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    ANCHE PECHINO FA CRAC - NON SOLO EVERGRANDE: L'USO MASSICCIO DELLA LEVA DEL DEBITO È STATA UTILIZZATA SENZA FRENI IN CINA NELL'ULTIMO DECENNIO PER ALIMENTARE LA CRESCITA ECONOMICA - IL COMPARTO IMMOBILIARE, CHE VALE IL 29% DEL PIL, È SCHIACCIATO DA DEBITI PER 3300 MILIARDI DI DOLLARI - NEL PRIMO SEMESTRE DELL'ANNO IN CINA CI SONO STATE INSOLVENZE SUL DEBITO DELLE SOCIETÀ NON FINANZIARIE PER 18 MILIARDI DI DOLLARI…


     
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    Andrea Franceschi per il “Sole 24 Ore”

     

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    La leva del debito è stata utilizzata senza freni in Cina nell'ultimo decennio per alimentare la crescita economica. Da tempo gli indicatori mostrano forti squilibri nel settore delle società non finanziarie il cui indebitamento - stando all'ultimo rapporto sul debito globale dell'Institute of International Finance - è arrivato a valere il 159,2% del Pil contro una media globale che si attesta intorno al 100 per cento. Sebbene nei paesi sviluppati l'indebitamento delle società non finanziarie sia cresciuto molto causa Covid, la Cina continua a svettare in questa classifica. E sono anni che questo fenomeno va avanti.

     

    Evergrande Cina Evergrande Cina

    Con gli addetti ai lavori che si dividono tra chi lancia campanelli d'allarme e chi tende a minimizzare anche tenendo conto della forza della seconda economia globale e del potere di uno stato autoritario come la Cina che in passato si è sempre dimostrato in grado di spegnere sul nascere i focolai di crisi. Il maxi-debito immobiliare Il comparto immobiliare, che vale il 29% del Pil, è senza dubbio quello in cui il ricorso al debito è stato più massiccio.

     

    Da uno screening su banca dati S&P Market Intelligence sul debito lordo delle società cinesi (quotate e non) che hanno reso pubblici i dati di bilancio emerge un ammontare complessivo che sfiora i 3300 miliardi di dollari di controvalore. Una cifra che rappresenta, con ogni probabilità, una stima per difetto dell'ammontare reale del debito del comparto edilizio cinese che in buona parte sfugge alle rilevazioni delle banche dati estere. C'è una tendenza che in ogni caso emerge con tutta evidenza dai dati: è un debito che cresce a ritmi sostenuti.

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    Senza fare un confronto con i livelli di 10 anni fa, che potrebbe essere viziato dal fatto che l'accesso ai dati non era completo, basta fare un raffronto con i dati del 2015 per notare un raddoppio del controvalore lordo. E il trend si conferma anche nel momento in cui si prende a riferimento il debito al netto della liquidità che è passato da 1100 a 2100 miliardi di dollari tra il 2015 e il 2020. La leva finanziaria Dietro la grande corsa del mattone cinese c'è la benzina del debito.

     

    È normale che sia così per un settore, l'immobiliare, che strutturalmente deve ricorrere a questo canale per finanziare i nuovi progetti. C'è da dire che nella Repubblica popolare il ricorso alla leva finanziaria è stato decisamente più aggressivo che altrove. Prova ne sia che, mediamente, il rapporto tra debito e capitale è più alto qui che nel resto del mondo. Se si prendono gli aggregati di bilancio di S&P Market Intelligence emerge che in media il debito lordo vale il 135% dell'equity contro il 107% medio delle società immobiliari europee.

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    Il rischio contagio C'è un gran dibattito in questi giorni tra gli addetti ai lavori se il caso Evergrande possa o meno essere paragonabile alla crisi di Lehman Brothers del 2008. È opinione condivisa tra gli addetti ai lavori che non si possa fare un parallelo tra i due crack. Un po' perché il settore è diverso, un po' perché il contesto in cui si manifesta è diverso e un po' perché l'economia cinese, a differenza degli Stati Uniti del 2008, è ancora relativamente chiusa e questo mette tutto sommato al riparo il resto del mondo da eventuali effetti collaterali. Resta il fatto che, ad oggi, nessuno può prevedere come evolverà la crisi.

     

    Di sicuro il centralismo autoritario cinese, tanto efficace nel contenere il contagio da Covid 19, dovrà dare prova di saper contenere una nuova tipologia di contagio: quello finanziario. Evergrande, per quanto eclatante viste le dimensioni, non è un caso isolato. Segnali di stress se ne sono già visti nei mesi scorsi.

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    Nel primo semestre dell'anno ci sono state insolvenze sul debito delle società non finanziarie per 116 miliardi di yuan (18 miliardi di dollari). Sono numeri record. Le autorità cinesi sono ben al corrente di questo problema. Dell'eccesso di indebitamento delle società immobiliare e dell'eccesso di offerta nel mercato dell'edilizia residenziale. Una cura dimagrante è stata imposta ai big del settore e in molti credono che Pechino sia orientata a non salvare Evergrande per farne un esempio per tutte le altre. Resta da capire se il gioco vale la candela.

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