Marco Molendini per ''Il Messaggero''
tutto il resto roberto conrado su franco califano
Califano, la dolce vita quando la vita non era più dolce. Una vita da Califfo, fuori dal tempo, spericolata, senza limiti. Vizi, virtù, sprechi e talento di un cantautore fuori ordinanza, conquistatore smisurato, consumatore accanito di cocaina, uomo splendido, finto duro dal cuore tenero.
Stavolta a raccontarlo, a sei anni dalla sua scomparsa (era il 30 marzo 2013), è Roberto Conrado, amico, musicista (ha scritto per Renato Zero, per esempio Sbattiamoci, e Fatti più in là con Arbore), per lunghi anni compagno di strada, di notti senza fine, di corse in autostrada sulla Bmw lanciata a tutta velocità ascoltando Sinatra e facendo sosta ogni due ore in autogrill «per bere un caffè».
Avventure prese dagli archivi della memoria, senza badare all' ordine cronologico: ecco Tutto il resto... (edito da Pendragon), ritratto in diretta di un personaggio senza misura, un ultimo maudit convinto che l' unica strada percorribile fosse quella di respirare a pieni polmoni.
franco califano
LA STORIA CON LAURA
Un uomo d' altri tempi, a cominciare dal suo primo gruppo i «Nun c' avevano una lira», di cui le colonne erano Er Cartaro, specializzato in poker truccati, e Nino er Bello, che vendeva abiti usati a Porta Maggiore. Una galleria di ricordi con la Roma degli anni Sessanta che ancora respirava i resti dello splendore che fu. Gli ultimi bagliori del night e i primi successi di Franco, che dava le parole a due splendide canzoni di Bruno Martino: E la chiamano estate e Baciami per domani. La lunga scia di donne consumate e lasciate per strada, l' unico legame sentimentale duraturo con Laura (viene citato solo il nome di battesimo).
franco califano arrestato
Quando la donna sfinita lo lasciò (una volta fecero aprire in piena notte una lavanderia per recuperare un tubetto di coca che Franco aveva lasciato nel cappotto) per il dolore il Califfo scrisse il testo di Tutto il resto è noia. La sera in cui il sarto Schuberth lo convoca nel suo attico con un mare di candele: mentre in sottofondo suonano i Notturni di Chopin, lo stilista gli si inginocchia davanti chiedendogli di cedere alla sua corte. I tre anni a Milano, dove «se smetteva di tirare per un solo giorno si sentiva morire. Cadeva in depressione, poteva anche trattare male le sue donne, per poi pentirsi...Tanto valeva continuare a pippare».
franco califano
La droga padrona della sua vita fino a consumargli il naso, il fisico, il cuore. Racconta il libro: «Nella vita del Califfo c' è stata una compagna che non ha mai tradito. Il suo nome inizia con la c e finisce con la a, ma non è Carla, Carmela e neppure Clelia, il suo nome è cocaina». Ancora: il vano tentativo di disintossicarsi tramontato subito dopo l' uscita dalla clinica, con la ricerca di «un po' di roba per tirarsi su di morale».E poi i formidabili monologhi, la passione per le cameriere d' albergo, le guardarobiere dei night, le infermiere. Le canzoni in cui riversava il suo talento filtrato dall' avversione per la retorica: Una ragione di più, Minuetto, Un grande amore e niente più.
califano
LA PRIGIONE
Il soggiorno a Regina Coeli. Il secondo arresto al teatro Parioli, addirittura sul palco «ammanettato e portato via come un assassino», i quasi quattro anni stavolta a Rebibbia, per poi scoprire che non c' entrava nulla perché il fatto non sussisteva: «Non ce la faccio più, ti prego fate qualcosa per me» scriveva a Laura dal carcere, in una delle quattro lettere inedite che ora vengono pubblicate.
E poi la triste fase finale: difficoltà fisiche e economiche, il rosso in banca che saliva, vodka e coca, qualche serata, l' inutile reality, Music Farm, per cercare di «smuovere le acque», la caduta nel bagno.
FRANCO CALIFANO
L' addio. Franco se ne è andato presto, a 74 anni, vissuti da Califfo e bruciati perché tutto il resto era noia.
CALIFANO califano al piano califano e mita medici califano negli anni ottanta gigi rizzi e franco califano nel duemilasei PEPPINO DI CAPRI CALIFANO CALIFANO CALIFANO