Franco Giubilei per “la Stampa”
COCORICO
Si spengono le luci della vita notturna romagnola, quelle delle discoteche che un tempo dettavano legge in fatto di nuove mode e tendenze musicali. Una metamorfosi che ha cambiato volto per sempre alla Riviera, perché oggi si balla soprattutto in spiaggia, nei ristobar e ai grandi festival dance.
L'ultima vittima eccellente, un mese fa, il Cocoricò di Riccione, travolto dal fallimento alla vigilia dell' estate che ne avrebbe festeggiato il trentesimo compleanno: la celebre piramide sui colli era stata inaugurata a Ferragosto del 1989, quando la Riviera era in pieno boom discotecaro e solo in Romagna si contavano quasi 180 locali. Oggi parlano tristemente i numeri, descrivendo una realtà in via di estinzione, se è vero che ne sono rimasti in piedi «solo cinque o sei», come dichiara il presidente del Sindacato italiano sale da ballo, Maurizio Pasca.
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Sono un lontano ricordo le migrazioni di massa del weekend, quando migliaia di ragazzi accorrevano quaggiù da tutta la regione ma anche da Milano e da Roma, per poi buttarsi stremati a dormire dopo gli after-hour in pensioni a due stelle, se non direttamente in spiaggia, col sacco a pelo.
Un incubo per molti genitori, ma anche un' industria del divertimento che da vent' anni a questa parte si è avviata al declino fin quasi, appunto, a sparire, insieme coi Vip che affollavano le discoteche alla moda: lo stilista Jean-Paul Gaultier, Grace Jones e Boy George al "Cocco" (soprannome del Cocoricò), un posto dai gusti così sofisticati per dj e nuovi generi che, ai loro esordi, vennero fischiati addirittura i Daft Punk.
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E poi Vasco Rossi al Prince, Valentino Rossi ancora al Cocoricò, un imberbe Jovanotti ai suoi esordi come dj all' Aquafan. Al Pineta di Milano Marittima, facevano la fila calciatori e personaggi dello spettacolo. Ogni cosa si trasforma, dunque quel modello non poteva reggere per sempre: «Alla base della crisi delle discoteche, che in Italia in dieci anni sono calate da 8.000 a 2.500, ci sono diversi motivi - spiega Pasca -. Sono aumentati i locali abusivi, cioè stabilimenti balneari o ristoranti e pub che fanno anche ballare.
Poi ci sono le feste non autorizzate, come il rave party alla Sapienza di pochi giorni fa in cui è morto quel ragazzo. Le leggi italiane poi sono le più restrittive, soprattutto rispetto a realtà come la Francia o la Spagna; la pressione fiscale è troppo alta, quasi il 50% su ogni biglietto. Serve un albo professionale e bisogna togliere il divieto di vendere alcolici dopo le 3 del mattino». Il ministro Salvini ha risposto con la proposta del bollino blu per le discoteche e con la promessa di eliminare la limitazione per l' alcol, si vedrà.
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Per la Romagna, l' espressione usata è «declino totale: i comuni hanno messo un freno perché i giovani non creassero turbative, il Cocorico è un caso emblematico».
Da quando il 16enne Lamberto Lucaccioni morì di ecstasy dopo averla assunta mentre ballava in pista, nel 2015, la piramide non si è più ripresa: quattro mesi e mezzo di chiusura in piena estate ne hanno accelerato la fine.
Davide Nicolò, che del "Cocco" è stato direttore artistico negli anni d' oro, oltre a lavorare alla Villa delle Rose, alla Baia imperiale, al Paradiso e al Byblos (di questi oggi ne sopravvivono soltanto due, la Baia e il Byblos, ndr), ha idee molto precise sul tramonto della disco romagnola: «Noi inventavamo stili e tendenze, ricordo la Surf Dance o la Mystic Dance, con pratiche olistiche al Paradiso, e ogni anno cambiavamo scenografie, interni e dj.Venivano da tutto il mondo a vedere i nostri locali.
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Grace Jones venne al Byblos, nell' 89, a presentare Slave to the rhythm». Oggi invece non si inventa più, e «la notte muore: la discoteca viveva sulla creatività, oggi non regge la concorrenza dei grandi dj nelle arene e nei palasport. Si arriva a pagare i Vip perché vengano nel tuo locale, il che una volta era inconcepibile. E i ragazzi preferiscono andare a Ibiza: spendono di meno e trovano un mare più bello».