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    “I COMBATTIMENTI A GAZA CONTINUERANNO PER ALMENO ALTRI SETTE MESI” – IL CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE DI ISRAELE, TZACHI HANEGBI, FA CAPIRE A BIDEN CHE LO STATO EBRAICO NON HA INTENZIONE DI FARGLI UN REGALO PER LE ELEZIONI DI NOVEMBRE – L’ULTERIORE SGARBO ALLO ZIO SAM: PER COLPIRE RAFAH SONO STATE USATE MUNIZIONI “MADE IN USA” – SI ACCENDE ANCHE IL FRONTE NORD, DOVE HEZBOLLAH, DAL LIBANO, CONTINUA A LANCIARE RAZZI…


     
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    MO: ISRAELE, 'ALTRI 7 MESI DI COMBATTIMENTI A GAZA'

    TZACHI HANEGBI TZACHI HANEGBI

    (Adnkronos) - "I combattimenti a Gaza continueranno per almeno altri sette mesi". Si è espresso così il consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, Tzachi Hanegbi, in un'intervista a Kan rilanciata dal Jerusalem Post.

     

    Le operazioni militari israeliane nella Striscia, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, sono iniziate dopo l'attacco del 7 ottobre dello scorso anno in Israele.

     

    Attualmente, secondo Hanegbi, le forze israeliane (Idf) controllano il 75% del cosiddetto 'corridoio di Filadelfia', striscia di terra tra Gaza ed Egitto.

     

    MO: MEDIA, SU RAFAH GLI ISRAELIANI HANNO USATO BOMBE GUIDATE 'MADE IN USA'

    BENJAMIN NETANYAHU TZACHI HANEGBI BENJAMIN NETANYAHU TZACHI HANEGBI

    (Adnkronos) - Fabbricate negli Usa. Erano state prodotte negli Stati Uniti le munizioni utilizzate nel raid che domenica scorsa ha fatto, secondo le notizie da Gaza, decine di morti tra i palestinesi rifugiati in un campo per sfollati.

     

    E' la conclusione a cui giungono New York Times e Cnn. Frammenti delle munizioni filmati nel luogo dell'attacco il giorno dopo il raid mostrano quel che resta di una bomba guidata Gbu-39, progettata e fabbricata negli Usa, scrive il Nyt.

     

    RAFAH NADAL - MEME BY EMILIANO CARLI RAFAH NADAL - MEME BY EMILIANO CARLI

    Per Trevor Ball, con un passato da esperto nell'esercito Usa che ha individuato l'arma e l'ha scritto chiaramente su X, il dettaglio cruciale nei frammenti sarebbe il sistema di azionamento della 'coda', che controlla la 'guida' della Gbu-39 verso un obiettivo.

     

    Secondo Ball, c'erano dettagli chiaramente visibili fra i frammenti. E quei pezzi, filmati dal giornalista palestinese Alam Sadeq, erano anche contrassegnati da una serie di numeri, che inizia con '81873'. Si tratta, scrive sempre il giornale, del codice identificativo unico assegnato dal governo Usa alla Woodward, con sede in Colorado, fornitore di componenti per l'industria aerospaziale, anche per la Gbu-39.

     

    "La parte della testata" della munizione "è distinta e la sezione di guida e ala è davvero unica rispetto ad altre", ha concluso Ball con la Cnn, dicendo di aver "visto la sezione di azionamento della coda" e aver "capito subito che si trattava di una delle varianti Sdb/Gbu-39".

     

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    La rete americana ha ottenuto immagini che mostrano vaste aree del campo di Rafah in fiamme, con decine di persone, anche donne e bambini, che cercano un riparo. Corpi bruciati, anche di bimbi, sono stati estratti dalle macerie. La Cnn ha geolocalizzato video con tende in fiamme dopo il raid contro il campo per sfollati noto come 'Kuwait Peace Camp 1' e spiega di aver geolocalizzato filmati condivisi sui social media in cui - confermano anche altri tre esperti di armi che hanno esaminato le immagini per la rete - è visibile appunto la parte posteriore di una bomba Gbu-39 Sdb (Small Diameter Bomb).

