Nicoletta Orlandi Posti per “Libero quotidiano”
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«La morte è un' usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare», diceva Jorge Louis Borges. Eppure si tende a non parlarne, oppure quando si affronta l' argomento viene fuori tutto il nostro disagio, soprattutto quando riguarda il personale trapasso. L' appuntamento con il «tristo mietitore» è infatti uno di quelli che vorremmo poter rimandare il più possibile e magari evitare completamente ma, ahimé, non è proprio possibile. E la mente, il nostro inconscio, lo sanno.
CADAVERI
C' è chi si tocca o si fa il segno della croce, chi fa gli scongiuri e c' è chi sdrammatizza questo tabù con l' umorismo. Come Caitlin Doughty che si presenta come la «necrofora di internet».
Lei - che ha lavorato in un crematorio, ha frequentato una scuola di imbalsamazione, ha girato per il mondo per studiare i riti funebri e ha aperto un' agenzia di pompe funebri - ha appena dato alle stampe il libro Il mio gatto mi mangerà gli occhi? (Il Saggiatore, pag. 230, euro 17) con il quale risponde a tutti gli interrogativi possibili su cadaveri, sepolture e funerali svelando al lettore gli aspetti più bizzarri e inaspettati della grande livellatrice. Ma soprattutto fa pensare alla morte in modo diverso, quello più naturale.
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Compreso il fatto che perfino da morti si possono fare cose molto utili, come ad esempio donare il sangue.
TORNIAMO BAMBINI Le domande a cui risponde Caitlin Doughty sono quelle più schiette e provocatorie che escono dalla bocca dei bambini per la semplice ragione che la maggior parte degli adulti non le farebbe mai: abbiamo talmente interiorizzato l' idea che interrogarsi sulla morte sia morboso o strano che non ci verrebbe mai di chiedere a qualche esperto se possiamo usare le ossa umane come gioielli dopo la cremazione; se è vero che si vede una luce bianca nel momento in cui smettiamo di vivere o se dopo la sepoltura continueranno a crescere i capelli nella bara. O ancora: se chi vende una casa è obbligato a dire al compratore se là dentro è morto qualcuno, o se è possibile fare un funerale vichingo per la nonna.
il mio gatto mi mangera' gli occhi caitlin doughty
La Doughty, che nel 2011 ha anche creato il blog Ask a Mortician, risponde alle domande ricorrendo alla scienza e all' antropologia ma con un linguaggio ironico e leggero (anche perché alcune delle domande che le vengono poste sono davvero surreali).
Si scopre così che la pellicola da cucina è essenziale per rendere presentabile un cadavere nella camera ardente; che tutte le leggende metropolitane di morti a cui crescono i capelli o che si mettono a sedere nell' obitorio sono, appunto, leggende; che se volete diventare uno scheletro bello pulito dovete farvi seppellire in un terreno umido, argilloso e ricco di microrganismi, mentre se volete diventare una splendida mummia dovete scegliere un suolo arido. E, no, - tornando alla domanda che dà il titolo al libro - quando sarete morti il vostro gatto non vi mangerà gli occhi. O, almeno, non subito.
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È molto più facile che vi mangi il cane: in alcuni casi gli esperti forensi hanno sospettato prima un omicidio violento, poi hanno scoperto che il danno era dovuto all' attacco di Fido sul corpo già morto.
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Ma non per cattiveria: lo fa perché prova a svegliarvi. Qualcosa non va nel suo umano, è ansioso e inquieto. In questa situazione potrebbe mordicchiare le labbra del padrone proprio come gli uomini e le donne che si mangiucchiano le unghie o aggiornano la pagina social.
Il libro - che è illustrato con deliziosi disegni realizzati da Dianné Ruz - è dedicato «ai futuri cadaveri di ogni età».
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