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    L’INFERNO? BASTA BOKO - PARLA UNA DELLE 60 RAGAZZE SCAPPATE DALLA PRIGIONE DELLE MILIZIE ISLAMISTE: “TRATTATE COME BESTIE. CI HANNO LASCIATE PER 2 ORE IN UNA FORESTA PIENA DI SERPENTI. DUE DI NOI SONO MORTE PER I MORSI TRA DOLORI ATROCI”


     
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    Pietro Del Re per “la Repubblica

     

    STUDENTESSE NIGERIANE RAPITE NEL VIDEO DI BOKO HARAM STUDENTESSE NIGERIANE RAPITE NEL VIDEO DI BOKO HARAM

    Non è più impaurita Sakinah, ma soltanto attonita per quanto le è successo nei giorni scorsi nell’arida savana del nord-est della Nigeria, prigioniera delle milizie di Boko Haram prima di riuscire coraggiosamente a scappare assieme ad altre sessanta recluse.

     

    «Non credo che il nostro sia stato un atto di eroismo: abbiamo semmai agito per un riflesso di sopravvivenza», racconta la ragazza che era stata rapita lo scorso giugno con decine di altre donne dai guerriglieri della setta islamica a Kummabza, villaggio a poche decine di chilometri da Chibok, dove a metà aprile gli stessi jihadisti avevano sequestrato oltre duecento liceali facendo scoprire al mondo il conflitto che da anni funesta questa terra soffocata dalla miseria e dalla violenza.

     

    Raccogliamo la testimonianza di Sakinah al telefono, grazie a Mohammed Asabe, un ex camionista diventato comandante di una milizia di difesa anti-Boko Haram, conosciuto lo scorso maggio proprio a Chibok, nei giorni in cui reclutava i suoi uomini tra commercianti e allevatori esasperati dalla ferocia degli islamisti e dall’incapacità dell’esercito nigeriano.

     

    Ragazze sfuggite a Boko Haram Ragazze sfuggite a Boko Haram

    Dice ancora Sakinah: «Il ricordo più terribile? Poche ore dopo il rapimento ci hanno parcheggiate in una foresta che pullulava di serpenti velenosi: due di noi sono state morse e dopo atroci sofferenze sono morte entrambe ».

     

    La ragazza dice anche che le ore drammatiche del suo rapimento le rimarranno impresse finché vivrà: «Quella notte una cinquantina di uomini armati è piombata sul mio villaggio a bordo di pick-up sventagliando raffiche di mitra, incendiando le case e uccidendo chiunque incontrasse sul suo cammino. L’attacco è durato almeno tre giorni, al termine dei quali ci hanno caricato con loro e portate via».

     

    Solo venerdì scorso, dopo essersi liberata, Sakinah ha appreso che durante quell’assalto le falangi islamiste avevano ucciso trenta uomini, e che altri trenta, per lo più ragazzi molto giovani, erano stati anch’essi rapiti sia per arruolarli come bambini-soldato sia per farne schiavi sessuali. L’altra cosa che Sakinah ignorava fino a ieri è che il suo villaggio, Kummabza, è stato interamente dato alle fiamme. I pochi sopravvissuti alla furia jihadista hanno dovuto riparare in altri villaggi, o nel vicino Camerun.

    abubakar shekau capo di boko haram abubakar shekau capo di boko haram

     

    Dice ancora la ragazza: «Siamo state trattate come bestie. Bastava una parola di troppo per esser prese a calci o a bastonate. Ci hanno anche affamate e assetate, mentre loro mangiavano dalla mattina alla sera, davanti a noi, come per farci sentire con più crudeltà i morsi della fame. Tre donne e due bambine si sono ammalate, probabilmente per l’acqua infetta che ci davano da bere. Erano così deboli che purtroppo non sono potute scappare con noi».

     

    Quando le chiediamo se i guerriglieri hanno infierito sessualmente su alcune di loro, Sakinah non risponde, per pudore o forse perché il ricordo di quanto ha subito è ancora troppo fresco e doloroso per poterlo esternare. Ma nel silenzio, ci dice il capo della milizia di difesa, il volto della ragazza si riga di lacrime. In passato, altre donne rapite hanno testimoniato di essere state stuprate da uomini di Boko Haram, a conferma del fatto che i membri di questa setta si comportano più spesso come vili predoni che come

    Madri delle nigeriane rapite da Boko Haram Madri delle nigeriane rapite da Boko Haram

    continenti guerrieri di Allah. Degli stupri compiuti dagli jihadisti africani parla anche un recente rapporto di Human rights watch, una delle più attendibili organizzazioni umanitarie.

     

    Ma come sono riuscite a sfuggire dalle grinfie di un gruppo così efferato? «È stato facilissimo: improvvisamente non c’era più nessuno a sorvegliarci, e ci siamo semplicemente allontanate dal luogo dove eravamo segregate », spiega Sakinah, la quale non poteva sapere che nel frattempo i loro carcerieri avevano sferrato un attacco a una caserma e a un commissariato della vicina Damboa e che molti di loro erano rimasti uccisi.

    abubakar shekau capo di boko haram abubakar shekau capo di boko haram

     

    Ma nelle mani di Boko Haram ci sono ancora le 219 studentesse catturate nella notte fra il 14 e il 15 aprile a Chibok. E ogni giorno che passa diminuisce le speranza di poterle liberare, perché è verosimile che le soldatesche islamiche se le siano già spartite come bottino di guerra.

     

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