nel corso delle indagini, i militari hanno calcolato che il giro di spaccio fruttava circa 70 mila euro al mese. «e ninostate queste cifre avevano chiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza», commentano i finanzieri. Il comandante della Guardia di Finanza di Aosta, il generale Raffaele Ditroia sottolinea come «l' organizzazione, ben radicata sul territorio valdostano, era in grado di rifornirsi direttamente dalla Calabria. Quello che fa riflettere, è come in Valle d' Aosta nonostante il numero esiguo dei residenti, vi sia una discreta piazza di spaccio».