PALLONE IN CRISI
CASINI
CASINI
Avvicinato in mattinata da un nostro cronista, Pier Ferdinando Casini, tra il sorpreso e il divertito, si è tolto dalla corsa alla presidenza della Lega calcio: "Non esiste" ha chiarito "nessuno mi ha cercato e oltretutto non sarei mai disponibile". Poi ha concluso: "Peraltro mi ritroverei in un palese conflitto di interessi essendo un accanito e per niente obiettivo tifoso del Bologna". In Lega i casini continueranno ad avere la c minuscola.
DE LAURENTIIS
pier ferdinando casini
(ANSA) "Il presidente della Lega Serie A non deve essere politico. Qui si sono confuse le funzioni. Il presidente non è uno che deve comandare, deve rappresentare gli interessi e le decisioni di 20 società, che si esprimono attraverso il Consiglio e l'assemblea". Lo ha detto il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis, all'ingresso dell'hotel milanese dove si svolgerà la prima assemblea elettiva per il presidente della Lega Serie A dopo le dimissioni di Paolo Dal Pino.
"Oggi c'è molto da parlare di come uscire fuori dal pantano dove i precedenti hanno buttato da due anni la Lega in un immobilismo aggravato ancora di più dal Covid - ha aggiunto -. Quello che nessuno vuole capire è una cosa fondamentale, la Lega Serie A è autonoma e indipendente perché finanzia tutto il movimento calcistico. Senza la Serie A non esisterebbe la Figc, non esisterebbe la Lega B, la Lega Pro ma anche qualche altro sport. Commissariamento? Sono boutade buttate lì da qualcuno che ama mostrare i muscoli perché non ce li ha e ha bisogno di dimostrare a non so chi di averceli", ha concluso De Laurentiis.
de laurentiis
IL CALCIO IN CRISI ADESSO PUNTA SU ROBERTO MARONI
Matteo Pinci per "la Repubblica"
Dalla Lega Nord alla Lega calcio. Il mondo del pallone in crisi di liquidità e di idee ha deciso di chiedere aiuto alla politica. E per questo dal mondo politico sta pensando di attingere per il prossimo presidente della Lega Serie A. Un nome già circola con una certa insistenza tra i club del campionato: quello di Roberto Maroni.
aurelio de laurentiis
Sessantasei anni, ex presidente della regione Lombardia, due volte ministro dell'Interno, Maroni è il candidato su cui lavorano, sottotraccia, soprattutto le big: il suo amico Paolo Scaroni, presidente del Milan di cui l'ex segretario della Lega è dichiaratamente tifoso, la Juventus e soprattutto l'Inter di Beppe Marotta. Marotta e Maroni infatti si conoscono da quando, adolescenti, frequentavano il liceo classico Ernesto Cairoli di Varese, la città natale di entrambi. Oggi si riunirà la prima assemblea elettiva della Lega Serie A, ma non sarà il giorno della scelta: i presidenti la useranno per identificare un profilo su cui poi ritagliare i nomi di possibili candidati.
In realtà, dietro alle dichiarazione di facciata, al cosiddetto "profilo condiviso", si sta già cercando di radunare un consenso intorno al nome dell'ex segretario della Lega, più vicino a Giorgetti che a Salvini: una condizione che lo rende l'interlocutore perfetto per sedersi al tavolo con il governo. Indispensabile, ora che il calcio ha deciso di chiedere alla politica ristori che vadano ben oltre il rinvio dei pagamenti Irpef: prioritario nelle idee dei presidenti è sbloccare la riapertura degli stadi almeno al 75% della capienza, con la prospettiva di arrivare al 100% in primavera.
ROBERTO MARONI.
Ma i club di calcio ritengono indispensabile superare le resistenze sulle sponsorizzazioni da parte delle società di scommesse: l'ultimo tentativo si è infranto, un paio di settimane fa, sull'opposizione delle organizzazioni cattoliche invitate dalla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali al tavolo con i rappresentanti di calcio e basket. Al voto di oggi, la carta Maroni verrà tenuta comunque coperta dal gruppo delle big, per evitare agguati interni.
Il presidente laziale Lotito infatti ha altre idee e cerca appoggi politici per la candidatura del segretario generale della Siae, Gaetano Blandini. Ma non ha escluso di candidare il proprietario dell'Atalanta Antonio Percassi, anche a costo di modificare lo statuto, visto che azionisti o dirigenti delle squadre del campionato sono incompatibili col ruolo di presidente. In ogni caso, nelle prime due chiamate, il presidente si elegge con la maggioranza qualificata di 14 voti su 20. Dalla terza ne bastano 11, ossia la maggioranza semplice: un traguardo più ragionevole per imporre un candidato "politico" in una Lega spaccata a metà.
gaetano blandini foto di bacco Gaetano Blandini