RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1 - TONDELIER, PHILIPPE? PARTE IL TOTOPREMIER TRA I DILEMMI A SINISTRA
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera” - Estratti
Chi andrà a Matignon? Ci vorranno forse settimane per saperlo, anche perché la nomina del premier sarà il frutto di lunghi negoziati dei partiti all’Assemblea nazionale, non più lasciata alla preferenza sovrana del presidente della Repubblica.
(…)
Il più voglioso di andare a Matignon sarebbe Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise e quindi figura importante del Nouveau front populaire, ma è giudicato «troppo divisivo» e inaccettabile per i suoi stessi alleati di sinistra, primo fra tutti Raphaël Glucksmann. Nonostante quel che ancora ieri diceva la sua deputata Mathilde Panot, Mélenchon premier è impossibile: quando questa certezza verrà messa agli atti vorrà dire che ci sarà stato un chiarimento in seno al Nfp.
Il segretario socialista Olivier Faure dice che le discussioni sono in corso tra i quattro partiti della coalizione ( insoumis , socialisti, ecologisti, comunisti) per trovare entro la fine della settimana un nome da sottoporre a Macron, e la leader ecologista Marine Tondelier si è lamentata perché Macron avrebbe già dovuto fare il primo passo e chiedere subito al Nfp, vincitore delle elezioni, di indicargli il premier da nominare.
Luc Melenchon festeggia in piazza
Potrebbe essere Tondelier quel nome? «Non è questo il punto adesso», ha risposto l’ecologista, che tradotto dal politichese vuole dire «mi piacerebbe, sono pronta, speriamo di farcela». Oppure, in area Mélenchon ma al suo posto, un candidato potrebbe essere Manuel Bompard, autore di un’ottima prestazione nei dibattiti tv. Sempre a sinistra, c’è anche l’ex France insoumise Clémentine Autain, che ha lasciato il partito in odio a Mélenchon.
Ma se Emmanuel Macron non ha ancora telefonato al Nfp, non è certo per pigrizia.
manuel bompard jean luc melenchon rima hassan
Il presidente è in partenza per il vertice Nato negli Usa, un’ottima occasione per prendere tempo e sperare che le rivalità personali e soprattutto le profonde differenze politiche portino in fretta alla disgregazione, a suo avviso inevitabile, del Nouveau front populaire.
A quel punto non sarebbe più tenuto a dare l’incarico a un esponente dell’alleanza di sinistra — che comunque non ha la maggioranza e da sola non può governare —, favorendo la nascita di una grande coalizione che l’ex premier Édouard Philippe guiderebbe volentieri, stavolta con maggiori poteri.
2 - LA SINISTRA FRANCESE CERCA IL SUO PREMIER MA TUTTI I PARTITI RISCHIANO DI DIVIDERSI
Anais Ginori per “la Repubblica” - Estratti
MARINE LE PEN - JORDAN BARDELLA - EMMANUEL MACRON - MEME BY EDOARDO BARALDI
È una corsa contro il tempo per imporre un nome, un programma, e andare al governo. Sono ore frenetiche di consultazioni e riunioni tra i leader del Nouveau Front Populaire. All’indomani di una vittoria «miracolosa», come ha ammesso qualcuno, la sinistra francese deve dimostrare di essere pronta a governare. La premessa però è mettersi d’accordo su un primo ministro, problema non secondario rimosso durante tutta la campagna elettorale.
E che ora diventa urgente risolvere per mantenere credibilità e soprattutto mettere alle strette Emmanuel Macron. «Il nome sarà deciso entro la fine della settimana» ha garantito Olivier Faure, segretario del partito socialista, escludendo che sarà Jean-Luc Mélenchon.
GOGOL BARDELLA - MEME BY EMILIANO CARLI
Più o meno nello stesso momento, Mathilde Panot della France Insoumise spiegava invece che Mélenchon «non è assolutamente squalificato ». «È lui che ha reinsegnato alla sinistra a vincere ». La leader degli ecologisti Marine Tondelier ha parlato di un profilo «consensuale», aggettivo che sembra escludere il capo della sinistra radicale. Il socialista Boris Vallaud aggiunge che il premier della gauche unita dovrà garantire ai francesi una «pace civile» in una Francia divisa in tre blocchi. E Raphaël Glucksmann, capolista alle europee dell’alleanza tra Ps e il suo movimento Place Publique, ha avvertito: «Dovremo discutere, dovremo dialogare. Bisognerà comportarsi da adulti».
(…) Macron per ora aspetta.
Ha spiegato ai collaboratori di essere sollevato dal risultato. Sciogliendo l’Assemblée Nationale, voleva un chiarimento politico che, dal suo punto di vista, c’è stato: i francesi hanno dimostrato di non essere pronti a mandare il Rassemblement National al potere. Il capo dello Stato vede Renaissance, con i suoi 98 deputati, come l’indispensabile pivot per fare una coalizione di governo. Ma il blocco centrale, che ha governato negli ultimi anni e ora conta 163 deputati tra diverse formazioni, è diviso. L’alleato Edouard Philippe, capo di Horizons (26 deputati), guarda ai Républicains che non hanno seguito Ciotti. Il partito gollista ha conservato 39 deputati, a cui si possono sommare 25 seggi di indipendenti della destra. Nei numeri la coalizione di centrodestra arriverebbe a 224 seggi.
Una parte dei macronisti, che fa riferimento all’attuale premier Gabriel Attal, punta invece su una coalizione di centrosinistra, escludendo la France Insoumise. Mettendo insieme i socialisti (64 deputati), gli ecologisti (33), i comunisti e gli indipendenti si arriverebbe a 276 seggi. Chi promuove quest’alleanza fa notare che sarebbe il risultato naturale del fronte repubblicano, i patti di desistenza che hanno sbarrato la strada all’estrema destra.Domenica, tre elettori su quattro a sinistra hanno votato candidati centristi.
La pressione della sinistra su Macron sarà massima nei prossimi giorni. Il sindacato Cgt ha gli chiesto di «rispettare la scelta delle urne». Il gioco delle coalizioni è appena cominciato. I macronisti scommettono che l’unità della sinistra andrà in frantumi e che la parte più moderata entrerà in trattativa. La nuova parlamentarizzazione della politica francese riserverà sorprese nei vari blocchi. La France Insoumise ha già una parte di deputati che si sono presentati in dissidenza e potrebbero entrare in un nuovo gruppo insieme ai comunisti. Non è neppure escluso che l’ala destra di Renaissance possa uscire per raggiungere un altro gruppo che Philippe sogna di creare con Darmanin e qualche Républicains più «responsabile».
È anche per questo che Macron ha annunciato di voler aspettare che l’Assemblée Nationale sia «strutturata » prima di prendere ogni decisione. Il 18 luglio i 577 deputati si riuniranno per formare i gruppi parlamentari ed eleggere il presidente della Camera.
Subito dopo è prevista la pausa estiva del Parlamento ma nella situazione inedita in cui si trova la Francia sarebbe un lusso. Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha ricordato che senza governo e una direzione si rischia la «crisi finanziaria» e il «declino economico ». E ieri la Confindustria francese, il Medef, ha diramato un comunicato per chiedere «una politica economica leggibile e stabile», un messaggio diretto alla sinistra.
JEAN LUC MELENCHON CON L EURO DEPUTATA FRANCO PALESTINESE RIMA HASSAN DOPO LE ELEZIONI LEGISLATIVE melenchonmanuel bompard jean luc melenchon rima hassan macron mbappè
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