Davide Frattini per il Corriere della Sera
israele iran siria
«Se da noi cade la pioggia, su di loro deve rovesciarsi l' alluvione», proclama Avigdor Liberman, il ministro della Difesa israeliano, commentando l' acquazzone di bombe che l' altra notte ha lavato via ogni copertura alla guerra ombra condotta da mesi con gli iraniani.
L' aviazione ha colpito quelle che l' intelligence identifica come basi dei Pasdaran in Siria con una potenza esplosiva (70 missili) e una frequenza di raid (28 jet coinvolti) che non venivano dispiegate da 45 anni, dai tempi del conflitto di Yom Kippur.
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Lo Stato Maggiore ha dato così l' ordine di rispondere ai 20 missili che poco prima erano stati sparati contro postazioni militari sul Golan, le alture catturate nel 1967 al regime di Damasco: «Quattro sono stati intercettati dal sistema Iron Dome e gli altri sono caduti in territorio siriano», spiega il colonnello Jonathan Conricus. Aggiunge: «L' attacco è stato deciso e guidato da Qassem Soleimani, il comandante della Forza Quds, e non ha raggiunto il suo scopo».
Che è e resta vendicarsi per il bombardamento del 9 aprile, quando era stata centrata una caserma tra Homs e Palmira da dove gli iraniani avrebbero telepilotato un drone armato infiltratosi nel Nord d' Israele.
benjamin netanyahu
L' intelligence di Tsahal è convinta che Soleimani continuerà a preparare e tentare la rappresaglia.
Da Teheran negano qualunque coinvolgimento, in pubblico è più importante adesso discutere con le potenze internazionali di come gestire l' accordo sul nucleare dopo l' annullamento dell' intesa per gli americani deciso dal presidente Donald Trump. Da Damasco il governo accusa gli israeliani «di aver iniziato una nuova fase di aggressione», si attribuisce la responsabilità per il lancio di missili e minimizza le perdite: sarebbero stati uccisi tre soldati, mentre secondo l' Osservatorio siriano per i diritti umani - che monitora i caduti della guerra civile nel Paese - i morti sarebbero 23.
Rouani
Benjamin Netanyahu ha convocato al tramonto il consiglio di sicurezza e aggiornato i ministri anche sui colloqui con Vladimir Putin a Mosca da dove è appena rientrato. Commenta: «Gli ayatollah hanno oltrepassato una linea rossa e la nostra reazione è stata una conseguenza. Abbiamo compiuto un raid su larga scala».
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Operazione che Liberman quantifica nell' aver bersagliato «quasi tutte le infrastrutture iraniane in Siria».
Il quotidiano Jerusalem Post considera Putin l' unico leader in grado di limitare la presenza dell' Iran - di cui è alleato nel garantire la sopravvivenza del dittatore siriano Bashar Assad - senza arrivare a un conflitto allargato. Il premier israeliano avrebbe discusso con lo Zar anche dei raid, giudicati da Mosca «una escalation pericolosa». Americani ed europei sono uniti nel condannare l' attacco iraniano e per la prima volta un Paese arabo, il Bahrain, riconosce a Israele «il diritto di difendersi contro un' aggressione».
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