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    IN PIEMONTE SCOPPIA LA GUERRA DEGLI OSPEDALI - DOPO TORTONA, SI RIBELLANO VERDUNO E CASALE: "NON MANDATECI I MALATI DI TORINO, DOVE CURIAMO I NOSTRI?" - L’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITÀ, LUIGI ICARDI: “NON VOGLIO NEANCHE SENTIR PARLARE DI GUERRE DI CAMPANILE SUI MALATI COVID. TORINO È UNA DELLE AREE PIÙ COLPITE, VORREI VEDERE A PARTI INVERSE: SINDACI E OSPEDALI DEL TERRITORIO SI ASPETTEREBBERO IL MEDESIMO AIUTO, O NO? QUESTA NON SI CHIAMA POLITICA MA SOLIDARIETÀ”


     
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    Guido Tiberga per “la Stampa”

     

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    «Non nel mio ospedale». La storia che potremmo intitolare così comincia con una fotografia: una lunga fila di ambulanze ritratte nel buio di Torino. Era la notte del 3 novembre, e quelle ambulanze - nonostante le ipotesi più fantasiose urlate dai negazionisti - andavano tutte verso Tortona, nell' Alessandrino, una delle città più colpite dalla prima ondata del Covid. A Tortona, 27 mila abitanti, c'è uno dei Covid Hospital del Piemonte: lì, da quella notte, sono arrivati da Torino 120 malati positivi.

     

    La storia continua con un'altra fila di ambulanze, quella che ieri da Torino si è incolonnata verso Verduno, nel cuore delle Langhe dove a marzo, dopo anni di attesa, è stato finalmente inaugurato un ospedale che l' orgoglio locale ha voluto dedicare a Michele e Pietro Ferrero, gli imprenditori simbolo del territorio.

     

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    L'ospedale di Verduno sostituisce quelli storici di Alba e Bra, serve oltre 170 mila abitanti. «Siamo l'ospedale del territorio e non ci hanno neppure detto quanti pazienti arriveranno - dice Massimo Veglio, direttore della Asl locale -, ma sarà comunque un numero spropositato. Qui sta saltando tutto: già così non riusciamo a gestire i malati ordinari».

     

    A Tortona la protesta dura da giorni. Federico Chiodi, sindaco leghista della città, prima ha chiesto che una quota di posti letto venga riservata ai suoi concittadini, poi ha stilato la lista delle «compensazioni» che si aspetta dalla Regione, dalla riapertura dei reparti di cardiologia e rianimazione all'attivazione di un day hospital pediatrico. «Il nostro sacrificio non può essere a costo zero», dice.

     

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    Nella sua battaglia, Chiodi ha trovato un sostegno bipartisan dal Pd locale, che gli ha teso una mano dopo il muro contro muro della campagna elettorale del 2019, combattuta in gran parte sulle sorti dell'ospedale. «Siamo pronti a un' azione comune - gli hanno scritto -. Da una settimana siamo senza ospedale, che fine faranno i nostri malati?».

     

    Gianluca Bardone, l'ex sindaco dem battuto da Chiodi, ha buttato la palla più in là: «Anche a me dicevano sempre che la Regione non può fare diversamente, ma se deve calare la mannaia allora meglio agli altri che a me. Perché non fare ospedale Covid quello di Casale che ha le strutture? Perché quando c'è stato da tagliare ci siamo andati di mezzo noi e Acqui?».

     

    CORONAVIRUS IN PIEMONTE - RIVOLI CORONAVIRUS IN PIEMONTE - RIVOLI

    I «nostri malati», «noi» e «loro» diventano il leit motiv della vicenda. A Casale, dove sono stati creati 108 nuovi posti letto per il Covid, l' idea stessa che possano ospitare pazienti da Torino ha provocato una smentita della Asl e la dura reazione del sindaco Federico Riboldi, un giovane leghista che chiude le sue dirette Facebook con il motto «Viva Casale, viva il Monferrato». A Verduno, Luciano Scalise, il direttore della Fondazione privata che sostiene il nuovo ospedale, dice che i conti nella provincia di Cuneo non gli tornano: «Savigliano dovrebbe avere 140 posti Covid e ne ha attivati soltanto 18, come è possibile? Ci stanno massacrando Verduno, tra poco saremo costretti a mandare i nostri malati a Verbania, o chissà dove...».

    CORONAVIRUS IN PIEMONTE - TORINO CORONAVIRUS IN PIEMONTE - TORINO

     

    Città contro città, paese contro paese. Il governatore Alberto Cirio è di Alba e questa storia la conosce bene, ma non vuole fare commenti. Per lui parla Luigi Icardi, l' assessore alla Sanità: «Non voglio neanche sentir parlare di guerre di campanile sui malati Covid - taglia corto -. Torino è una delle aree più colpite, vorrei vedere a parti inverse: sindaci e ospedali del territorio si aspetterebbero il medesimo aiuto, o no? Questa non si chiama neppure politica, si chiama prima di tutto solidarietà». Ieri, intanto, mentre qualcuno contava le ambulanze in viaggio tra una provincia e l' altra, il Piemonte ha contato 3.649 nuovi contagi e 64 morti.

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