Paolo Baroni per www.lastampa.it
lucia morselli 2
«Era la notizia che non volevamo avere» spiega Valerio D’Alò della segreteria nazionale della Fim Cisl. Al terzo giorno della guerra di Taranto, come ha anticipato ieri l’ad Lucia Morselli incontrando i sindacati di fabbrica, ArcelorMittal ha avviato le procedure per retrocedere alla gestione commissariale tutti i 10.700 dipendenti dell’ex Ilva che aveva preso in carico. Questa decisione, presa senza nemmeno aspettare l’incontro col presidente del Consiglio, segue di poche ore la lettera di disdetta del contratto di affitto/acquisto inviata lunedì ed il successivo esposto degli accordi presi dal governo italiano col gigante franco-indiano.
ilva GIUSEPPE CONTE E IL MASSAGGIO CARDIACO
«Dichiarazioni inaccettabili» quelle della Morselli, le ha definite a sua volta il leder della Fim Marco Bentivogli. Che parla di “comportamento inaccettabile, irrispettoso dei lavoratori e del Governo” la decisione di avviare la procedura di cessione ex-art 47 e la cessione di ramo d’azienda.
marco bentivogli
«Qui non si tratta solo di impianti industriali da restituire ai commissari – spiega – ma di persone e di famiglie che rischiano nuovamente di ripiombare nella più totale incertezza. Una situazione che sta sfibrando e minando la speranza dei lavoratori e delle loro famiglie. Va subito disinnescato l’alibi ad Am per mollare con la reintroduzione dello scudo penale con un decreto d’urgenza».
GIUSEPPE CONTE
La decisione della Morselli viene contestata con decisione e a Taranto ed in tutto il gruppo parte la mobilitazione: alle 15 il siderurgico si ferma. L’attuazione dell’ex art. 47 significa «mettere fine alle speranze di rilancio e ambientalizzazione del siderurgico tarantino perché ricordiamo, se Am investCo è indietro sulle e scadenze del Dpcm comunque Am ha avviato i lavori previsti dal Piano, mentre la gestione commissariale in questi anni, ha solo aumentato lo stato di usura degli impianti, azzerando le manutenzioni e abbandonando i mercati e i clienti». Ed ora «riaffidare ai commissari l’impianto, significherebbe ripiombare in una situazione disastrosa di gestione del sito, il tutto in una contesto di mercato drammatico tra calo della domanda, calo del costo dell’acciaio e dazi Usa e Cina».
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Per questo, secondo sindacati, «la prospettiva di un eventuale disimpegno vorrebbe dire lentamente chiudere ex-Ilva senza uno straccio di piano alternativo credibile, restituendo a Taranto ma anche a Genova, Novi Ligure e Salerno e le altre città che ospitano gli impianti, solamente disoccupazione senza alcuna bonifica e prospettiva di sviluppo e lavoro alternativa».
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