Silvia Guzzetti per Avvenire.it
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Il bagaglio è enorme, quindici paia di scarpe, trucchi, tanti vestiti, quasi dovessero abitare un anno, anziché un mese, nel convento delle Figlie della Divina Carità a Swaffham nel Norfolk. Cinque ventenni con tanta voglia di vivere, Paige, Gabbi, Tyla, Sarah e Rebecca, si affidano a queste suore di clausura, a un paio d’ore di strada da Londra, per un «corso di riabilitazione alla vita» di un mese.
La convivenza è raccontata nel reality Bad habits, holy orders, ovvero “Cattive abitudini, ordini sacri”, in onda sul britannico Channel Five. L’inizio è un po’ traumatico quando, dalle minigonne e gli stivaloni, le ragazze devono passare ad abiti dimessi, consegnare i telefonini, che usano anche per dieci ore consecutive, e abbandonare il trucco.
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Andare a letto alle 22 quando, di solito, si avviano verso il centro per ubriacarsi e alzarsi alle 7.15 per la Messa. Né televisione né specchi. Soltanto una telecamera per registrare le loro impressioni e l’affetto delle suore che le aiutano anche a vestirsi.
Dall’ottantenne suor Francis alla ventenne postulante suor Michaela passando per suor Thomas More e suor Anna le consorelle non si scandalizzano a scoprire che le giovani bevono parecchio e hanno perso il conto degli uomini con i quali sono andate a letto. Rebecca si ubriaca sei giorni alla settimana, ricordandosene soltanto tre, mentre Gabi è dipendente dai social network con grande preoccupazione dei genitori.
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Dalle discoteche alla preghiera il passo è lungo. Eppure le giovani cercano davvero un senso diverso alla loro vita e le consorelle sanno come offrirlo proponendo loro il piacere di una vita di lavoro in comunità che comprende anche partite a tennis o a basket, canzoni con la chitarra e un po’ di shopping equo solidale.
Quando una bottiglia di vodka arriva di nascosto nel convento tocca all’anziana Francis spiegare che il problema non è la violazione della regola ma la rottura di un rapporto di fiducia. Compare anche il padre di Rebecca che racconta come non riconosce più la figlia trasformata, da bravissima bambina appassionata di danza in una giovane nottambula mangiauomini.
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E la ragazza piange perché si accorge di essersi perduta, di amare i genitori ma di aver tradito la loro fiducia. Il silenzio e la preghiera del convento e l’amore delle suore fanno il miracolo. Se Bad habits, holy orders mette il dito nella piaga della secolarizzazione, che ha distrutto l’autostima giovanile sostituendola con dipendenze da social network, alcol e sesso, il Vangelo con il suo messaggio travolgente di verità è capace di convertire.
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«Erano le 22 e all’improvviso ho provato questo sentimento di felicità – racconta Sarah durante la serie –. Mi sono resa conto di quanto ero stata infelice. Di come, nella mia generazione, rincorri i social media come mezzo per aumentare l’ego senza arrivare da nessuna parte». «Mi sentivo depressa prima di entrare in convento – aggiunge Gabbi –.
Mi sembrava di aver perso controllo della mia vita. Le suore sono state incredibili. Non ci giudicavano ma ci guidavano aiutandoci a trovare da sole le risposte delle quali avevamo bisogno. Adesso le messaggiamo in continuazione e siamo anche diventate amiche per la pelle».
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Cosi la vita delle ragazze cambia. Rebecca si iscrive a un corso per infermiere. Paige abbandona i nightclub per l’equitazione. Tyla diventa volontaria in un rifugio per senzatetto. Gabbi manda la sua prima foto senza trucco sui social. Da quel convento sono uscite trasformate.