MARIO BRESSI
L’urlo straziante di una donna ha svegliato questa mattina i pochi abitanti di Margno, piccolo comune ai piedi delle Alpi, in provincia di Lecco. Daniela Fumagalli, 45 anni, non ha smesso di piangere e urlare per ore. «Non si svegliano, non si svegliano» ha ripetuto all’infinito contorcendosi di dolore. Elena e Diego, i suoi due figli, gemelli di 12 anni, erano nel letto della loro casa di vacanza. Uccisi nel sonno dal padre, Mario Bressi, impiegato di 45 anni, che poi si è tolto la vita gettandosi dal ponte della Vittoria a Maggio di Cremeno. «Non li vedrai mai più», aveva scritto poco prima alla moglie, da cui si stava separando. Una tragedia senza fine.
MARIO BRESSI CON I SUOI FIGLI
Non appena ha letto quel messaggio, Daniela Fumagalli si è precipitata nella loro casa di villeggiatura. «Ho fatto la rampa delle scale e sono corso giù ma era troppo tardi: anche i volontari della Croce Rossa piangevano» è il racconto di Vincenzo Rizza, un vicino di casa, che ha riferito di aver sentito nella notte «dei rumori molto strani». Erano circa le 3. «Non ho pensato ai ladri e non sono uscito di casa – ha raccontato con rammarico – Se solo fossero stati più frequenti, forse avrei potuto fare qualcosa. Il pensiero di questo padre che prepara da mangiare ai suoi figli e poi li uccide è qualcosa di mostruoso».
MARIO BRESSI - I FIGLI ELENA E DIEGO
Mario Bressi e Daniela Fumagalli si stavano separando. Originari di Gorgonzola ma dal 2003 residenti a Gessate, nell’area metropolitana di Milano, la famiglia Bressi era conosciuta in paese. I carabinieri, che indagano coordinati dal pm Andrea Figoni e dal procuratore Antonio Chiappani, hanno ascoltato per circa tre ore nella caserma di Casargo la madre dei due dodicenni. Ingegnere biomedico e dirigente di un’associazione sportiva, la Asd Freeart di Gessate per cui la figlia pattinava, Daniela Fumagalli si era di recente rivolta a un avvocato di Milano, Davide Colombo, per avviare una separazione anche se la coppia viveva ancora insieme.
MARIO BRESSI CON I SUOI FIGLI
«La gente - dice il parroco don Bruno – vuole sapere il perché debba essere versato tanto sangue innocente. Ho incontrato quella madre, sembra una bestia ferita agonizzante, urla, è disperata». Il sacerdote stasera dirà una messa «di riparazione. Davanti al male si rimane sgomenti. E’ un dolore che tocca tutta la comunità che conosceva soprattutto i nonni di questa famiglia, qui in vacanza per 40 anni. Dirò una messa di riparazione anche mercoledì nella cappellina in mezzo al bosco: il male è troppo grande, va riparato».
Incomprensibile agli amici e ai vicini il gesto di Mario Bressi. Su Instagram l’impiegato ha postato una foto con i figli mentre guardano la cima delle montagne con alle spalle una piccola cappella. «Per sempre insieme» ha scritto sulla foto. I social network di Mario Bressi sono piene di immagini che lo ritraggono sorridente con i figli, fotografie di momenti spensierati scattate soprattutto in montagna. Istantanee ora ancora più drammatiche per gli amici che si sono riversati sui social.
NON DITE «FOLLIA» CI STRAZIA TUTTI L'URLO DELLA MADRE
Andrea Galli per il “Corriere della Sera”
MARIO BRESSI CON I SUOI FIGLI
Sono venti metri dalla porta del trilocale alle scale, diciassette gradini lungo la ringhiera di legno fino all'uscita della palazzina a due piani, sei scalini di pietra, il vialetto, altri cinque scalini di pietra. Chissà quante volte ha contato i propri passi anche qui, Mario Bressi. L'assassino Mario Bressi era fissato con le passeggiate, specie su queste montagne dov' è cresciuto - e dove a Natale e d'estate sono cresciuti i figli -, ma a patto di conoscere prima la strada e studiarla, a patto di far partire il cronometro e rispettare i tempi previsti, a patto di non sforare le soglie col cardiofrequenzimetro e garantirsi un allenamento efficace.