     

    Una munizione descritta dall'esperto Chris Cobb-Smith come ad alta precisione, concepita per provocare un numero ridotto di danni collaterali. Ma, ha aggiunto, "l'uso di qualsiasi munizione, anche di queste dimensioni, comporta sempre dei rischi in un'area densamente popolata".

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    Altri due esperti, Richard Weir di Human Rights Watch e Chris Lincoln-Jones, ex ufficiale delle forze britanniche, hanno identificato il frammento nel video analizzato dalla Cnn come parte di una Gbu-39 di fabbricazione Usa.

     

    Il Nyt scrive che per mesi funzionari statunitensi hanno esortato i militari israeliani ad aumentare l'uso delle Gbu-39 a Gaza perché a livello generale sono più 'precise' e più consone a contesti urbani rispetto a munizioni più grandi, comprese quelle da 2.000 libbre, prodotte sempre negli Usa e utilizzate da Israele.

     

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    Dopo il raid di domenica a Rafah, ieri i militari israeliani hanno fatto sapere di aver utilizzato "le munizioni più piccole utilizzabili per i nostri jet" nell'operazione contro due comandanti di Hamas, bombe con 17 chili di materiale esplosivo. Ma gli stessi militari israeliani non hanno voluto precisare al Nyt quali bombe siano state utilizzate. E il giornale e la rete sottolineano come le Gbu-39 abbiano circa 17 chili di esplosivo.

     

    Secondo il portavoce dei militari israeliani, Daniel Hagari, "le nostre munizioni da sole non avrebbero potuto innescare un incendio delle dimensioni" di quello di domenica che ipotizzano possa essere stato provocato da un'esplosione 'secondaria' per la possibile presenza nell'area di armi o materiali combustibili. Da Gaza denunciano la morte di 45 persone. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di "tragico indicente".

     

    unita speciali radwan di hezbollah unita speciali radwan di hezbollah

    "Come risultato del raid a Rafah non ho cambiamenti di politica da annunciare - ha detto ieri il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby - Gli israeliani stanno indagando, osserveremo con grande interesse quello che scopriranno". E ieri sono arrivate notizie di tank israeliani nel centro di Rafah, per la prima volta da quando il 7 ottobre dello scorso anno Israele ha avviato le operazioni militari contro Hamas nella Striscia di Gaza, dove - dicono dall'enclave palestinese - si contano più di 36.000 morti. Operazioni scattate in risposta al terribile attacco di quel giorno in Israele.

     

    discorso di hassan nasrallah 5 discorso di hassan nasrallah 5

    ISRAELE, SIRENE DI ALLARME AL NORD AL CONFINE CON IL LIBANO

    (ANSA) - Le sirene di allarme anti razzi stanno risuonando al nord di Israele, al confine con il Libano. Lo ha fatto sapere il portavoce militare.

     

     

    NEL NORD DI ISRAELE AVANZA IL VUOTO. HEZBOLLAH NE APPROFITTA

    Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”

     

    GERUSALEMME - PROTESTE DEGLI SFOLLATI DEL NORD DI ISRAELE - FOTO DI MICOL FLAMMINI GERUSALEMME - PROTESTE DEGLI SFOLLATI DEL NORD DI ISRAELE - FOTO DI MICOL FLAMMINI

    Il futuro del nord si risolve con i numeri. Con una formula matematica che Israele però non può risolvere da solo.Gli abitanti della Galilea, evacuati a Gerusalemme da quando a ottobre Hezbollah ha deciso di unirsi alla guerra di Hamas, lo riassumono così: 1701 o 07.10.

