ARRESTO DE VITO: ACEA, INDAGINE NON RIGUARDA STADIO
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(ANSA) - "Acea, ribadendo ancora una volta la sua piena fiducia nella Magistratura" in merito all'iscrizione nel registro degli indagati dell'ad Stefano Donnarumma "sottolinea con forza che questa, stante l'atto notificato, non ha nulla a che vedere con il futuro stadio della Roma ne' con le vicende riguardanti l'asserito progetto di spostare la sede del gruppo nel futuro "Business Park", che dovrebbe sorgere nei pressi dell'opera". "Quella di Donnarumma è una estraneità assoluta, e non ha comportato alcun specifico addebito da parte delle Autorità inquirenti".
ARRESTO DE VITO:ACEA, SPONSORIZZAZIONI COMPETENZA PRESIDENTE
(ANSA) - "L'unica contestazione che viene rivolta" dalla Magistratura all'ad di Acea Stefano Donnarumma "riguarda due sponsorizzazioni, del valore di 25mila euro ciascuna, realizzate nel 2017 e nel 2018". E' quanto afferma l'azienda dopo l'iscrizione nel registro degli indagati dell'amministratore delegato di cui afferma "la totale estraneità: le due sponsorizzazioni sono state decise dall'allora Presidente che aveva i poteri in materia".
LANZALONE E LUIGI DI MAIO
"Volendo andare sul punto, l'azienda precisa che tra le varie deleghe che il Consiglio di Amministrazione ha attribuito all'ingegner Donnarumma non vi è mai stata quella riferita alle sponsorizzazioni, che invece, fin dall'insediamento dell'attuale CdA (3 maggio 2017), erano nella responsabilità della Presidenza".
"Successivamente, dal 21 giugno 2018 - spiega Acea - la competenza sulle sponsorizzazioni è stata attribuita ad un Comitato Esecutivo appositamente creato e presieduto da un consigliere indipendente espressione della minoranza. Un dato di fatto che il Gruppo ha portato subito all'attenzione delle Autorità inquirenti attraverso una dettagliata relazione consegnata già nella serata di ieri. Tra la documentazione messa a disposizione degli investigatori c'è anche quella relativa proprio alle sponsorizzazioni oggetto dell'indagine" conclude l'azienda.
LUCA LANZALONE
1. CORRUZIONE, ALTRO GUAIO PER I GRILLINI - L' AD ACEA NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI
Edoardo Izzo per ''La Stampa''
Dopo Luca Alfredo Lanzalone, ex presidente di Acea in quota 5 Stelle, trema un altro super dirigente della Multiutility Capitolina. Si tratta dell' amministratore delegato, Stefano Donnarumma, che - dopo essere stato perquisito nei giorni scorsi - ora sarà iscritto sul registro degli indagati con l' accusa di corruzione. La stessa contestazione per la quale tre giorni fa è finito in manette l' ex presidente dell' Assemblea Capitolina, Marcello De Vito.
stefano donnarumma
Ed era stato proprio l' ormai ex grillino a caldeggiare la nomina di Donnarumma in Acea.
L' inchiesta è quella dei carabinieri del Nucleo Investigativo, coordinata dalla procura, sul nuovo stadio della Roma calcio. In particolare - secondo quanto filtra da ambienti investigativi - l' indagine riguarderebbe il progetto di spostamento della sede di Acea dalla storica struttura di via Ostiense al «Business Park», adiacente al futuro stadio, tanto voluto dal costruttore romano, Luca Parnasi.
Ed era stato proprio l' imprenditore, arrestato lo scorso 13 giugno, a definire in una chat con l' avvocato, Camillo Mezzacapo, il «Business Park» come: l' affare «più grande». Proprio nei messaggi WhatsApp, tra il costruttore e Mezzacapo, spunta fuori il nome di Donnarumma definito: «un caro amico».
