1 – RECOVERY PLAN IN SPAGNA, ECCO COME BRUXELLES SPINGE PER RIFORMARE LE PENSIONI
Michelangelo Colombo per www.startmag.it
PEDRO SANCHEZ GIUSEPPE CONTE
Bruxelles in occasione del via libera al Recovery Plan della Spagna sta spingendo per una riforma restrittiva delle pensioni? È quanto si evince dal dibattito politico e sindacale spagnolo. Ecco tutti i dettagli.
CHE COSA DICONO I SINDACATI SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI IN SPAGNA
I sindacati spagnoli sono entrati in una “nuova fase” e chiedono al governo l’aumento del salario minimo, l’abrogazione della riforma del lavoro e un accordo sulle pensioni. Lo ha affermato ieri nel corso di una conferenza stampa il segretario dell’Unione generale dei lavoratori (Ugt), Pepe Alvarez, aggiungendo che ora “inizia a vedersi la luce” grazie all’avvio della campagna di vaccinazione, secondo un lancio dell’Agenzia Nova: “Alvarez ha sottolineato la necessità di riattivare il tavolo di contrattazione per abrogare la riforma del lavoro considera un peso in quanto impedisce all’economia di adattarsi ai tempi. A tal proposito il segretario ha ricordato che questa riforma è uno dei punti principali del governo di coalizione”.
pedro sanchez 2
IL PUNTO DEL QUOTIDIANO SPAGNOLO EL PAIS SU PENSIONI, RECOVERY PLAN E COMMISSIONE UE
Ma che cosa sta succedendo a Madrid? Bruxelles sta guardando molto da vicino la Spagna, dove ha stimato che l’economia si sia contratta del 12,4% nel 2020, ha scritto il quotidiano spagnolo El Pais: “Gentiloni ha affermato che, proprio come altri paesi, alla Spagna viene chiesto 'un forte impegno' per le riforme attraverso obiettivi specifici che richiedono rapporti regolari sullo stato di avanzamento. Ci sono tre aree di riforma che sono di particolare interesse per Bruxelles: il mercato del lavoro, le pensioni e l’unità del mercato”.
EMMANUEL MACRON PEDRO SANCHEZ DONALD TUSK ANGELA MERKEL
CHE COSA DICE BRUXELLES SUL RECOVERY PLAN SPAGNOLO
La Commissione Ue è molto interessata al sistema pensionistico spagnolo, ma raggiungere un accordo interno su questo argomento sarà più difficile, rimarca El Pais: “C’è una battaglia per l’impegno del partner socialista nel governo spagnolo di aumentare il numero di anni di contributi previdenziali (da 25 a 35 anni) per calcolare le pensioni. I sindacati stanno minacciando azioni contro la mossa e il governo ha convocato i leader sindacali a una riunione martedì per spiegare i suoi piani prima della consegna a Bruxelles”.
PEDRO SANCHEZ PUGNO CHIUSO
IL DIBATTITO POLITICO IN SPAGNA
In sostanza in Spagna è esploso uno scontro politico al calor bianco all’interno della maggioranza guidata da Pedro Sanchez. Il ministro del Welfare Jose Luis Escrivà afferma che estendere il periodo di calcolo della pensione a 35 anni – con ciò determinando un’automatica diminuzione dell’assegno – è una misura chiesta dalla Commissione per ottenere i fondi del Next Generation EU (NgEU) ma che si tratta di misure in ogni caso necessarie, ha ricostruito il quotidiano La Verità.
IL COMMENTO DELL’ANALISTA LITURRI
pedro sanchez pablo iglesias
Ha commentato l’analista Giuseppe Liturri sul quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro: “Podemos, partner della coalizione di governo, ha già dichiarato che quelle norme non passeranno, non rientrando nell’accordo di governo che regge la coalizione. Questo accade alla Spagna, il cui piano è stato presentato lunedì all’Eurogruppo come esempio da imitare e che prevede esplicitamente un “allargamento del periodo di calcolo delle pensioni”, nonostante l’arrampicarsi sugli specchi del ministro Escrivà”.
2 – L'EUROPA BATTE CASSA CON LA SPAGNA «SE VOLETE IL RECOVERY TAGLIATE LE PENSIONI»
Giuseppe Liturri per “La Verità”
podemos
Sarà una ben magra consolazione aver previsto lo scontro fatale tra nodi e pettine per quanto riguarda la mitologica «pioggia di miliardi» del Recovery fund. L'eco delle notizie in arrivo dalla Spagna non lascia presagire nulla di buono per il nostro Paese. Infatti, come riportato dai principali quotidiani iberici (El Pais e La Razon) e poi ripreso dal Financial Times, là è già esploso uno scontro politico al calor bianco all'interno della maggioranza guidata da Pedro Sanchez.
