Paolo Baroni per "La Stampa"
stipendi
Un livello di lavoro precario che non ha confronti in Europa ed una quota molto più alta di mestieri poco qualificati: il risultato è che nonostante nel 2021 il salario lordo annuale dei lavoratori italiani sia aumentato un poco, passando da una media di 27.900 euro del 2020 a 29.400 euro, non solo gli stipendi sono rimasti ancora ad un livello inferiore a quello pre-pandemico (-0,6%) ma ben il 73,2% (14,4 milioni su un totale di 19,7) ha dichiarato un reddito inferiore a quello dell'anno precedente. Soprattutto, però, è cresciuta di altri mille euro circa la forbice tra le retribuzioni italiane e quelle francesi e tedesche, con le nostre paghe che rimangono sotto la media dell'Eurozona nonostante la fortissima crescita del Pil che si è avuta l'anno passato.
STIPENDI BASSI IN ITALIA
È uno studio della Fondazione di Vittorio della Cgil, che ha incrociato gli ultimi dati su salari, occupati e dati fiscali, a puntare il dito contro un modello di sviluppo e produttivo che viene definito «non adeguato», imperniato più sulla compressione del costo del lavoro che sull'innovazione, e a confermare che la differenza fra i salari medi italiani e quelli degli altri due principali Paesi europei continua ad aumentare. Il divario tra noi e la Francia è infatti salito da 9.800 a 10.700 euro, mentre il differenziale con la Germania è passato addirittura da 13.900 a 15 mila euro.
Nell'Eurozona il salario medio annuo si attesta infatti a 37.400 euro lordi (+2,4%), in Francia supera i 40.100 (+2%), mentre in Germania arriva ad oltre 44.500 (+2,3%); paese quest' ultimo dove dal primo ottobre, tra l'altro, il salario minimo salirà ufficialmente a 12 euro l'ora.
PORTAFOGLI
«Quando in Europa salari e occupazione diminuiscono, in Italia calano di più, quando invece aumentano in Italia crescono meno», segnala il presidente della Di Vittorio, Fulvio Fammoni. «Sulla media salariale - spiega - incidono moltissimo i 5,2 milioni di lavoratori dipendenti (pari al 26,7% del totale) che nella dichiarazione dei redditi del 2021 denunciano meno di 10 mila euro annui. Se nessun dipendente ricevesse un salario annuo inferiore a 10 mila euro si otterrebbe immediatamente un recupero significativo rispetto alle medie salariali di altri Paesi».
STIPENDIO IDEALE
Secondo lo studio della Cgil a incidere sulla stagnazione dei salari reali che affligge l'Italia da decenni - è che oggi il forte rialzo dell'inflazione ha fatto diventare una vera e propria emergenza sociale assieme a quella del lavoro povero - è anche la composizione della forza lavoro occupata. In Italia risulta infatti essere meno qualificata e più precaria: da noi la percentuale relativa alle professioni non qualificate è pari a 13% a fronte di una media europea del 9,9%.
portafogli
E di contro - «per scelta di troppe imprese», segnala la Cgil - questa quota è molto più bassa nei due segmenti professionali più qualificati (dirigenti e professioni intellettuali e scientifiche): siamo infatti al 15% contro il 25% dell'Eurozona. A questo va poi aggiunto il fatto che anche nel 2021 il nostro Paese ha fatto registrare una quota di occupazione a termine superiore a quella dell'Eurozona (16,6% contro 15,3%), cresciuta poi ulteriormente quest' anno sino a raggiungere quota 3,2 milioni di addetti, nuovo record dal 1977 ad oggi. Da record anche il tasso di part-time involontario che l'anno passato ha toccato il 62,8% a fronte del 23,3% dell'Eurozona. E «come sappiamo - annota Fammoni - i tempi determinati e i part-time involontari sono incidono moltissimo sull'andamento della media salariale».
stipendio
Per Francesca Re David della segreteria confederale della Cgil «la piaga dei bassi salari può essere sconfitta solo attraverso il lavoro di qualità che vuol dire innanzitutto combattere il lavoro precario, purtroppo da anni in costante crescita. Significa inoltre contrastare il part-time involontario, che fra l'altro in alcuni settori prevede un numero bassissimo di ore». Per il sindacato «occorre poi rinnovare i contratti collettivi nazionali e recepire la direttiva europea sul salario minimo da definire attraverso il trattamento economico complessivo dei Ccnl firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Infine - conclude Re David - è fondamentale una legislazione che sostenga la contrattazione».