Anche per brevi tragitti: scarpe giuste, pantaloni giusti, il k-way d'emergenza nello zaino, la borraccia piena e la riserva d'acqua, i soldi in contanti, il cellulare carico, i fazzoletti per pulire gli occhiali. Le improvvise deviazioni e interruzioni di percorso gli mettevano ansia. Quest' orrore, l'ha pianificato. Il metodo e l'estrema vigliaccheria: un'unica azione prima di uscire e suicidarsi, ovvero quella di voltare il volto di Elena e Diego, senza vita ormai, così da non guardarli.
MARIO BRESSI CON I SUOI FIGLI
Vegliare a distanza, lui, il padre, in soggiorno e loro, i suoi figli, in cameretta, ma non guardarli. Un'esistenza regolare, canonica. Almeno secondo regole di famiglia e di provincia: lungo fidanzamento da giovani, la ricerca d'un lavoro, un buon stipendio, l'appartamento con un pezzo di verde e le siepi di gelsomini, la genitorialità, la frequenza, perfino eccessiva, nei centri di donazione del sangue più in verità per sottoporsi a periodici controlli che per aiutare il prossimo, appunto la seconda casa a Margno, di proprietà dei genitori, le maniere educate, sovente esagerate, e sempre, sempre in questi quarantacinque anni di esistenza, la preoccupazione di non farsi notare.
Di non farsi notare fuori posto. Che pensasse alla prima udienza di separazione come un sopruso del destino al quale ribellarsi perché mai e poi mai avrebbe potuto incontrare un problema, che l'odio contro Daniela lo stesse mangiando e andasse punito, che il progetto di attuare una vendetta, la più tremenda, lo portasse a leggere di omicidi su Internet per esser pronto e non sbagliare - per non fallire - , ecco, adesso tutto questo genera l'ovvio stupore di chiunque si fermava all'apparenza.
A Gessate, dove i vicini di casa non avevano notato malumori e sentito litigi; e a Margno, buen retiro di anziane brianzole e geografia di vie dai nomi semplici (via al Tennis, via ai Monti), dove il paese, dalla barista tatuata alla minuta benzinaia, guardava ammirato lo spettacolo dei gemelli, belli, sereni, gioiosi, guardava quel padre così controllato in presenza dei figli nei gesti e nelle parole, premuroso e dolce.
Bressi lo era comunque: se ne inventava di ogni pur di non lasciare i figli soli e annoiati col cellulare in mano. Anche venerdì. Sveglia presto, colazione con yogurt e marmellata evitando le merendine, quindi i biglietti acquistati alla vicina funivia, 12 euro gli adulti e 8 i bambini, i sei minuti di viaggio scrutando dall'alto casomai spuntassero i cervi, la passeggiata.
E i puntuali «buongiorno» agli altri escursionisti raccomandandosi con i figli di fare altrettanto. Stavano a Margno da cinque giorni. Silenzio, nel trilocale in fondo al corridoio, il volume della televisione abbassato per non infastidire la gente. Mentre Bressi preparava la cena, tra le 20 e le 21, la finestra della cameretta aperta sul vialetto, forse per ascoltarli, forse per sbirciarli, Elena e Diego giocavano; giocavano col pallone e curiosando nelle aiuole perfettamente tagliate alla ricerca di insetti, fra commoventi silenzi ché i gemelli certe cose le sanno soltanto loro. Bressi aveva fretta, non poteva aspettare il passaggio in bagno per far lavare i denti e indossare il pigiama. Forse li ha sedati per accelerare.
Si sono assopiti. Erano in calzoncini e maglietta. Li ha uccisi. L'appartamento era in perfetto ordine. Ha sparecchiato, gettato i rifiuti, tolto le briciole dal tavolo, sistemato le pieghe sul divano. Su alcuni dettagli della scena del crimine, il Corriere ha scelto di non soffermarsi. Ma su quell'urlo di Daniela, che ancora risuona nel paese più forte del boato d'una valanga, no, non si può. Ripeteva «svegliatevi, svegliatevi, svegliatevi!». Bressi ha progettato anche questa scena finale; la penultima è stata lanciarsi dal ponte. Non farsi trovare, sparire. Aveva terminato con la morte e la moglie doveva vivere.