Visto che sono sparite da poco dal sito del programma, posto qui a futura memoria le parole di Salvini del 2016 su Russia e Nato: uscire dalla NATO e smettere di pensare che Putin sia uno che può invadere un paese da un giorno all’altro. Profetico, come sempre. pic.twitter.com/6r5h5oxRcY
— Selvaggia Lucarelli (@stanzaselvaggia) February 25, 2022
salvini putin
1 - DA SALVINI A CONTE, CORSA A RINNEGARE L'AMICO PUTIN IL SILENZIO DI BERLUSCONI
Alberto Gentili per "il Messaggero"
La conversione di Matteo Salvini avviene di buon mattino, alla notizia dell'invasione russa dell'Ucraina. Giuseppe Conte segue a ruota, il tempo di prendere il caffè. E se Silvio Berlusconi - che ha trascorso giorni e settimane dal 2001 tra Villa Certosa e la dacia di Sochi assieme a Vladimir Putin - tace fragorosamente, Giorgia Meloni conferma una volta per tutte la sua scelta di campo atlantista, anche se meno di un anno fa metteva a verbale: «Putin difende i valori europei».
matteo salvini vladimir putin luigi di maio
E' un risveglio ruvido, brusco e amaro quello dei filo-russi d'Italia. Vedere l'amico di Mosca stracciare il diritto internazionale e invadere l'Ucraina con carri armati, jet, truppe d'assalto, di colpo ribalta antiche certezze. Come quelle di Salvini che nel 2015, indossando una t-shirt con stampata la faccia del presidente russo, twittava: «Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin».
Putin Conte - vaccino show
Oppure quelle di Conte che nel 2018, agli albori dell'era giallo-verde, nel contratto di governo mise nero su bianco assieme a Luigi Di Maio e a Salvini «l'impegno a rivedere le sanzioni contro la Russia». Per poi dichiarare: «Quelle misure rattristano l'Italia». Acqua passata. Un feeling sbriciolato (per il momento) dalle bombe russe sull'Ucraina. Il primo a svegliarsi, si diceva, è Salvini.
SALVINI PUTIN
Ancora il giorno prima il leader leghista si era scagliato contro le sanzioni anti-Putin, ma ora corre a «condannare con fermezza ogni aggressione militare». Un po' poco. Quelli del Pd se ne accorgono. «Basta ambiguità», tuona Enrico Letta. Così Salvini ci riprova minacciando di emulare Jan Palach: «E' la Russia che sgancia i missili, sono loro a essere in torto. E la mia condanna è ferma, senza se e senza ma. Il Pd dice che devo fare di più? Mi dovrò dare fuoco sulla pubblica piazza».
silvio berlusconi e vladimir putin 9
E pur senza parlare di sanzioni, il leghista dichiara: «Bisogna tornare alla pace, costi quel che costi». Letta apprezza. Tanto più che il leghista si presenta, a sera, all'ambasciata ucraina con un mazzo di tulipani bianchi «in segno di solidarietà». Segue segno della croce e breve preghiera davanti alla targa in ottone della sede diplomatica, neanche fosse un'edicola della Madonna.
LA CONVERSIONE DI CONTE
Poi arriva l'abiura di Conte. Il leader 5Stelle stigmatizza «con fermezza» l'attacco «ingiustificato» dell'Ucraina. E chiede «una risposta ferma, coesa, unitaria dell'Unione europea». Non poco per chi, quattro anni fa, si rattristava per le sanzioni anti-Putin. In più Conte chiama l'ambasciatore ucraino e tutti i leader di partito: «Le forze politiche devono unirsi contro l'aggressione».
SALVINI PUTIN 22
Peccato che in una lunga nota dei parlamentari 5Stelle delle commissioni Esteri e Difesa si descriva il disastro provocato «dall'aggressione militare russa», le conseguenze «sull'Europa», ma non si faccia alcun accenno alle misure contro Mosca. Ancora più in imbarazzo l'ex grillino Alessandro Di Battista, che Conte ha ricominciato a frequentare. Il Che Guevara dei poveri, cultore a oltranza di posizioni terziste, cade dal pero: «Non mi aspettavo minimamente la guerra in Ucraina.
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L'ho scritto: dubito fortemente che a Putin possa interessare una guerra. Evidentemente così non è stato». Già. Più facile (ma più costoso) per Matteo Renzi prendere le distanze da Mosca. Prima definisce «inaccettabile l'assurda guerra». Poi, e questa è la sostanza, si dimette dal board della società di car-sharing russa Delimobil. Come è facile per la Meloni, da oggi negli States per un convegno del partito repubblicano, mettere alle spalle ogni simpatia per Putin: «E' il tempo delle scelte di campo.
L'Occidente sia unito nel sostenere Kiev». Rumoroso, invece, il silenzio di Berlusconi. Tanto rumoroso da spingere il deputato forzista Elio Vito a invocare «parole nette di condanna» da parte del Cavaliere, in quanto «non ha mai nascosto la sua amicizia con Putin». Invito che Berlusconi, memore delle festose giornate in dacia con il presidente russo, non accoglie.
