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LAPID, 'MI ASPETTO CHE GANTZ LASCI IL GOVERNO DI NETANYAHU'
(ANSA) - "Ci aspettiamo che Benny Gantz si dimetta dal governo e si unisca a noi". La ha detto il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid che oggi - come previsto - ha incontrato Avigdor Lieberman, segretario di 'Israel Beitenu', e Gideon Saar del 'Partito udi unità nazionale' per formare un governo "alternativo" a quello del premier Benyamin Netanyahu. I tre hanno anche concordato su un piano di azione "per rimpiazzare l'attuale esecutivo per il bene del futuro di Israele".
LOTTARE AL FIANCO DI BIBI O STACCARE LA SPINA? IL DILEMMA DI GANTZ
Estratto dell’articolo di Raffaele Genah per “il Messaggero”
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In un Paese come Israele, che ha conosciuto il rimbombo della guerra fin dal primo giorno della sua nascita, i militari sono sempre stati considerati una classe di eccellenza al di fuori dall'agone politico da cui però la politica ha sempre attinto le leve migliori, e a volte anche quelle controverse. Così è stato per Moshe Dayan, per Ytzhak Rabin, per Ariel Sharon, per Ehud Barak.
[…] E adesso il popolo israeliano […] guarda verso Binyamin Gantz, l'ex capo di Stato maggiore che nel momento più buio del Paese ha messo da parte antichi rancori con Netanyahu per «arruolarsi» […]nel gabinetto di guerra del governo di cui era con il suo partito di Unità Nazionale uno dei maggiori oppositori […].
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[…] La sua prima vita, quella in uniforme, comincia nel 1977 e poi cinque anni dopo, nel 1982, lo ritroviamo impegnato nella guerra del Libano, un conflitto che si trascina per quasi tre anni. Siamo nel 1991 quando partecipa alla rocambolesca operazione Salomon, organizzata dall'esercito e dal Mossad per "esfiltrare" in meno di trentasei ore 14. 500 ebrei etiopi salvandoli dal regime sanguinario del dittatore Menghistu. E poi al tempo della seconda Intifada, guida la divisione "Giudea e Samaria" e nel 2008 Gaza entra per la prima volta nella vita di Gantz che partecipa all'operazione "piombo fuso".
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Tra la prima e la seconda vita, quella politica, c'è anche l'incarico di attaché militare negli Stati Uniti. Una carriera tutta in ascesa che si conclude con la nomina a Capo di Stato Maggiore dell'esercito. Nel 2018 decide di entrare in politica e insieme all'altro esponente dell'opposizione, Yair Lapid (alla guida della sinistra moderata) dà vita a una coalizione che viene chiamata "Blu e Bianco", come i colori della bandiera israeliana.
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Ma l'accoglienza positiva dell'elettorato lo porta a duellare all'ultimo voto ma non a vincere contro Natanyahu il quale formerà maggioranze traballanti che portano il paese ripetutamente alle elezioni. E qui Gantz mostra la sua inesperienza politica quando accetta di far parte di uno di questi governi guidati da Netanyahu per evitare al paese […] il trauma di nuove elezioni. Si rompe in questo modo il fronte con Lapid che rimane molto deluso […]. L'accordo con il leader del Likud prevede l'alternanza dei due premier dopo 18 mesi ma quando tocca a Gantz, Netanyahu impugna l'accordo e riporta il paese alle elezioni.
Da questo momento l'ex Capo di stato maggiore ritorna nelle retrovie della politica e dell'opposizione, fino ai massacri del 7 ottobre, quando da buon militare si offre di entrare nel governo di emergenza.
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Una scelta che immediatamente rende il governo più ampio, autorevole e professionale e incontra subito il favore internazionale e quello interno […].
Ma il protrarsi del conflitto logora i rapporti […] tra i due principali attori del gabinetto di guerra: un malcontento non manifestato pubblicamente ma sempre crescente anche se poi, in definitiva, le decisioni sono state tutte assunte, almeno formalmente, dall'intero esecutivo di emergenza.
E lo stesso Gantz parlando pubblicamente si era espresso in favore della continuazione della guerra: «È come se i pompieri spegnessero l'80 per cento di un incendio e decidessero di andarsene di punto in bianco lasciando ancora il rogo ardere».
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Nel frattempo l'ex Capo di stato maggiore continuava a tessere la sua tela politica incontrando lo scorso 5 marzo il presidente Biden e altri esponenti dell'amministrazione americana che vedono in lui il possibile futuro premier di Israele. I sondaggi adesso lo continuano a dare parecchio avanti a Netanyahu. […] Ma la misura è ormai colma e una decina di giorni fa Gantz ha lanciato un ultimatum al suo avversario/compagno di governo.
Se entro l'8 giugno non sarà messo a punto un piano strategico globale per la guerra ad Hamas e per la "governance" sulla Striscia dopo il conflitto, lui lascerà il governo. Poi ha chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta per accertare le responsabilità del mancato allarme e dell'impreparazione all'attacco avvenuto lo scorso 7 ottobre che ha causato oltre 1200 morti e centinaia di ostaggi.
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E senza mai abbandonare le metafore militari che spesso condiscono i suoi discorsi ha spiegato: «Ultimamente qualcosa è andato storto, non sono state prese decisioni essenziali. Una piccola minoranza ha preso la guida del ponte di comando della nave israeliana e si sta dirigendo sugli scogli». Per poi concludere: «Ci rivolgeremo al popolo e costruiremo un governo che guadagnerà la fiducia della gente». Un vero manifesto elettorale.
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