MARCELLO DE VITO E VIRGINIA RAGGI
I due, subito dopo, si accordano per «una cena insieme», utile per dialogare sull' affare «Acea». Parnasi e Mezzacapo, intercettati dai carabinieri nel marzo 2018, gongolano. «La cosa più importante è il progetto Acea - spiega il costruttore - da quello che dice Lanzalone, e anche Donnarumma». «C' è un consenso, c' è un consenso!» aggiunge Mezzacapo. E Parnasi: «Allora qui lo stadio. Bisogna farlo molto bene! Acea diventa il trader principale del progetto, e diventa una società che ha importanza. Però su questo tema è importante che venga coinvolta anche la sindaca».
Ma, ben più della Raggi, l' avvocato Mezzacapo coinvolge De Vito. «Abbiamo chiamato il nostro amico per farlo intervenire con forza», dice al telefono rassicurando Parnasi sull' intervento dell' ormai ex presidente del Consiglio Comunale. In merito Acea fa sapere che «mai un Consiglio di amministrazione ha esaminato o discusso di un qualsivoglia documento o piano per spostare la direzione generale sui terreni di Parnasi». Intanto De Vito, in carcere da tre giorni, farà ricorso al tribunale della Libertà.
MARCELLO DE VITO VIRGINIA RAGGI
«Faremo ricorso al Riesame. E solamente successivamente il mio cliente chiederà di essere ascoltato dai magistrati», spiega il legale di De Vito, l' avvocato Angelo Di Lorenzo. «De Vito sta bene - aggiunge - e non vede l' ora di chiarire la sua posizione».
Le indagini dei carabinieri, coordinate dall' aggiunto Paolo Ielo e dai pm Luigia Spinelli e Barbara Zuin, intanto vanno avanti. Ieri fino a tarda sera sono state ascoltate come persone informate sui fatti due consigliere dei 5 Stelle: si tratta della presidente della Commissione Urbanistica, Donatella Iorio, e quella della Commissione Lavori Pubblici, Alessandra Agnello. Le audizioni sono legate al fatto che le Commissioni si sono occupate di alcuni progetti al centro della indagine, tra cui proprio il nuovo stadio della Roma. In base a quanto si apprende, inoltre, è stata interrogata anche Gabriella Raggi, indagata nel procedimento, e capo segreteria dell' assessorato capitolino all' Urbanistica.
RAGGI DE VITO
2. «NIENTE AULA, VA IN GIUNTA» COSÌ DE VITO AGGIRAVA L' ALA DURA DEL MOVIMENTO `
Valentina Errante per ''Il Messaggero''
Marcello De Vito sapeva come procedere per assicurarsi l' approvazione dei progetti che gli stavano a cuore, quelli dei suoi clienti. E quando il via libera dell' Assemblea capitolina era a rischio, per le posizioni dell' ala più intransigente del Movimento Cinquestelle, riusciva a bypassarla, orientando la giunta e garantendo un voto favorevole.
Così, per il gip Maria Paola Tomaselli, che tre giorni fa ha arrestato il politico, sarebbe accaduto a settembre 2017 per il via libera al progetto Mercati generali [...], che hanno pagato una parcella di 110mila euro all' avvocato Camillo Mezzacapo, sorprendendosi che l' approvazione non fosse passata dall' aula. Una parte di quei soldi sono finiti nella Mdl, la «cassaforte - scrive il gip - nella quale occultare gli illeciti profitti della corruzione».
L' INFLUENZA
LUCA LANZALONE
L' ex presidente del Consiglio comunale sarebbe riuscito ad esercitare la sua influenza sull' assessore all' Urbanistica Luca Montuori attraverso i rapporti con l' allora capogruppo del Movimento Cinquestelle, Paolo Ferrara, e grazie all' intervento dell' ex sindaco ombra, Luca Lanzalone, ormai a processo per corruzione. Gabriella Raggi, la caposegreteria dell' assessore, indagata e perquisita tre giorni fa, è stata interrogata a lungo ieri dai pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, che hanno convocato in procura, come testimoni, anche Donatella Iorio, presidente della Commissione Urbanistica e Alessandra Agnello presidente della Commissione Lavori Pubblici.
