1- TROPPI DECIBEL E IL MONDO RESTA FUORI “MA NON POSSIAMO VIETARLE AI PEDONI”
TRAVOLTA DAL TRENO A MILANO CERTOSA
Luca De Vito per “la Repubblica”
«Cuffie e auricolari di bassa qualità sono quelle che non lasciano passare nessun rumore esterno. E sono le più pericolose». Per Augusto Sarti, docente di elaborazione di segnali audio al dipartimento di elettronica del Politecnico di Milano, non ci sono dubbi: camminare con le cuffie non è mai esente da rischi. «Anche con quelle di qualità migliore, che lasciano filtrare qualcosa dall’esterno, si perde la dimensione del tridimensionale e non si capisce bene da dove arrivi il suono.
TRAVOLTA DAL TRENO A MILANO CERTOSA
C’è poi il problema del mascheramento: se ascolto musica a tutto volume per coprire i rumori del traffico, i rischi sono più alti e non c’è dispositivo che tenga ». Per non parlare poi dei danni che possono provocare all’udito: secondo gli esperti la soglia massima sopportabile va dagli 85 ai 110 decibel, mentre con gli auricolari si arriva ai 140.
Sempre più spesso, nel mondo, le vittime della distrazione sono anche vittime della propria scelta di isolarsi acusticamente.
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Tanto che negli Usa (in particolare a New York) e in Australia, si è discusso della possibilità di limitare l’uso delle cuffie per i pedoni. «I dati ci dicono che nel 2015 su 100 persone morte per incidenti ferroviari in Italia 57 sono dovute a comportamenti poco attenti — dice il viceministro ai trasporti Riccardo Nencini — per questo stiamo introducendo sistemi automatici di rilevazione delle presenze vicino ai passaggi a livello: quando ci sono persone, il treno si ferma».
Da noi l’introduzione di divieti, oltre a quelli già in vigore per ciclisti e automobilisti, non è all’ordine del giorno. «Come si fa a impedire a un ragazzo di mettersi le cuffie mentre passeggia? — aggiunge Nencini — Mi sembra eccessivo. Serve però maggiore consapevolezza da parte di tutti. E buon senso».
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Da Milano a Rimini, passando per Bologna, Roma, Como, Bari e Piacenza sono però ormai decine in Italia i casi in cui il gesto avventato di attraversare un passaggio a livello chiuso o di camminare lungo le rotaie, unito agli auricolari nelle orecchie, ha portato a grevi ferimenti o addirittura alla morte, come accaduto a Lisa.
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Davide Canella aveva appena 17 anni, quando in una fredda mattina del dicembre 2013, per non perdere l’autobus che doveva portarlo a scuola, è uscito di casa correndo, musica nelle orecchie. E ha oltrepassato le sbarre abbassate di via Ferro, a Crespellano, in provincia di Bologna. Un’imprudenza, certo, ma forse non avere le cuffie avrebbe potuto salvargli la vita.
A volte, ascoltare le canzoni del cantante preferito, isolandosi dal mondo, è l’unico modo per cacciare via brutti pensieri o per risollevarsi da una giornata no. Qualcosa di simile deve aver pensato anche Benjamin Njoki, 23 anni, di Bellaria Igea Marina in provincia di Rimini, («Un ragazzo che nella vita ne ha passate tante» dirà il sindaco), quando nella sera del primo agosto 2014 ha deciso di incamminarsi lungo i binari con le cuffie in testa. A nulla è servito il fischio del Freccia Argento diretto a Ravenna che gli stava arrivando alle spalle.
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Luis Alberto, di 15 anni, invece stava parlando con la fidanzata al telefono mentre con un amico camminavano sui binari di Garbagnate Milanese. L’amico, che si è salvato gettandosi di lato, ha raccontato il giorno dopo ai cronisti del Giorno: «Ho provato a chiamarlo ma lui non mi sentiva, aveva la testa china e parlava con un’amica al cellulare mentre percorrevamo i binari a piedi. Io ho visto il treno arrivare, ho provato a urlare con tutto il fiato che avevo nei polmoni. È stato un attimo». Accanto al corpo senza vita i carabinieri hanno trovato un cellulare e le cuffiette.
2- E ANCHE GLI USA ORA INVOCANO: GIÙ IL VOLUME
Arturo Zampaglione per “la Repubblica”
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Investiti dalle auto, caduti nei tombini, finiti sotto i vagoni, persino uccisi dalla polizia per non aver sentito l’ordine di alzare le mani: il 2015, per i pedoni americani distratti dalle cuffiette, è stato un anno terribile. Secondo uno studio della Governors highway safety association, 2368 pedoni sono morti lungo le strade degli Stati Uniti nei primi sei mesi dell’anno, con un aumento del 10 rispetto all’anno precedente.
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Ormai i pedoni rappresentano il 15 per cento delle vittime dell’asfalto. E dietro a questa impennata, dicono gli esperti, c’è soprattutto il cosiddetto “killer- phone”: cioè lo smartphone che si trasforma in un pericolo di morte per milioni di persone, soprattutto giovani Millennials, che non rinunciano mai alle cuffiette.
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Le quali sono onnipresenti (se ne vendono più di 300 milioni all’anno), sempre più care e sofisticate (ad esempio con il bluetooth), ma non per questo meno rischiose. Come arginare il fenomeno? In alcune città americane sono comparsi cartelloni per avvertire i pedoni distratti.
Un deputato del New Jersey ha proposto 50 dollari di multa per chi manda un sms mentre cammina. Altri politici ipotizzano una misura drastica, quanto impraticabile: vietare l’uso delle cuffiette per strada. E alcuni smartphone hanno un meccanismo automatico per ridurre il volume. Ma mentre i morti continuano ad aumentare, non si intravede ancora una vera soluzione.
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