Paolo Cirino Pomicino per Dagospia
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La sanità del Molise sta esplodendo con un rischio mortale per tanti pazienti, molti dei quali gravi, ricoverati in due istituti a carattere scientifico, il Gemelli di Campobasso e la Neuromed (scienze neurologiche) di Isernia. L’avvicinarsi delle elezioni sembra abbia fatto uscire di senno il commissario governativo nonché presidente della Regione Donato Toma.
L’ultimo provvedimento adottato sembra da manicomio perché imporrebbe ai due centri di eccellenza di non dare più prestazioni mediche e chirurgiche a partire dallo scorso primo novembre. Tale provvedimento imporrebbe l’immediato trasferimento di centinaia di pazienti in attesa di interventi chirurgici delicati (dalla neurochirurgia alla cardiochirurgia o addirittura in terapia intensiva). Tale folle decisione, a giudizio della stampa locale sarebbe legato alla mancata ricandidatura dello stesso Toma nelle prossime elezioni regionali da parte del centro-destra.
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A sostegno del nuovo Nerone molisano c’è anche l’attività del vicecommissario Papa, avvocato pieno di interessi professionali nel settore della sanità e nominato dall’ex ministro Speranza. Ciò che sconvolge è che il tutto era già noto ai due ministri competenti del passato governo, Daniele Franco al Tesoro e Roberto Speranza alla Salute, probabilmente fuggiti impauriti davanti a queste follie.
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Oltre alla assurda decisione di dire ad un ospedale di smettere di dare prestazioni mediche ai già ricoverati, il provvedimento impone anche di non ricoverare più nessuno ed in più la Regione di Donato Toma ha “sequestrato” le risorse versate da altre Regioni per prestazioni eseguite nel 2020 e 2021 dal Gemelli e dalla Neuromed senza poi riversarle nelle casse dei due ospedali mettendo così in crisi le forniture per l’assistenza ospedaliera.
Sembra un racconto dell’orrore ma tutte le fonti lo confermano. I ministri Giorgetti e Schillaci, economia e salute, così come le relative procure della Repubblica, sinora non hanno battuto un colpo e se tutto ciò che racconta la stampa locale fosse vero, ed è vero, sarebbe urgente la rimozione immediata dei due commissari governativi ritenendola una sorta di trattamento sanitario obbligatorio a tutela della salute di centinaia di ammalati.
TOMA, L'ATTILA DELLA SANITÀ MOLISANA
Estratto dell'articolo de “il Nuovo Molise” del 28 ottobre 2022
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Si consuma sulla sanità lo scontro politico epocale per le prossime elezioni regionali. Con Toma pronto a distruggere tutto, se non dovesse ottenere la ricandidatura entro Natale e Fanelli che vuole renderlo innocuo. Ma andiamo con ordine, partendo dalla partita elettorale.
Il Governatore uscente sembra intenzionato a legale il destino della sanità molisana alla sua ricandidatura a presidente della Regione per le votazioni del prossimo anno: se entro l'anno i partiti di centrodestra non dovessero concordare di riproporlo come candidato, sarebbe pronto a fare come Attila, cioè a distruggere tutto, per rappresaglia politica; se, invece, dovesse ottenere ciò che da tempo chiede, allora troverebbe il modo di accomodare la gestione futura della sanità territoriale, con le strutture pubbliche e private. I segnali di questa strategia sono evidenti dal disfacimento della sua gestione commissariale di queste settimane. Tagli indiscriminati alle prestazioni ospedaliere, pubbliche e private. Nessun rispetto dei Lea.
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Abolizione 'sic et simpliciter' di servizi salvavita, con trasferimento dei pazienti fuori dal Molise, in presenza di strutture d'avanguardia che li potrebbero rapidamente garantire. Nessuna considerazione delle eccellenze sanitarie private operanti in regione, come Gemelli e Neuromed. Il Pos, presentato da Donato Toma, è questo e tanto altro ancora: Quello che in questi giorni sta accadendo in Molise ha due aspetti surreali: il totale disinteresse per il rispetto delle regole non scritte, del buon senso e della dovuta cortesia istituzionale, da parte della Gestione Commissariale, e, viceversa, l'interesse nascosto della stessa gestione ad usare il Pos per fini politici.
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Non sono accuse campate in aria. Donato Toma, governatore e commissario, ha più volte, pubblicamente, manifestato la sua intenzione di ricandidarsi alla presidenza della Regione. Si vota tra pochi mesi, ad aprile 2023. Senso dello Stato e rispetto delle istituzioni avrebbero voluto che, in questa fase preelettorale, Toma si fosse dimesso dal suo ruolo da commissario, o si fosse astenuto da decisioni che avrebbero inciso irreparabilmente sulla rete ospedaliera pubblica e privata.
La spesa sanitaria vale ben oltre la metà del bilancio regionale e programmare la ristrutturazione brutale e draconiana della rete ospedaliera, in un tempo ridotto e contingentato, senza consultare nessuno, ma limitandosi a tagli lineari di servizi essenziali e salvavita, rischia di far tornare il Molise un secolo indietro, quando potevano curarsi solo i benestanti, quelli che avevano la capacità economica di andare a farsi assistere fuori regione.
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C'è più di qualcuno che lancia un'altra ipotesi in campo: quella che Toma abbia voluto proporre in fretta e furia a Roma un Pos "lacrime e sangue", per poi contrattare
successivamente, con i vari attori istituzionali, pubblici e privati, eventuali modifiche ed integrazioni del Piano, chiedendo in cambio appoggio per la sua ricandidatura. Sarebbe gravissimo perché la programmazione sanitaria verrebbe usata come merce di scambio per fini politici-elettorali.
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