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    LA BATTAGLIA DEGLI ULIVI DEI "NO TAP" – TENSIONE IN SALENTO CONTRO IL GASDOTTO, AMBIENTALISTI CONTRO L’ESPIANTO DEGLI ALBERI SECOLARI CHE PERO’ SARANNO TRASFERITI IN UNA MASSERIA E POI TORNERANNO AL LORO POSTO – BATTISTA: "IERI ERA NO TAV, STAVOLTA È NO TAP, SE FOSSE PASSATA QUESTA IDEOLOGIA NULLISTA NON AVREMMO FERROVIE E ELETTRICITÀ"


     
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    Bepi Castellaneta per il Giornale

    NO TAP SALENTO NO TAP SALENTO

    Lecce - Sono 211, in quel fazzoletto di terra si contano anche 16 alberi secolari, dovrebbero essere rimossi per far posto al microtunnel del gasdotto Tap, ma saranno nuovamente piantati nella stessa zona: eccoli gli ulivi al centro dell'ultimo fronte ambientalista italiano, uno scontro che all'improvviso s'è fatto rivolta a San Foca, contrada San Basilio, territorio di Melendugno, piccolo centro del Salento ad alta vocazione turistica.

     

    Dove centinaia di persone sono ferme dinanzi alla recinzione del cantiere della multinazionale che traghetterà in Europa il gas proveniente dall'Azerbaijan.

    Da questi cancelli dovrebbero sbucare i camion che portano via gli ulivi: destinazione «Masseria del capitano», il sito individuato come base di stoccaggio, dove sono già state depositate 33 piante, più 28 ieri. Il via libera all'espianto è stato dato nella tarda serata di lunedì dal ministero dell'Ambiente.

     

    NO TAP NO TAP

    Secondo il governo «sono soddisfatte le condizioni della prescrizione A44 per la porzione di progetto esaminata». Insomma, è tutto regolare: le procedure di rimozione possono andare avanti. A patto che si riesca a salvaguardare l'ordine pubblico in questo turbolento angolo di Puglia. Che in realtà da tempo è alle prese con il problema degli ulivi, un'autentica emergenza che ha investito l'intero Salento. E se dalla Tap fanno sapere che gli alberi saranno sistemati nuovamente nella stessa zona, c'è poco o niente da fare per i territori travolti dalla «Xyella fastidiosa», il batterio che ha colpito anche le piante secolari, un'epidemia che ha indotto l'Europa a decretare misure drastiche: il taglio degli alberi infetti e di quelli che si trovano nel raggio di cento metri.

     

    i no tap contro il gasdotto in puglia 5 i no tap contro il gasdotto in puglia 5

    Il problema risale al 2013, quando cominciarono a seccarsi le prime chiome degli ulivi nella zona di Gallipoli. Da allora non è cambiato molto: a decine sono stati colpiti dal batterio mentre a nulla sono valsi gli interventi della Regione. Che nel corso degli anni ha prodotto 27 delibere, senza però riuscire a modificare uno scenario che con il passare degli anni s'è fatto sempre più preoccupante nonostante il recente ottimismo manifestato dal governatore Michele Emiliano. In realtà, la mappa dell'emergenza rischia di allargarsi ulteriormente: cinque nuovi focolai della peste degli ulivi sono stati infatti individuati nelle province di Taranto e Brindisi.

     

    2. OPPORSI PER IDEOLOGIA

    Pierluigi Battista per il Corriere della Sera

     

    pierluigi battista pierluigi battista

    Stavolta il Grande Satana è un tubo di pochi chilometri che deve attraversare sottoterra il Salento per canalizzare il gas e completare un' opera fondamentale che porta energia e ricchezza. Stavolta bisogna salvare dall' espianto duecento ulivi che verranno reimpiantati al termine dei lavori, ma se ne possono impiantare tantissimi ancora in Puglia. È il no per principio, è il no in assoluto.

     

    Stavolta è un gasdotto, ma poteva essere un inceneritore, una discarica ecologicamente pulita, come quelle che in tutta Europa smaltiscono i rifiuti senza che l' aria limpida ne venga compromessa, o un treno, o una centrale idroelettrica, o una strada, o un ponte. Stavolta è No Tap, ieri era No Tav, con i manifestanti che vogliono impedire i lavori, con una sentenza del Consiglio di Stato che non deve essere applicata con sit-in e barricate.

     

    i no tap contro il gasdotto in puglia 4 i no tap contro il gasdotto in puglia 4

    Stavolta la scusa per non fare niente, per non avere infrastrutture, per rifiutarsi di avere minore dipendenza energetica, per non favorire la crescita, stavolta tutto questo è la difesa di un ulivo che potrà essere reimpiantato. E se fosse passata questa logica nullista del no generalizzato non avremmo ferrovie, non avremmo l' elettricità, non avremmo cose comode, che non sporcano, il cui impatto ambientale è stato studiato. E poi a un certo punto bisogna arrivare a una conclusione, e questa conclusione democraticamente decisa deve essere rispettata.

     

    Beninteso, non è che per non dire sempre No bisogna per forza dire irragionevolmente Sì a qualunque cosa e tutto deve essere accettato a occhi chiusi. Chissà quante porcherie si sono fatte in nome del progresso e della «religione del fare».

    Ma il No totale e assoluto è un' ideologia: non è possibile che tutto, tutto debba essere rifiutato.

    Anche se ci si arroga il diritto di parlare a nome degli ulivi.

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