ATLETICA DOPING
Eugenio Capodacqua per “la Repubblica”
Una clamorosa tempesta si abbatte sull’ atletica mondiale a un anno dai giochi di Rio. Quasi un terzo delle medaglie assegnate negli ultimi 11 anni fra mondiali e olimpiadi sarebbero fortemente sospette per doping.
Lo sostiene un’inchiesta della tv Der Est e condotta in collaborazione con la BBC e il Sunday Times dal giornalista tedesco Hajo Seppelt che, tramite una “gola profonda”, prossima alla IAAF, è riuscito a mettere le mani su un enorme database della Federazione internazionale di atletica, in cui sono raccolti qualcosa come 12000 esami ematici di 5 mila atleti di primissimo piano, negli anni che vanno dal 2001 al 2012.
Ci sarebbe tutto il gotha mondiale delle discipline di fondo e mezzofondo. Russi (“il 90% dei casi sospetti”, secondo l’inchiesta), americani, spagnoli, e, soprattutto, keniani, il cui mito di insuperabili corridori degli altipiani trova squallido ridimensionamento nelle pratiche doping. Praticacce smascherate dalle drammatiche immagini tv. Epo iniettata in vena in squallidi sottoscala o depositi di merce varia in barba ad ogni benché minima norma igienica.
ATLETICA DOPING SUNDAY TIMES
Corrono per uscire dalla miseria attirati dal miraggio di premi di sponsor cui interessa solo il record e lo spettacolo. E rischiano. E qualcuno addirittura muore in circostanze molto sospette, come il maratoneta Jeoffrey Kipketer Tarno deceduto in gara nel 2013, lasciando moglie e 4 figli.
Spagnoli (per anni seguiti dal famigerato dottor Fuentes), ma anche italiani, i più in vista del mezzofondo dell’epoca. Uomini e donne. Con valori ematici sospetti ed altalenanti, come centinaia di altri atleti, per i quali due massimi esperti dell’antidoping mondiale come Parisotto e Ashenden, i luminari del passaporto biologico e dei test anti epo, ipotizzano il ricorso a pratiche illecite come la trasfusione e farmaci vietati come l’epo, anche assunta in microdosi. In tutto 146 medaglie che sarebbero da ritirare, di cui 55 d’oro. È il quadro drammatico di un’atletica truffaldina.
DOPING
Dove gli sponsor (l’inchiesta tira in ballo la Nike) pagano centinaia di migliaia di dollari per ammannire uno “spettacolo” fasullo. Emergono pesanti responsabilità dell’organismo di controllo, la IAAF. E dei dirigenti deputati. Centinaia di test definiti oggi altamente sospetti e nessun intervento.
Un quadro apocalittico. Con valori abnormi. La Iaaf aveva affidato la valutazione preliminare dei casi e la gestione del database al dottor Fischetto, come membro della commissione antidoping, il medico coinvolto nell’inchiesta su Schwazer. Ora si scopre che a dover richiamare l’attenzione della IAAF c’erano numerosi altri marciatori di livello.
SCHWAZER
Quello di Seppelt è lo stesso database al quale faceva preoccupato riferimento il dottor Fischetto nell’indagine bolzanina? Il ruolo del medico non è chiaro. Sarà l’inchiesta penale a stabilire come mai la IAAF gli affidasse informazioni così delicate, nonostante l’evidente conflitto di interessi derivante dal suo doppio ruolo di medico federale. «Vista la gravità delle affermazioni - ha commentato amaro il presidente Wada, sir Craig Reedie sarà necessario aprire immediatamente un’inchiesta. Faremo tutto il necessario per andare a fondo della vicenda». Sarebbe davvero il caso.
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