Lorenzo Franculli per Fuorigioco - La Gazzetta dello Sport - gazzetta.it
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Calcutta in Gazzetta. In sala interviste, chi scrive gli passa il cellulare. Lui basito: "Pronto, chi è?". "Ciao Calcutta, sono Dario, Dario Hubner. Ti volevo fare i complimenti per la tua musica, e ringraziarti per la canzone". E lui, intimidito: "Ma no dai. Ciao bomber è bello sentirti! Dobbiamo conoscerci di persona però, ok?". "Sì, dai. Mi piacerebbe regalarti la mia maglia". "Di quale squadra?", "Mah, il Brescia la duplica ancora. Può andar bene?". "Certo Bomber!". La sorpresa a Edoardo D’Erme detto Edo in arte Calcutta è riuscita: 1-0 e palla al centro. Classe 1989, di Latina, è lui l’esponente di spicco della scienza ItPop (un tempo Indie). Un cantautore col tocco magico.
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Tre dischi all’attivo (Forse…, Mainstream, Evergreen) tutti strapremiati e stravenduti, Calcutta è in questo periodo in tour con la sua band e tutte le date sono praticamente sold out: il 21 gennaio è stato al Mediolanum Forum di Milano; poi eccolo a Bologna (23); Bari (25); Napoli (26) Roma (5-6 febbraio), Acireale (9). Schivo, sarcastico, sempre con la voce bassa, il "Cassano della musica italiana" (parole sue) s’accende se può parlare di calcio "in campo mi metto davanti alla difesa, ho piedi buoni alla Pirlo", ma si nasconde se gli si chiede del Fantacalcio "sono troppo scaramantico.
Ma i pagellisti della Gazzetta li vorrei incontrare, per polemizzare". D’altra parte, il calcio è materia da cui Calcutta trae ispirazione. Oltre alla canzone dedicata all’ex attaccante di Cesena, Brescia (qui ha giocato con Baggio e Guardiola) e Piacenza (capocannoniere nel 2001-02 assieme allo juventino Trezeguet), ne aveva scritta un’altra: Frosinone in A. "Mi piacciono i personaggi talentuosi ma umani. Che sciolgono il cuore".
Come le è tornato in mente Hubner?
"Noi passiamo serate e serate a chiederci: Tee looo ricordiii (così, a mo’ di cantilena, ndr) quel difensore… come si chiamava? E poi: Te looo ricordiii quel portiere? E quell’attaccante? E cacciamo fuori sempre dei nomi assurdi. Insomma, una sera è uscito Hubner, ma a dire il vero il suo nome mi è sempre girato in testa. Poi qualche tempo dopo, a Sperlonga, mi sono messo a leggere la sua storia, il suo gran rifiuto alla Premier League per andare a Piacenza ed essere così più vicino alla moglie che stava a Crema. Eh niente, ho pensato a queste cose e ho scritto la canzone".
Di lui, l’ex presidente del Brescia Corioni disse: "Senza grappa e sigarette sarebbe il numero 1"…
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"La canzone vuole essere il mio personale tributo a una persona di valore e di spessore".
È vero che le ha scritto il figlio di Hubner?
"Sì, il giorno che è uscita la canzone. Era felice. E stupito. E mi ha detto: 'Ora lo dico a mio padre, grazie davvero'".
Trova che il calcio abbia perso quel romanticismo dei tempi di Dario?
"Forse sì, ma ho una sensazione: secondo me può tornare quello di un tempo».
C’entra CR7 in Serie A? «No, quello no. Anche se, a dirla tutta, il suo arrivo che è stato così fragoroso potrebbe spostare gli equilibri. Non lo so… magari è una cosa positiva".
E a proposito di personaggi, lei si è definito il Cassano della musica italiana…
"FantAntonio mi piace: 'Gioco, no mi ritiro, mia moglie, mi ritiro, però se… mi ritiro'. Pure lui ha preferito la vita, in qualche modo, come Hubner".
Lei è affascinato da queste figure talentuose, ma…
"...Che scelgono col cuore".
Un altro sport?
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"Sono molto italiano, seguo solo il calcio. Infatti sono venuto qui in redazione anche per minacciare i pagellisti della Gazzetta che mi fanno perdere a Fantacalcio".
E come sta andando il Fanta?
"Sono ancora ferito dall’asta di gennaio, in grande difficoltà".
Parliamo di canzoni, quelle con un taglio sportivo come la Leva calcistica del 1968 di De Gregori o Una vita da mediano di Ligabue, quale le sarebbe piaciuto scrivere?
"Bella domanda: forse Nuvolari di Dalla. Quella è la più bella di tutti…".
Lei ha collaborato con tanti artisti da Elisa ai Tiromancino, anche nella musica vale il principio “la squadra prima di tutto”?
"La squadra sono le persone che lavorano con te tutti i giorni. La band. Il discorso sulle collaborazioni è diverso. Certo, capitano. È lavoro. Ma di norma preferisco fare da solo".
Insomma, non gioca da “veneziano”, ma nemmeno da difensore…
"Sono uno che ti mettono a giocare dietro, ma non dovresti stare là…".
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Traducendo: «Uno davanti alla difesa, alla Pirlo»?
"Sì. Non volevo fare nomi".
Ma giocate mai a calcio prima o dopo i concerti?
"Due anni fa abbiamo sfidato i Selton, un gruppo folck rock brasiliano. Abbiamo perso, ma ai rigori. Una sfida Italia-Brasile".
Un match improvvisato tipo Marrakech Express?
"Sì, a mezzanotte dopo un concerto vicino a Latina. Ma i brasiliani giocano in maniera diversa. Noi sudati come bestie, grande difesa, tiravamo di punta, loro velocissimi, dalla tecnica sopraffina e si divertivano pure. Bastardi!".
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