strage di siriani per mano di isis 3
Fabio Scuto per “la Repubblica”
Sono passati casa per casa seminando la morte i miliziani nazi-islamisti del Califfato, decapitando gli uomini, fucilando i ragazzi, uccidendo col pugnale le donne. Una strage di militari e civili filo-governativi: 150, forse 300 i morti, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, basato a Londra, e i media di stato siriani.
Teatro della strage, sulla cui entità altre fonti esprimono dubbi, due sobborghi controllati dal regime siriano a Dayr az Zor, Ayash e Begayliya. Parte della città è sotto assedio dal marzo scorso, i miliziani dell’Is controllano oltre la metà dell’abitato, nei quartieri a nord-est della città nelle mani dei filo-governativi 200.000 civili sopravvivono alle pallottole per morire di stenti.
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L’Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce di 400 persone, tutti sunniti, sequestrate a Begayliya – tutte di fede sunnita - e trasferite nella vicina Raqqa, la capitale de facto del Califfato. Sarebbero tutti giovani: i ragazzini potrebbero essere avviati ai campi di addestramento per farne dei combattenti o dei kamikaze, le ragazze essere destinate alla schiavitù sessuale. Una vita peggiore della morte.
Lo Stato islamico sui suoi network proclama vittoria, «abbiamo conquistato il sobborgo», e spiega di aver utilizzato autobomba e trappole anti-uomo per lanciare l’assalto. Quella di Dayr az Zor potrebbe essere la strage più efferata del Califfato, già responsabile di atrocità, stupri e esecuzioni di massa, nel 2014 sempre in questa regione i nazi-islamisti hanno ucciso oltre 900 membri di un clan che rifiutava di piegarsi a loro.
mappa siria
Furono invece trucidati tutti insieme i 200 militari catturati nella base di Tabqa, nella provincia di Raqqa, caduta nell’agosto del 2014. Nell’area, i militari fedeli al governo di Bashar al Assad hanno lanciato una controffensiva, coadiuvati dal supporto aereo russo.
isis avrebbe usato armi chimiche in siria e iraq 2
A Dayr az Zor si muore ogni giorno da marzo, da quando la città è stata parzialmente conquistata dal Califfato ma i fedeli del presidente Assad hanno ancora nelle loro mani alcuni quartieri e la vicina base aerea. Ieri in città si combatteva ancora lungo la stessa linea, nella notte e all’alba i caccia russi hanno bombardato le postazioni avanzate del Califfato, più che per fermare i miliziani per proteggere i lanci di cibo e medicinali che due Tupolev hanno sganciato sulle zone sotto assedio che sono senza elettricità da dieci mesi e hanno acqua solo per tre ore la settimana. I rapporti dell’Onu parlano di 20 morti per stenti solo nell’ultima settimana.
La città è strategica per le risorse petrolifere della regione ma anche dal punto di vista militare: è il crocevia del collegamento tra Raqqa e la frontiera con l’Iraq. E proprio sulla “capitale” dell’Is in Siria si sono concentrati anche i raid aerei: 40 i civili uccisi tra i quali 8 bambini, il bilancio di tre bombardamenti stando al bilancio stilato sempre dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, che però non è in grado di non dire quale fra le aviazioni dei 12 diversi Paesi che affollano i cieli siriani abbia condotto i bombardamenti. Ieri sera, intanto, da Bagdad è arrivata la notizia che le autorità Usa hanno perso i contatti con 3 americani nella città. Si teme siano stati rapiti.
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