Cristiana Mangani per “il Messaggero”
al serraj haftar giuseppe conte
Era stato l'unico vero risultato della Conferenza di Berlino, ma al secondo round di colloqui il Comitato militare congiunto libico, i 5+5 (cinque generali dell'Lna e cinque delle forze del Gna), sembra essere già naufragato. Dopo l'ennesimo attacco aereo del generale Khalifa Haftar sul porto di Tripoli, il premier del governo di accordo nazionale Fayez al Serraj ha sbattuto la porta: «Sospendiamo la nostra partecipazione ai colloqui militari che si svolgono a Ginevra fino a quando non saranno adottate posizioni ferme contro l'aggressore e le sue violazioni» della tregua.
haftar serraj
Schierato - anche con armi e uomini - al fianco di Serraj, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha alzato la voce, minacciando di passare all'azione contro l'uomo forte della Cirenaica: «Se non si potrà raggiungere un accordo giusto attraverso i negoziati internazionali, sosterremo il governo legittimo nel prendere il controllo dell'intero Paese». Parlando al gruppo parlamentare del suo Akp ad Ankara, il leader ha, poi, attaccato la decisione dell'Ue di schierare un'operazione navale e aerea nell'est del Mediterraneo per controllare il rispetto dell'embargo di armi: «L'Unione europea non ha alcuna autorità per prendere una decisione sulla Libia», ha tuonato.
haftar lavrov
LA MISSIONE UE
Non piace, infatti, al capo di Tripoli e al suo maggiore sostenitore, l'idea di una missione che finirebbe con il penalizzare principalmente il governo riconosciuto dall'Onu, visto che - dice - «tra Egitto e Libia, in assenza di forze terrestri e con tutti i limiti della sorveglianza satellitare, il flusso di armi resterebbe aperto per l'Lna». Ieri, intanto, a Genova, è stato arrestato il comandante della nave libanese Bana - dal 3 febbraio ferma nel porto ligure - con l'accusa di trasportare armi e cingolati turchi verso il Paese nordafricano. A conferma che il movimento di armi e militari non si ferma.
Haftar, dal canto suo, è volato a Mosca dove ha incontrato il ministro della Difesa, Serghei Shoigu, reduce dalla riunione a Roma con il collega Serghei Lavrov e i due ministri italiani, Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio. Shoigu e il generale hanno ribadito che la crisi può essere risolta solo attraverso «un processo politico» e che «l'integrità territoriale» della Libia va rispettata.
khalifa haftar
Ma anche in questo caso, la versione ufficiale continua a stonare con quella reale: Haftar mostra disponibilità a chiunque incontri, mentre continua a bombardare Tripoli. I 34 colpi di artiglieria partiti dalle postazioni a 15 chilometri della città, puntati contro il porto, sembrano aver voluto lanciare un chiaro segnale: innanzitutto che il feldmaresciallo riesce ad agire militarmente senza l'aiuto dei suoi sostenitori stranieri, e poi quanto sia inutile la missione Ue.
LA NAVE ITALIANA
CONTE E SERRAJ
Il bombardamento del porto ha dimostrato, poi, che nessun posto è più sicuro in città. Due giorni fa anche la nave italiana Gorgona ha lasciato l'ormeggio per qualche ora, ed è ritornata solo in serata. Stessa cosa per le petroliere della National oil company che sono state fatte allontanare per il timore che i mezzi fossero esposti ai colpi dell'artiglieria, con tutti i rischi che questo comporta.
Il processo politico, dunque, appare ancora molto lontano. Le Nazioni Unite e l'inviato Ghassan Salamè tuttavia sperano di poter riprendere la seconda sessione del dialogo 5+5 interrotta bruscamente nella notte. Nella capitale belga si lavora a una presa di posizione europea sul bombardamento del porto: difficile, come al solito, trovare un consenso tra i 27. «Forte preoccupazione» per il raid è stata espressa anche dagli Stati Uniti, attraverso l'ambasciatore americano a Tripoli, Richard Norland, che due giorni fa ha visto Haftar. Ha dovuto, invece, rinviare l'incontro con Serraj perché era troppo rischioso.
AL SERRAJ ERDOGAN