Il ministro del welfare Jose Luis Escrivà afferma che estendere il periodo di calcolo della pensione a 35 anni - con ciò determinando un'automatica diminuzione dell'assegno - è una misura chiesta dalla Commissione per ottenere i fondi del Next generation Eu (Ngeu) ma che si tratta di misure in ogni caso necessarie.
roberto gualtieri valdis dombrovskis
Una tempesta in un bicchier d'acqua, secondo lui. Ma Podemos, partner della coalizione di governo, ha già dichiarato che quelle norme non passeranno, non rientrando nell'accordo di governo che regge la coalizione.
Questo accade alla Spagna, il cui piano è stato presentato lunedì all'Eurogruppo come esempio da imitare e che prevede esplicitamente un «allargamento del periodo di calcolo delle pensioni», nonostante l'arrampicarsi sugli specchi del ministro Escrivà.
Ci scuseranno i lettori se ci ripetiamo ormai da mesi, ma gli scricchiolii in arrivo dalla Spagna - principale beneficiaria con l'Italia dei sussidi del Ngeu - sono solo schiuma sulla battigia rispetto allo tsunami che sta per arrivare nei confronti dell'Italia. Che tarda a manifestarsi per un solo motivo: il livello di genericità del nostro piano. E, non a caso, negli ultimi due giorni i Commissari Ue Paolo Gentiloni e Valdis Dombrovskis stanno facendo salire il livello della pressione.
PAOLO GENTILONI VALDIS DOMBROVSKIS
Nonostante il regolamento sul Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf, il fulcro delle norme che disciplinano tutto il complesso meccanismo di questi fondi) debba essere ancora formalmente approvato da Europarlamento e adottato dal Consiglio, tutti i Paesi si stanno muovendo per tempo, interloquendo a livello informale con la Commissione.
A tale proposito Gentiloni ha dichiarato alla Reuters che «in queste settimane stiamo discutendo con i 17 Stati membri che hanno già presentato le loro bozze, non solo con l'Italia, ma anche con gli altri 15 Stati che hanno già presentato le bozze di proposta».
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
Il Commissario ha poi aggiunto che «l'Italia sa che deve rafforzare bozza del piano» e che «sono impensabili piani non in linea con obiettivi Ue». Dobbiamo dedurre che, come osservato per tempo su queste colonne, il piano dell'Italia fa acqua da tutte le parti. Delle due, l'una: o lo boccia la Commissione o lo boccia la maggioranza politica (almeno una parte) che sostiene questo governo, quando avrà finalmente preso visione di cosa significhi rispettare le raccomandazioni Paese e sottostare alla procedura per gli squilibri macroeconomici.
Con un debito/Pil al 158%, mai il nostro Paese avrebbe dovuto accettare che il rispetto di norme pensate in un'altra era geologica (nel 1997 il patto di stabilità e nel 2011/2012 tutto la restante strumentazione) fosse una condizione per gli «aiuti».
DAVID SASSOLI
Quando il presidente dell'Europarlamento David Sassoli dichiara trionfante che sono «saltati i modelli del passato, c'è tanta solidarietà», dobbiamo temere che non abbia letto numerosi articoli del Rrf. A fargli da contraltare c'è sempre Gentiloni il quale sottolinea che «non sta alla Commissione europea decidere come l'Italia gestirà il piano nazionale di ripresa e di resilienza», ma serve «chiarezza sulle tempistiche e sugli obiettivi che si intende raggiungere. Deve essere chiaro che questa è una forma peculiare di finanziamento europeo. Dopo il primo prefinanziamento, arriveranno probabilmente due esborsi l'anno, condizionati al raggiungimento di obiettivi in determinati tempi». Se gli obiettivi non vengono raggiunti in tempo, «il rischio è che gli esborsi non avvengano», ammonisce infine Gentiloni.
SANCHEZ CONTE RUTTE ALLA DISCUSSIONE SUL RECOVERY FUND
La inusitata chiarezza con cui oggi emergono certe banali verità, evidenti «per tabulas» ormai da mesi ma accuratamente trascurate dai grandi media, tutti acclamanti la (inesistente) solidarietà europea, è spiegabile in un solo modo: c'è qualche discolo che non ha capito quali sono i «compiti a casa» e come farli. In particolare due: Italia e Spagna, contemporaneamente tra i Paesi maggiormente colpiti sia dal punto di vista economico che sanitario. Ed allora i toni degli «avvertimenti» da Bruxelles, cominciano a farsi minacciosi.
Ma sia Italia che Spagna, in teoria, non avrebbero bisogno dei «rimborsi» del Recovery fund. La nostra legge di bilancio (commi 1037-1050) infatti stanzia ben 118 miliardi in 3 anni (33 nel 2021, 40 nel 2022 e 45 nel 2023) istituendo un fondo di rotazione per l'attuazione del Ngeu.
Tali somme sono stanziate a titolo di «anticipazione rispetto ai contributi provenienti dall'Unione europea» e sono incluse nel saldo netto da finanziare. Volendo, il ministro Roberto Gualtieri è già autorizzato ad emettere titoli di Stato. Perché attendere un tortuoso meccanismo di indebitamento a livello unionale, quando una legge ci rende già autonomi?