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    IN ITALIA C’È LIBERTÀ DI STUPRO SE LA RAGAZZA SEMBRA UN MASCHIO? - AD ANCONA TRE GIUDICI DONNE AVEVANO ASSOLTO DUE SUDAMERICANI DALL'ACCUSA DI AVER VIOLENTATO UNA RAGAZZA PERUVIANA A SENIGALLIA, PERCHÉ L'ASPETTO FISICO DELLA VITTIMA ERA TALE CHE "SEMBRAVA UN MASCHIO" E QUINDI PER NULLA ATTRAENTE DA GIUSTIFICARE UN INTERESSE SESSUALE – DOPO IL RINVIO IN CASSAZIONE, OGGI LA CORTE D'APPELLO DI PERUGIA HA RIBALTATO LA DECISIONE: STUPRATORI CONDANNATI


     
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    Repubblica.it

     

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    La Corte d'appello di Perugia ha ribaltato la decisione della stessa corte di Ancona, dopo rinvio in Cassazione, e gli stupratori vengono condannati. Ad Ancona, infatti, due giovani sudamericani erano stati assolti dall'accusa di aver stuprato una ragazza peruviana a Senigallia, con un verdetto che faceva riferimento all'aspetto fisico della vittima che, nelle motivazioni della difesa, "sembrava un maschio" e quindi non sarebbe stata attraente da giustificare un interesse sessuale.

     

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    La decisione della Corte d'appello marchigiana aveva fatto scalpore, anche perché il verdetto era stato pronunciato da tre giudici donne. Gli imputati in primo grado erano stati condannati a cinque e tre anni per violenza sessuale, ma tra le motivazioni per l'assoluzione la sentenza d'appello diceva: "la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo "Vikingo" con allusione a una personalità tutt'altro che femminile quanto piuttosto mascolina". Poi la chiosa: "Come la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare".

     

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    I fatti risalgono a marzo 2015. La 22enne peruviana si era recata in ospedale con la madre dicendo di essere stata stuprata, pochi giorni prima, da un coetaneo, mentre un amico faceva il palo. Gli imputati si erano sempre professati innocenti, sostenendo che i rapporti erano consensuali.

     

    Nel 2016 erano stati condannati in primo grado, ma assolti in appello nel novembre 2017. La parte civile e la Procura generale di Ancona avevano fatto ricorso in Cassazione, accolto con rinvio alla Corte di appello di Perugia, che oggi li ha ritenuti colpevoli, confermando la condanna di primo grado.

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