L' attività di De Vito sarebbe andata avanti fino alla vigilia degli arresti, per nulla scoraggiata dalla bufera dell' inchiesta Parnasi: il 12 febbraio, l' oramai ex presidente del consiglio comunale incontrava Giovanni Naccarato, nominato amministratore di Eurnova - la società di Parnasi che avrebbe dovuto realizzare lo stadio della Roma - dopo gli arresti di giugno.
BYPASSARE IL CONSIGLIO
È il 22 gennaio 2019 quando P.T., parlando del progetto di riqualificazione degli ex Mercati Generali, spiega come abbia ottenuto un iter inaspettato e rapido: «Abbiamo avuto un' accelerazione urbanistica tra ottobre e dicembre che non pensavo neanche io, per cui siamo arrivati», dice. Un' accelerazione dovuta - aggiunge il gip - «al mancato passaggio della pratica in Consiglio e all' adozione della decisione da parte della Giunta», dove gli equilibri erano cambiati a febbraio 2017, dopo le dimissioni del precedente assessore all' Urbanistica, Paolo Berdini, e dunque fosse più facile ottenere il via libera.
Stefano Donnarumma
DUPLICE INTERVENTO
«L' intervento di De Vito - si legge nell' ordinanza - è stato quindi duplice: da un canto di carattere omissivo, non avendo egli rivendicato la decisione all' aula e, dall' altro, fattivo, avendo egli speso la propria influenza interloquendo con i soggetti (Lanzalone, Ferrara e Montuori) che avrebbero potuto incidere sulla situazione per indirizzare la decisione della Giunta» Sarebbe spettato al Consiglio occuparsi del progetto, visto che dall' ultima approvazione era intervenuta in commissione una significativa variante. Spiega il gip: «Vi erano forti insistenze da parte dell' ala più radicale del Movimento, che osteggiava l' approvazione dell' intervento di riqualificazione, affinché la decisione fosse nuovamente rimessa al Consiglio».
LA CASSAFORTE
PARNASI
La cassaforte, dove sarebbero finite le tangenti divise tra De Vito e Camillo Mezzacapo è la Mdl srl. La società dove l' avvocato raccomandato agli imprenditori dal politico metteva parte delle sue parcelle, ossia la quota destinata al presidente del Consiglio comunale. Nata nel 2016, la Mdl è controllata da due società - il cui fatturato è all' esame dei carabinieri - che fanno capo alla famiglia del legale finito in manette. L' amministratore è Sara Scarpari, segretaria di Mezzacapo. Ma nella compagine sociale compaiono anche la moglie del legale, Veronica Vecchiarelli, e la mamma, Paola Comito, finita sotto inchiesta per false fatturazioni.
Il 10 per cento, invece fa capo a un commercialista, Gianluca Laconi.
Indagata anche l' avvocato Virginia Vecchiarelli, cognata di Mezzacapo, utile come prestanome per non comparire in caso di consulenze sospette. Per il giudice l' esistenza della «cassaforte dà la misura della professionalità dagli indagati in tutte le fasi che caratterizzano le operazioni illecite. Dal primo contatto con gli imprenditori fino al momento percettivo dell' utilità». Così ai soci viene contestato anche l' autoriciclaggio.
3. ADESSO RAGGI TEME NUOVI INDAGATI E CHIEDE A TUTTI IL CERTIFICATO PENALE
Simone Canettieri e Stefania Piras per ''Il Messaggero''
Il timore che non sia finita qui c' è. Anche se i vertici del M5S, da Luigi Di Maio a Beppe Grillo, serrano le fila intorno a Virginia Raggi per spronarla ad «andare avanti». La sindaca, ancora sotto choc per l' arresto del presidente del consiglio comunale Marcello De Vito, sta valutando intanto la fattibilità di una mossa dirompente: chiedere a tutti i dirigenti comunali di avanzare una richiesta alla procura (ex art. 335 del codice di procedura penale) per sapere se sono indagati.
