Luca Pagni per “la Repubblica”
GAZPROM
La Germania ci sta provando in tutti i modi. A giugno ha riaperto le centrali a carbone in via di dismissione. L'altro giorno ha annunciato di aver rinviato la chiusura degli ultimi tre impianti nucleari che avrebbero dovuto fermarsi a fine anno. Ma non basterà per far fronte al taglio delle forniture da parte di Gazprom, il colosso russo controllato dal Cremlino che fino all'anno scorso forniva ai tedeschi il 60% del gas naturale necessario alla produzione di energia, oltre a riscaldare case e uffici.
gasdotti in europa
Così stando le cose, l'economia è a un passo dalla recessione, per la mancanza di materia prima e per i prezzi del gas arrivati ai massimi storici in Europa. L'ultimo allarme è arrivato ieri dal presidente della Federal Network Agency, l'Authority di Berlino che regola i servizi pubblici: Klaus Mueller ha dichiarato che la Germania ha riserve di gas solo per due mesi e mezzo nel caso in cui la Russia dovesse tagliare completamente le forniture. Non ci siamo lontani: Gazprom, al momento, ha ridotto i flussi dell'80% rispetto alla media del mese di maggio, con il Nord Stream (il gasdotto che passa sotto il Baltico) a lungo fermo per lavori di manutenzione.Almeno questa è la giustificazione dell'operatore russo: in realtà, gli analisti sono convinti che il Cremlino sia abilissimo a manovrare le forniture in modo da tenere sempre elevate le quotazioni dei prezzi: da inizio giugno il Ttf, l'indice di riferimento europeo quotato alla borsa di Amsterdam ha guadagnato oltre il 150%, da 87 a 233 euro al megawattora.
OLAF SCHOLZ
Il governo del cancelliere Olaf Scholz sta correndo ai ripari per non lasciare i cittadini al freddo e le industrie senza combustibile. Ma il piano per sostituire completamente il gas russo verrà completato solo con la fine del 2023, come del resto avverrà per l'Italia. Con una differenza non da poco: la Germania - al momento - può contare solo su due fonti di approvvigionamento, il gas del Mare del Nord e Gazprom. I norvegesi hanno promesso di aumentare i flussi, ma anche loro sono stati colti nel pieno della transizione energetica verso le rinnovabili, avendo avviato il piano di dismissioni delle piattaforme off shore. E ora stanno faticando a riattivare gli investimenti necessari.
La Russia sa di giocare da posizione di vantaggio: non a caso ieri l'agenzia Reuters ha reso noto un documento del ministero dell'Economia di Mosca secondo cui il prezzo medio del gas esportato toccherà i 730 dollari ogni mille metri cubi nel 2022, il doppio rispetto all'anno prima, per poi decrescere guadualmente. Ma il 40% in più rispetto alla precedente previsione. La Germania ha varato un piano di risparmi che potrebbe portare al calo dei consumi di gas del 15% e ha ordinato 5 navi rigassificatrici, ma entreranno in servizio solo nella prossima primavera.
VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ
Così, la Germania sta già intaccando le riserve negli stoccaggi e secondo un report di S&P' s diffuso ieri comincia a fermare l'export verso i paesi confinanti. C'è da scommettere che dopo le vacanze l'emergenza energia sarà in testa all'agenda europea. Come dimostrano, negli ultimi giorni, gli appelli a costruire in tutta fretta un nuovo gasdotto dalla penisola iberica alla Francia per sfuttare i 6 rigassificatori di Spagna e Portogallo.
GASDOTTO putin e il gasdotto south stream Olaf Scholz E Vladimir Putin fornitura gas russo