Silvia Bignami per la Repubblica
PRODI RENZI
Oltre mezz' ora di colloquio a quattr' occhi, al terzo piano della Johns Hopkins, dopo un dibattito serrato, ieri pomeriggio, sull' Europa, a colpi di battute su chi «è più a sinistra» e di rimproveri sulla "rottamazione". Matteo Renzi cerca un disgelo con Romano Prodi, dopo mesi di battute e di distanza, col professore bolognese che da giorni non perde occasione per ammonire e indirizzare il Pd a sostenere il governo e a non tentare la strada elettorale, «altrimenti sono pasticci».
Finalmente seduti soli, nell' ufficio del direttore dell' università americana Michael Plummer, che ha ceduto loro la sua stanza per un colloquio privato, Prodi parla apertamente all' ex premier: «Il Pd deve essere un partito di centrosinistra.
ROMANO PRODI MATTEO RENZI
Di centro-pausa-sinistra. Se diventa un partito di sinistra-pausa- destra, allora non va bene».
Sul piatto c' è la natura del partito e la legge elettorale da fare per bene, per non stravolgere anche il Pd, costringendolo nel quadro proporzionale a una alleanza con la destra. E Prodi dice la sua sulla proposta di legge elettorale presentata dai dem, una sorta di Mattarellum con il 50% di collegi, ma mette paletti: «È già qualcosa, a patto però che non venga stravolta, non si scenda solo il 50% dei collegi» sottolinea. Non c' è nemmeno bisogno invece di parlare di alleanze, perchè le posizioni sono chiare. Prodi vuole la ricomposizione della sinistra, Renzi non può permettersi che la sinistra si ricomponga senza il Pd, magari sotto le bandiere di Giuliano Pisapia e magari con la benedizione del Professore bolognese.
MATTEO RENZI ROMANO PRODI
Ecco quindi la necessità di ricucire col padre dell' Ulivo, che da giorni elargisce ammonimenti al Pd, e che anche nel dibattito pubblico di ieri alla Johns Hopkins sulla vittoria di Emmanuel Macron in Francia e sull' Europa non ha rispatmiato stoccate al segretario Pd. Prima ancora dell' arrivo di Renzi, Prodi già concorda con Lazar sul fatto che mentre Macron ha fatto un partito nuovo, del tutto «deideologizzato » e che «nel nome, En marche, porta la spinta al rinnovamento », Renzi ha «conquistato il Pd e lo ha trasformato in partito personale, il Pd di Renzi ».
PRODI RENZI
Il Prof ci rimugina ben due volte su questo, alludendo che anche il nome del Pd a un certo punto potrebbe cambiare: «Il Pd si chiama ancora cosí. Ancora... ». Quando arriva Renzi, l' unico momento in cui i due sembrano in sintonia, è quando il segretario Pd sottoscrive in toto l' appello di Prodi a votare a scadenza e fare una legge elettorale non proporzionale, «altrimenti i problemi vengono dopo».
RENZI PRODI
Per il resto è un diluvio di frecciate. «Sono seduto a sinistra di Prodi» scherza Renzi. «Dipende da che parte si guarda il tavolo» lo gela l' altro. «La parola rottamazione non mi è mai piaciuta» sorride il Professore. «Questa frase non me l' aspettavo» incassa Renzi. Schermaglie che alla fine si chiariscono a quattr' occhi.
«È stata una chiacchierata piacevole » dice alla fine Renzi, e sono le stesse parole che usa anche il Professore. Su questo, alla fine, sono d' accordo.
PRODI LASCIA P.CHIGI DOPO L'INCONTRO CON RENZI