valeria solesin
Jenner Meletti per “la Repubblica”
ALBERTO SOLESIN
Le calli di San Marcuola, poi via verso Rialto. «In casa no, lì c' è mia moglie Luciana che ci mette più tempo di me, a curare le ferite». Alberto Solesin, 63 anni, è il padre di Valeria, la ricercatrice uccisa al Bataclan di Parigi. Nei giorni della camera ardente, tanti hanno scritto che la famiglia Solesin, con la dignità mostrata di fronte alla tragedia, «ha restituito alla città l' orgoglio di essere veneziani e cittadini del mondo».
Signor Solesin, che cos' è la dignità?
«È la capacità di portare pesi impossibili con le spalle dritte. Portare i pesi della sorte senza lamentarsi, senza chiedere, rimanendo autonomi e coerenti con le proprie idee di solidarietà. Vede, io sono dirigente scolastico, mia moglie è insegnante. Lavorare nella scuola ci ha aiutato, perché pur nelle difficoltà la scuola resta una palestra di civiltà».
Tanti la fermano e la salutano, in queste calli. Davvero i veneziani sono orgogliosi di voi.
I GENITORI DI VALERIA SOLESIN
«Se io, mia moglie e mio figlio abbiamo potuto dare un segno di civiltà, ecco - ora uso una parola che sembra impossibile - ne sono felice. Non posso certo dire che la morte di mia figlia sia meno gravosa ma ci fa sperare che non sia stata del tutto inutile. Posso dire che forse così Valeria ha avuto una ricompensa».
Lei, già davanti all' obitorio parigino, ha detto: «Non sono una persona capace di odiare. Io e Luciana crediamo nel valori che non dividono le persone».
«Noi siamo sopraffatti dal dolore, non c' è nemmeno il bisogno di dirlo. Ma io non faccio il vendicatore di professione, nella mia vita ho seguito altri percorsi. Posso odiare una singola persona ma non un popolo, una religione. Certo, qualche problema si risolve buttando qualche bomba, ma la faccenda è più complessa.
LA BARA DI VALERIA SOLESIN
L' ho capito già davanti all' obitorio di Parigi, c' erano facce arrivate da tutto il mondo, compreso quelle del Nord Africa. È allora che ho capito che l' addio a Valeria doveva essere qualcosa che unisse tutti, con una cerimonia civile, non religiosa ma neppure laica, perché ormai questa laicità viene intesa come nemica della religione. Qualche critica l' ho ricevuta, da chi dice che siamo in guerra, che bisogna difendere la cristianità, che bisogna scegliere da quale parte stare…».
La strage di Parigi è stata compiuta con una crudeltà efferata. Come bersaglio sono stati scelti i giovani.
valeria solesin
«Alcuni degli assassini si sono tolti la vita. Io mi auguro con tutto il cuore che questa banda di criminali di guerra - che seguono un approccio folle di affermazione e seguono principi secondo i quali tutti coloro che non accolgono pienamente il Corano sono nemici da abbattere - siano duramente puniti. Ma non si può coinvolgere una religione, come tanti vorrebbero fare. Del resto, anche la nostra civiltà non è così antica. Fino agli anni '60 c' erano il delitto d' onore, i matrimoni riparatori dello stupro, le nozze combinate…».
COMMEMORAZIONE VALERIA SOLESIN
Quello della sua Valeria è stato il primo funerale in piazza San Marco dopo quello di Daniele Manin nel 1868. Qualcuno ha criticato una cerimonia così solenne.
«Noi siamo persone normali e può immaginare l' imbarazzo a parlare in una piazza come quella. Ma straordinarie sono state le circostanze. Valeria era l' unica italiana uccisa in una tragedia così grande. C'era emozione a Venezia e in tutto il Paese. Non siamo stati noi della famiglia a chiedere San Marco. La proposta è arrivata dal sindaco e dalle altre autorità. Noi abbiamo fatto la proposta della cerimonia civile. Se poi al funerale in piazza arriva il presidente della Repubblica, questo significa che il dolore e la voglia di starci vicini sono stati davvero forti».
COMMEMORAZIONE VALERIA SOLESIN
Una sepoltura a terra, accanto al nonno. Un grande mazzo di fiori inviato da "La Maire de Paris. Les élus del Paris". Come si riesce a vivere, dopo una perdita come questa?
«Io sono tornato a lavorare due giorni dopo il funerale. Questi per la scuola sono giorni delicati. Certo, in ogni momento non puoi pensare ad altro che alla figlia, con la volontà, quasi impossibile, di razionalizzare una cosa tremenda. Ma sono andato a dirigere la scuola perché non avevo alternative. Dovevo restare a casa a piangere? Oppure prendermi una vacanza? Io in vacanza, sentendomi male dentro per essere in ferie "grazie" a una disgrazia come questa? Guardi, stasera esco con mia moglie, a cena a casa di amici. Ci sono tanti altri genitori come noi, "generazione Skype", che hanno i figli sparsi in Europa e nel mondo».
COMMEMORAZIONE VALERIA SOLESIN
Dopo tanta attenzione, non c è il rischio che Valeria sia dimenticata?
«Non certo da noi. Ma che riposi in pace. Io e Luciana non vediamo l'ora che il clamore cessi. La solidarietà ci ha fatto bene. L'università che dedica un' aula a Valeria, un ospedale di Emergency che avrà il suo nome. Ma quando in Consiglio regionale ci hanno chiamato a un incontro con le scuole sulle violenze nel mondo abbiamo detto no, non ce la sentiamo. Noi siamo solo i genitori di Valeria, una ragazza che sognava tenendo i piedi per terra. Non vogliamo diventare altro».
PADRE VALERIA SOLESIN VALERIA SOLESIN BATACLAN GENITORI VALERIA SOLESIN VALERIA SOLESIN CON IL FRATELLO