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Si limita a far sapere ai suoi di condannare l'attacco e di mettere le sue «relazioni internazionali al servizio della pace». Ma non rilascia alcuna dichiarazione ufficiale. In più fa filtrare di essere «preoccupato» dei rischi che va incontro anche la Russia.
2 - DA BERLUSCONI AGLI ELETTI GRILLINI QUELL'ESERCITO (ORA IN RITIRATA) DEI PUTINIANI D'ITALIA
Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"
vladimir putin giuseppe conte 1
«Ma quale filo-putiniano, è una calunnia, è cambiato il contesto, sono successe un miliardo di cose, stavo all'opposizione. Non ho niente di cui pentirmi e non ho cambiato idea». Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri M5S, prova a tirarsi fuori, a spiegare che «siamo tutte persone con un cervello e una cosa è il ragionamento politico, sullo spostamento innegabile della Nato a est, una cosa l'attacco militare, che è ingiustificabile. Noi dobbiamo tutelare solo i nostri interessi.
silvio berlusconi con bush e putin
Se Putin mi ha deluso? Ma io non l'ho mai ammirato, non sono mica Salvini che lo definiva un grande politico». Fino a ieri i putiniani d'Italia erano un piccolo esercito variegato e baldanzoso, che pescava a sinistra e a destra, passando per quella nebulosa inclassificabile che è diventato il Movimento.
Oggi, si fa fatica a trovarne uno. Prendiamo Matteo Salvini, che si sentiva più a casa all'ombra della cattedrale di San Basilio che sotto la Madonnina. Quel Salvini che le sanzioni contro Putin sono «da deficienti», che lui è «un gigante», che «cedo due Mattarella per mezzo Putin» e che per amor della Russia è diventato un pacifista gandhiano. Ieri ha cambiato giacchetta: fuori la felpa moscovita, dentro la grisaglia: «Condanno con fermezza ogni aggressione militare».
matteo salvini con vladimir putin
Poi ha annunciato che non rinnoverà l'accordo di cooperazione con Russia Unita, il partito di Putin. E neanche quello dei Giovani padani siglato nel 2018, quando inneggiavano a Putin, «punto di riferimento nella difesa dei valori tradizionali e della cristianità», lamentandosi parecchio dell'«isteria anti russa». Non ne era contagiato, all'hotel Metropol, Gianluca Savoini, già presidente dell'associazione Lombardia-Russia, e ufficiale di collegamento con il nazional-fascista russo Aleksandr Dugin.
silvio berlusconi e vladimir putin
La Lega è stata dominata da una fascinazione per l'uomo forte, quel Putin che affronta a petto nudo, e colpi molto proibiti, i dissidenti. Ma gli opposti sovranismi, a lungo termine, non vanno d'accordo. Il grillo-leghismo è stato un sovranismo un po' all'amatriciana e il versante 5 Stelle è stato più dominato da un antiamericanismo vecchio stile, un tempo appannaggio delle sinistre (vedi Vito Petrocelli). Alessandro Di Battista martedì spiegava, con invidiabili capacità profetiche: «La Russia non sta invadendo l'Ucraina. Per carità, tutto può accadere ma credo che Putin tutto voglia fuorché una guerra».
berlusconi putin
E infatti. Ieri ha condannato la guerra, aggiungendo: «Ho le mie idee e me le tengo». Padronissimo. E del resto le sue idee piacciono parecchio a Giuseppe Conte, che vagheggia - in chiave anti Di Maio - un ritorno nell'alveo populista e corteggia Di Battista e la Russia. Almeno da quando, in pieno Covid, fece sfilare l'esercito russo da Roma a Bergamo, con la benedizione del leghista Paolo Grimoldi.
salvini savoini
Di Maio, con un presente di fulgido atlantista, ha il record di onorificenze a oligarchi putiniani, come avevamo scritto nella newsletter Rassegna del Corriere del 20 gennaio. Nel caso dell'avvelenamento di Alexei Navalny, leader dell'opposizione russa, la Lega si è schierata con Putin e i 5 Stelle si sono astenuti sulla risoluzione che chiedeva un'indagine internazionale. Dalle parti di Arcore, l'espressione «l'amico Putin» è diventata proverbiale, come i due colbacchi di Putin e di Berlusconi nella dacia del Mar Nero.
matteo salvini vladimir putin gianluca savoini
L'azzurro Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato, è stato persino escluso dalla corsa per il Quirinale in quanto troppo filo-russo. E a sinistra? Rifondazione è contro «gli etno-nazionalisti, collaborazionisti con il nazismo», mentre Matteo Renzi si è appena dimesso dal board della società russa Delimobil. Romano Prodi, non proprio filo putiniano ma adepto del pragmatismo, si interroga sui contratti del gas. Perché poi, alla fine, la domanda è una sola: quanto siamo disposti a esporci, a pagare, a «morire», di freddo e non solo, pur di contrastare il disegno egemonico, imperialista e antidemocratico di Putin?
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