Attraverso la risposta alla richiesta si verrà a conoscenza del numero di procedimento, nome del pubblico ministero competente, data di commissione del fatto e l' articolo di legge violato, sempre che sia già in atto un procedimento nei confronti del richiedente. Una forma di autotutela, quella della grillina, per scacciare l' incubo di nuove inchieste che si potrebbero annidare tra gli uffici del Comune (23mila dipendenti). Attenzione, però.
Per le ipotesi di reato più gravi, la comunicazione all' indagato potrebbe non essere possibile. Ma in queste ore, il Campidoglio cerca di vagliare tutti gli scenari per uscire dall' angolo. L'«ipotesi 335» è spuntata ieri dopo il vertice tra Raggi e il suo capo di gabinetto Stefano Castiglione.
LE SPONDE
Fin qui la reazione amministrativa, ma la situazione nel Comune della Capitale appare quanto mai complessa. Non ci sono solo l' arresto di De Vito, la spinta dei consiglieri ad «azzerare la giunta».
DANIELE FRONGIA VIRGINIA RAGGI
Sul tavolo della sindaca c' è anche la posizione di Daniele Frongia: l' assessore, indagato per corruzione, si è confrontato a lungo con lei giovedì sera. Un vertice - alla presenza del braccio destro di Di Maio, Max Bugani, e della consigliera regionale Valentina Corrado come responsabile degli enti locali - con picchi di tensione. L' assessore ha chiesto alla sindaca di respingere le dimissioni («Virginia, sarà presto tutto archiviato: devi fidarti di me»), ma ha trovato davanti a sé un muro: «No, Daniele, dopo tutto quello che ho passato, non se ne parla».
Sul braccio destro della pentastellata pesa anche la comunicazione «tardiva» ai vertici M5S e alla sindaca dell' indagine a suo conto. «Lo sapevi da giorni, Daniele, ma ce lo hai comunicato solo quando stava per uscire sui giornali».
Alla fine la situazione è questa: Raggi ha accettato con riserva le dimissioni dell' assessore allo Sport, ma prende tempo prima di formalizzarle in attesa degli sviluppi auspicati dai legali di Frongia. Ovvero: l' archiviazione. Al momento la pratica è congelata.
Anche per evitare ulteriori scossoni. La linea del M5S è che, come spiega il vicecapogruppo alla Camera Francesco Silvestri, «non esiste un sistema-grillino».
raggi frongia
Ma in queste ore tutti si interrogano: De Vito agiva da solo o aveva sponde tra gli assessori e i consiglieri comunali? In attesa di risposte negative, non rimane che «andare avanti». Ed è proprio Di Maio a scandire la sua certezza di prima mattina, in tv. Poco dopo, in un lungo post su Facebook - rilanciato sul blog da Beppe Grillo, che così «rompe» il suo silenzio sulla vicenda - Raggi espone la sua trincea.
«Non si torna al passato. Il giorno in cui sono stata eletta sapevo che il vecchio sistema che insieme al M5S sto scardinando con ogni mia forza, avrebbe opposto ogni tipo di resistenza», scrive la sindaca. Come annunciato da Il Messaggero in queste ore torna più che in bilico la costruzione dello stadio a Tor Di Valle, padre di tutte le disgrazie giudiziarie. Ma il Movimento rimane una pentola in ebollizione. Roberta Lombardi, storica nemica di Raggi e considerata la madre politica di De Vito, si difende da chi la tira in ballo per i presunti rapporti con il costruttore Luca Parnasi: «Gli dissi 4 volte no, non sono ricattabile, né in vendita: Sarò nemica di chi, anche dentro M5s, tradisce cittadini».