lavrov putin
LAVROV, 'IN MEDIO ORIENTE SI RISCHIA UNA GRANDE GUERRA'
(ANSA) - Qualsiasi conflitto in corso nel continente eurasiatico può trasformarsi in una grande guerra: lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, all'agenzia di stampa bielorussa BelTA. "Penso che i conflitti siano tutti pericolosi a modo loro. Ognuno di loro può scatenare una grande guerra. Mi riferisco in particolare a ciò che sta accadendo in Medio Oriente", ha affermato il capo della diplomazia russa. Distruggere la Striscia di Gaza o espellere due milioni di residenti dall'enclave palestinese rischia di provocare "una crisi che potrebbe durare decenni, se non secoli", ha aggiunto, riporta la Tass.
SALEH AL AROURI, ZIAD AL NAKHALAH E HASSAN NASRALLAH - VERTICE TRA HAMAS, JIHAD ISLAMICO E HEZBOLLAH
"Ci sono diversi punti caldi lì: Siria, Libia e Yemen. Tutto questo si sta riversando nel continente africano. Tutto questo sta accadendo sulla scia della Libia. Il Paese è stato distrutto unicamente perché, a mio avviso, Gheddafi perseguiva una politica indipendente", ha proseguito Lavrov.
"Una volta convinto a rinunciare alle armi nucleari, ha ottenuto in anticipo ciò che l'Occidente stava preparando da tempo. Lui stesso è stato ucciso - ha osservato il ministro -. Hanno compiuto un'aggressione contro la Libia in violazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
silvio berlusconi gheddafi
Il Paese, che ha perso la sua sovranità, è diventato il trampolino di lancio per ingenti flussi di migranti clandestini che si sono riversati verso nord, verso l'Europa. I militanti che hanno rovesciato Gheddafi, soprattutto con armi europee, francesi, sono scesi a sud. Poi hanno cominciato a minacciare un gran numero di Paesi africani con azioni terroristiche e continuano a minacciarli"
IL PARADOSSO DI HAMAS: FA PATTI CON PUTIN MENTRE RUSSIA E CINA COMBATTONO I MUSULMANI
Estratto dell’articolo di Angelo Allegri per “il Giornale”
xi jinping vladimir putin a samarcanda 4
Scontro di civiltà e politiche di potenza. L’incontro di Mosca tra i leader di Hamas e le autorità russe mostra con evidenza plastica una delle linee di faglia più contraddittorie dell’equilibrio strategico globale. I vertici di uno dei più violenti movimenti islamici vengono ricevuti con tutti gli onori ai piani alti del Cremlino.
[…] Gli schieramenti in campo sono evidenti, ma basta osservarli con attenzione per notare un paradosso: è solo il «nemico» occidentale a garantire all’islam una piena libertà di culto, mentre gli «amici» russi e cinesi rappresentano veri e propri casi scuola di repressione e di controllo politico della religione.
RAZMAN KADYROV VLADIMIR PUTIN
Se si parla della Cina l’esempio più evidente è quello della popolazione uigura dello Xinjiang: un’intera regione, musulmana e turcofona, viene governata con norme da stato di polizia e centinaia di migliaia di persone detenute nei campi di rieducazione. […]
Più sottile e complesso il trattamento che la Russia riserva ai suoi musulmani. Gli islamici sono la prima minoranza del Paese (più o meno 14 milioni di persone, circa il 10% della popolazione) […]. Ma la sorveglianza contro i pericoli del «wahabismo» e del «salafismo» è ferrea. In Cecenia, la zona che ha riservato ai colonizzatori russi i maggiori dolori, la soluzione è stata trovata creando una sorta di signoria medievale affidata a un despota locale, Razman Kadyrov.
Putin Lavrov
Negli ultimi due anni, da fervente musulmano (anche se caucasico, con regole un po’ sui generis) ha fatto per due volte il pellegrinaggio alla Mecca. Dalle sue parti è lui e solo lui a presidiare il carattere islamico della repubblica autonoma: quello che decide è legge.
Nelle altre parti del Paese il controllo viene esercitato soprattutto attraverso un’istituzione attiva sia a livello federale che di singole repubbliche, l’Associazione spirituale dei musulmani (nella sigla russa è Dsmr), creata ai tempi dell’Urss e il cui ruolo è stato conservato. La registrazione di organizzazioni religiose o moschee indipendenti è resa difficile e chi non è registrato è tagliato fuori da ogni possibilità di pubblica. […]
SERGEI LAVROV VLADIMIR PUTIN