Da gazzetta.it
serbia italia nico mannion
Nico Mannion aveva tre anni e mezzo quando sul podio di Atene veniva messa al collo degli azzurri la medaglia d’argento a cinque cerchi. Lo si può perdonare se non ricorda l’impresa di quel fantastico gruppo (Pozzecco, Galanda, Chiagic, Basile, Marconato, Bulleri, Righetti, Soragna, Radulovic, Garri, Rombaldoni, Mian) guidato da Carlo Recalcati, piegato solo in finale dall’Argentina di Ginobili, Delfino, Sconochini, Nocioni e Scola. Era il 2004.
Da allora solo delusioni, le Olimpiadi viste solamente in tv. Col punto più basso toccato nella finale casalinga di Torino al Preolimpico 2016, quando la tavola pareva apparecchiata per l’approdo a Rio, salvo veder la Croazia far saltare il banchetto. Stavolta no. Stavolta siamo stati noi a rovinare il party serbo. Attoniti gli spettatori della vecchia Pionir, tra i quali Zelimir Obradovic, il tecnico più vincente di sempre in Europa. Non sono abituati a perdere partite così.
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LACRIME— “Non riesco a smettere di piangere - ha detto Mannion a fine gara a Sky Sport - E’ un’emozione straordinaria che non riesco a spiegare. A vent’anni, avere un’opportunità così, con questo gruppo e con questo grande staff… Ci siamo aiutati l’uno con l’altro, abbiamo lavorato duro tutti insieme e in campo abbiamo raccolto i frutti. Avevamo l’opportunità di fare qualcosa di grande, di rappresentare al meglio il nostro Paese.
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Come festeggerò? A casa a mangiare, magari con i miei genitori che sono venuti qui a tifare per me. Siamo qui di passaggio, la nostra destinazione ora è Tokyo!”. Nel frattempo anche oltreoceano arrivano le congratulazioni. I Golden State Warriors, squadra Nba dove gioca Nico, con un tweet gli rendono onore, scrivendo come abbia “guidato da leader l’Italbasket con i suoi 24 punti”. Nico aveva debuttato in azzurro 3 anni fa, nella sconfitta dell’Italia a Groningen con l’Olanda in una gara ininfluente delle qualificazioni mondiali. E già allora aveva impressionato. Solo una piccola anteprima di quello che avrebbe poi fatto vedere.
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MELLI— Nic Melli, il capitano, si rende conto dell’impresa compiuta da questo gruppo: “Gioia incredibile, troppo grossa. Ho detto a Nico che non sa quello che abbiamo fatto. Andare all’Olimpiade non succede sempre. Ce lo siamo detti prima della partita, la nostra carriera poteva cambiare con questa partita, ed è cambiata. Perché andare ai Giochi è qualcosa di unico. Ora ce la godiamo, è troppo bello. Sono contento per i miei compagni, tutti sono stati bravissimi a dare il loro mattoncino.” I
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l c.t. Meo Sacchetti ha conquistato la sua terza Olimpiade dopo le due partecipazioni da giocatore nelle edizioni di Mosca 1980 (argento) e Los Angeles 1984 (5° posto): “Ragazzi fantastici, buoni giocatori e ottimi giocatori. Con una squadra così l’allenatore diventa più bravo” ha detto dopo il successo sulla Serbia. Ora arriva il bello. Esserci è già un trionfo. Tutto quello che arriverà sarà un di più. Senza però porsi limiti, perché Belgrado ha dimostrato che tutto è possibile.