Bridget Phetasy per “Playboy”
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Ho subito capito che la tecnologia avrebbe cambiato le carte in tavola nel campo della seduzione, una abilità che mi dà moltissimo piacere. Il potere di provocare un’erezione a uomini che stanno nel bel mezzo di una riunione di lavoro, a 3000 chilometri di distanza, è inebriante.
Sono attrice comica e scrittrice, invece di vivere nella paura, ho deciso di prendere il controllo della mia immagine e postare i miei selfie senza veli. Sono diventata dipendente da Twitter, dove ho messo la foto del mio profilo, ovviamente nuda. Si sa, spogliarsi per i follower è la più antica professione su Twitter. E’ servito ad attirare l’attenzione? Non come credevo. Le combriccole di Twitter ((Hollywood Twitter, Comedy Twitter, Feminist Twitter, Black Twitter, Twitter List Twitter etc.) non amano chi usa la sessualità per ottenere attenzione, a meno che non si tratti di gente già famosa, pornostar, o ciccioni. Uomini e donne sembrano concordare che essere nude e divertenti era severamente proibito.
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Molti hanno ritenuto il mio gesto una grido disperato di attenzione, ricerca di approvazione, mi hanno chiamato “puttana insicura”, “mignotta narcisista”, “donna di mezza età in crisi”. Il mio compulsivo bisogno di spogliarmi, in dieci anni è diventato un involontario esperimento sociologico. Cosa ho imparato? Sono esibizionista come tutti quelli che stanno sui social media e che amano le attenzioni, incluse quelle negative. Ma il mio esibizionismo è un atto di ribellione alle convenzioni. Voglio premere tutti i pulsanti e vedere cosa succede, a spese mie.
Ho imparato che la gente ha bisogno di etichettare: pornstar, stripper, cam girl, famosa,
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modella, femminista, nudista. L’America si dichiara un paese libero, ma si comporta in modo infantile quando si tratta di identità sessuale. E’ puritano, ossessionato dalle tette. L’appetito maschile ne è vorace. Gli uomini di tutte le età, e spesso sposati, guardano tette di donne in continuazione su internet.
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Pensavo di essere femminista, perché credo che uomini e donne debbano avere gli stessi diritti, ma le femministe mi scrivono che sono colpevole di auto-sfruttamento, di rendermi oggetto, sono sessista, bambola del patriarcato e mi fermo qui perché la lista di offese è troppo lunga. Sono le stesse femministe che hanno dichiarato “coraggiosa” Lena Dunham e mi sfugge il criterio: forse devo diventare grassa per essere chiamata “coraggiosa” invece che “zoccola” o esibizionista”?
Sono cresciuta in una famiglia cattolica, mi hanno insegnato a vergognarmi del mio corpo ma poi ho imparato a fondere spiritualità e sessualità. Sono stata stuprata da adolescente ma la mia nudità non è una reazione al trauma: è sbagliato cercare la patologia in ogni donna che si comporta in maniera diversa dalla norma.
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Anche se mi spoglio, non significa che sia una donna meno rispettabile. Non sono una pornostar, solo una che non ama i vestiti. Il problema è di chi mi guarda, non mio. Io ho una sola regola: nessuna foto della vagina. Gli uomini mi supplicano, ma io la tengo per il mio fidanzato. I genitori dei miei follower mi odiano, pensano che io sia un pessimo esempio per i figli, allora voglio dire loro: i vostri figli fanno di peggio, guardano il porno estremo on line, fanno sexting e seguono le Kardashian. Chi mi guarda si masturba, lo so, non mi disturba se se lo tiene per sé. Continuo a pensare che le tette salveranno il mondo, sono il metodo più immediato per far sorridere qualcuno, dopo le pessime notizie dei tg.
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