Francesca Pierantozzi per "il Messaggero"
LAUREN CATON 11
Lauren Caton ha realizzato il suo sogno: da qualche mese lavora in un importante centro ippico in Francia. È un maneggio per cavalli da competizione, che partecipano ai più importanti concorsi di salto ostacoli. L'incubo di Vilamoura è lontano, abbastanza da poterlo raccontare.
Per due anni Lauren ha cercato di dimenticare. La paura che la condannava al silenzio si è allontanata un po' un giorno di gennaio dell'anno scorso, quando arrivò a casa dei suoi, in Inghilterra, la notizia che lui era stato arrestato. Che altre donne lo avevano accusato, che aveva commesso altri crimini, che non era toccato solo a lei. Poi con l'epidemia e i lockdown tutto si è fermato, anche il processo che avrebbe dovuto svolgersi entro il 2020 a Faro, capitale dell'Algarve. Per fortuna non l'hanno nemmeno chiamata a testimoniare.
Donald Fernandes
LA SENTENZA La sentenza è arrivata due settimane fa: Donald Fernandes, oggi 37 anni, nazionalità canadese e portoghese, è stato condannato a 14 anni di carcere per sequestro, stupro, violenze e minacce. A lei è stato riconosciuto un risarcimento di 10mila euro. «I soldi non contano niente, mi aiuta sapere che resterà in carcere, anche se non dimenticherò mai quello che ho passato». Per dieci giorni, alla fine del maggio 2019, Lauren è stata prigioniera a casa di Fernandez.
È stata violentata, minacciata, ma anche ed è soprattutto questo che vuole testimoniare oggi pesantemente condizionata mentalmente, tanto da non riuscire a scappare. «Guardi certi film e ti dici che no, che a te certe cose non capiteranno mai, che in quelle situazioni sapresti cosa fare, e invece la realtà è proprio quella dei film. Ho avuto talmente paura di morire che ho avuto paura di fare qualsiasi cosa. Lui era chiaramente instabile, ho pensato che mi avrebbe ucciso».
Alla fine, Lauren è riuscita a liberarsi quasi come in un film inventandosi un segnale di aiuto prima che le violenze domestiche esplose con il Covid facessero nascere il famoso gesto di allarme internazionale con la mano.
villa algarve
A salvarla è stato uno scambio di sguardi con il cameriere di un bar e un messaggio di aiuto lasciato su un fazzoletto di carta. Lo ha raccontato lei ieri al Daily Mail, ma due settimane fa, è stata la giudice Ana Lucia Cruz del tribunale di Faro, a ricordare i fatti nella sentenza contro Fernandez. Il 5 giugno 2019 Fernandes è talmente sicuro che Lauren non fuggirà, che la porta con lui al Forum Algarve, un frequentato centro commerciale. Lei è prigioniera da dieci giorni nella sua villa a Boliqueime nell'entroterra selvaggio e semideserto dell'Algarve.
Anche se una volta è riuscita a scappare saltando il cancello, le grida di spavento con cui ha chiesto aiuto a una vicina non sono servite e alla fine è tornata da sola nella sua prigione, temendo di essere riacciuffata e uccisa dal suo carceriere. In quel bar, però, ha incrociato lo sguardo di un giovane cameriere che poco prima Fernandes aveva malamente apostrofato per un problema sul menu.
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LA RICHIESTA DI AIUTO Senza dire niente, butta in terra un tovagliolino di carta su cui, in bagno, ha scritto: «Non dica niente, sono una persona scomparsa, per favore chiami la polizia». Il ragazzo che lei non ha mai più visto le ha creduto, ha chiamato delle guardie del centro commerciale, che hanno fermato l'uomo, chiesto a lei se andava tutto bene, e finalmente l'hanno liberata.
Dopo qualche tempo, si è scoperto che Fernandes aveva un ricco passato giudiziario, una condanna per omicidio colposo durante una rapina in cui fungeva da autista, poi altre accuse di violenze e un'altra per stupro da parte di una turista brasiliana. Sua complice ma Lauren assicura che si tratta di un'altra vittima manipolata la compagna Soukayana El Khayati, che ha continuato a difenderlo anche in tribunale.
Fernandes ha sempre negato tutto, ha parlato di «un complotto» contro di lui e ha giurato di «non aver mai costretto nessuno». «Ero paralizzata dalla paura, è tutto quello che posso dire e quello che può spiegare perché, per esempio, non ho cominciato a urlare mentre ero per strada o al centro commerciale con lui ha raccontato Lauren sarò sempre riconoscente al ragazzo che ha creduto al mio biglietto».
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