     

    Ripetono i numeri come per scacciare il pensiero, li scrivono sulle magliette, poi li mostrano e li sventolano verso l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, lungo via Kaplan che collega i posti del potere e delle decisioni. 1701 è il numero della risoluzione dell’onu del 2006 che oltre a sancire il cessate il fuoco tra Israele e Libano, stabilisce che sotto al fiume Leonte, a trenta chilometri dal confine con Israele, nel territorio libanese non debbano esserci milizie irregolari: il gruppo sciita Hezbollah è, senza dubbio, una milizia irregolare.

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    L’equazione […] è semplice, infantile, serve a evitare un trauma: o viene rispettata la 1701 oppure il prossimo 7 ottobre sarà a nord, lungo il confine rumoroso tra Israele e Libano, rimasto spopolato, deserto, a favore dei colpi di mortaio degli uomini di Hezbollah.

     

    I cittadini del nord guardano il sud, quello colpito e martoriato dai terroristi di Hamas, e ci vedono una premonizione, ma hanno la soluzione per scacciarla. Ogni tanto si accampano tra la Knesset e i ministeri e contano il tempo che è passato tra le promesse e i missili.

     

    […] Il primo ad arrivare è Moshe Kinley Tur-paz, al bavero della giacca ha il fiocco giallo a lutto che quasi ogni israeliano porta con sé, è uno dei simboli degli ostaggi, il ricordo quotidiano della loro sofferenza. “Noi un piano ce lo abbiamo”, dice Tur-paz al Foglio. “Il governo deve fissare una linea rossa, o si fa un accordo vero che consenta ai cittadini di tornare a casa, o si combatte. Hezbollah deve avere chiaro in mente che il rischio esiste, deve vederla la linea rossa, deve essere chiara”.

     

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    […] Attorno alla mappa riprendono i canti, si alza un cartello con la scritta: “Tony ligdol beshket”, lasciateci tornare in pace. Ma a nord non si può tornare, se fino a qualche settimana fa Hezbollah lanciava una quindicina di attacchi a settimana, adesso arrivano fino a novanta. E’ un continuo, è già guerra, ma se i cittadini sono stati allontanati è perché più che dei missili, Israele ha paura delle infiltrazioni. Hezbollah ha una forza addestrata per fare pressione lungo il confine e irrompere nel territorio israeliano.

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    Sarit Zehavi dell’alma Center, che monitora le attività a nord, è esausta. Non tanto per gli attacchi, ma perché in quasi otto mesi tutto è fermo, immobile, Hezbollah si fa sempre più minaccioso, Israele risponde. “La guerra totale può arrivare in qualsiasi momento, le capacità di Hezbollah sono aumentate, le loro forze Radwan sono addestrate per infiltrarsi. Eppure ci sono cose che possiamo fare. Almeno tre”. Elenca i punti: “Azioni difensive. A nord abbiamo bisogno di rifugi, come ce ne sono nel sud, se la gente non ha neppure dove ripararsi durante gli attacchi come può tornare?

     

    Il governo deve investire in forze di difesa in grado di intervenire rapidamente in caso di infiltrazioni, a sud non c’erano e abbiamo visto cosa è accaduto con Hamas. Poi ci sono azioni offensive: l’esercito deve aumentare gli attacchi contro le infrastrutture di Hezbollah, tra il rispondere ai loro lanci e la guerra totale ci sono molti gradi di separazione”.

     

    unita speciali radwan di hezbollah unita speciali radwan di hezbollah

    Poi c’è il terzo punto: “Dobbiamo collaborare con la comunità internazionale, Hezbollah è una minaccia internazionale, finché sarà lì, finché sarà lasciato in grado di agire, il nord non sarà più un posto in cui vivere”.

     

    Sono tre punti, tre soluzioni, tre dubbi, intanto c’è una parte di Israele rimasta vuota, risuona dell’attacco dei missili. E il vuoto fa paura, Hezbollah lo guarda e lo sente suo: è questo il non detto in questa manifestazione con canti, ragazzi e voglia di casa.

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    Il vuoto è un invito, nessuno lo guarda.

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